domenica 14 ottobre 2007

l'uomo dell'angolo occasioni

io ti conosco, sai.
conosco tanta gente.
è bella la gente. le persone, gli altri. mi piacciono.
anche tu mi piaci. io ti guardo, ti osservo, anche se non sembra.
chissà cosa pensi di me. forse pensi che sono un po' strano, un po' stupido forse.
che buffo. può essere, non lo so.

sono quello che lavora all'angolo occasioni.
sì, nel famoso capannone, quello dei mobili.
quando sono arrivato, poco più che ragazzino, mi hanno messo all'angolo occasioni. io lo sapevo che non era un posto di grande responsabilità, ma ero contento lo stesso. e poi ero appena arrivato, mica potevo pretendere gran che. i capi l'avevano capito subito, che ero un buono. gli altri avrebbero storto il naso, avrebbero cominciato a lamentarsi. mettiamoci quello, all'angolo occasioni, si erano detti. e io ci sono andato volentieri.

l'angolo occasioni è in posto dove passano tutti. quindi posso vedere un sacco di gente. quelli che conosco già e tutti quelli che devo ancora conoscere. è un posto bellissimo.

sono passati tanti anni. e sono ancora qui.
li ho visti tutti. i miei amici, i miei compagni di classe, quelli che venivano alla mia stessa scuola, quelli del mio palazzo, del mio quartiere. e poi li ho visti crescere. ho visto i loro figli, le loro famiglie, proprio come ho visto la tua.
e poi ho visto i figli dei tuoi figli. e i loro figli.
ho visto tanta gente. me li ricordo tutti.
non è faticoso per me il ricordo, è piacevole. e mi viene facile. ogni tanto mi diverto a ricordare a qualcuno una sua frase, qualcosa di cui si era scordato, e vedere il suo stupore.

anche io però ho avuto il mio oblio. di quei giorni là non mi ricordo molto.
non mi ricordo, come invece possono altri fortunati, la luce, la mano calda, la veste bianca, il cuscino soffice, la quiete serena. niente.
quando mi hanno rimandato giù, non mi hanno detto niente. mi hanno sorriso, e basta.

ed eccomi qui. i miei occhi, i tuoi occhi.
un inganno, ma non sempre.

sono vecchio. anche se nessuno sa quanti anni ho (non lo so nemmeno io), sono vecchio.
un domani, credo, anche per me sarà il tempo di tornare. tutto sommato mi sta anche bene.
chissà come sarà, quel giorno. immagino un giorno come tutti gli altri. finisco il turno di lavoro, saluto i colleghi e torno a casa.
ecco, quel giorno sarà triste perché guarderò per l'ultima volta, commosso, i miei dischi, i miei strumenti.

magari te li prendi tu, tu che mi stai leggendo. a me va bene.
adesso te lo posso dire.
tutti mi chiamano con un soprannome, ma mi chiamo francesco, proprio come il santo.
io non sono tanto santo. direi di no.
mi hanno mandato qui non so nemmeno perché.
direi che quasi mi vergogno un po' di quello che sono.
infatti non lo dico a nessuno. vendo i mobili e basta. vendo i mobili e mi ricordo di tutti.
e li porto dentro di me.

dentro di me, per sempre.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

dedicato a balda.

Anonimo ha detto...

Io apprezzerei.

Anonimo ha detto...

non dirmi che ci ha lasciati anche lui.

lobotomica ha detto...

umamma dig! certo che no!