“donne, merda”
così termina “le palme selvagge” di william faulkner.
non è un romanzo. sono due storie parallele, alternate, che non si incrociano mai.
la storia di due amanti e la storia di un galeotto che salva una donna incinta.
milan kundera giudica la scelta come arbitraria e ingiustificabile e tuttavia data da un es muss sein (deve essere - una frase che a lui, par di capire, è sempre piaciuta) che la salva.
l’es muss sein di kundera è un po’ un grimaldello.
io azzardo un’ipotesi diversa.
le due storie sono unite. e sono unite proprio dalla Donna.
le donne sono i veri pilastri delle storie.
la prima è la forza, la volontà, il coraggio.
la seconda è la propulsione inconsapevole, la guida muta, il movente silenzioso.
la prima è la morte, la seconda la vita.
la prima, con il suo carattere fermo, capace di determinarsi a scelte esiziali, capace di lasciare un marito benestante e due figlie per un medico fallito, capace di lasciare la sua arte, capace di darsi un destino e seguirlo fino alla fine, è nel suo grido disperato. è la parola.
la seconda non parla mai, non se ne conosce nemmeno il nome. è simbolica. è madre.
ma è anche corpo, peso, obbligo. è il segno.
entrambe seguono i loro uomini, la prima in giro per l’america, tra miniere in mezzo ai ghiacci, città e ferrovie, la seconda sempre e solo in una barca, un legno mezzo marcio lungo un fiume mostruoso che esonda e travolge campi e paesi.
seguono e guidano. forze antiche, oscure, universali. immote e soverchianti.
martedì 16 ottobre 2007
le palme selvagge
scoreggiato da pim alle ore 17:45
Etichette: letteratura
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2 commenti:
da come ne parli, sembrerebbe che milan kundera non ci abbia capito proprio un granchè.
ma no. è che kundera vede il dover essere più dell'essere.
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