giovedì 29 maggio 2008

la mia campagna

mi capita spesso di dormire in una casa di campagna, al sud, solo, ospite di persone gentili che mi consentono di non pagare miserabili camere d'albergo.

le prime volte ero un po' spaventato, poi mi sono abituato, e ora riesco a camminare da una stanza all'altra nel buio fitto, tra gli scricchiolii

in casa c'è un grande silenzio di uomini, mentre fuori cani, gatti, rumori d'ogni tipo, quasi sempre il vento, che muove rami e fronde e fa sbattere le tapparelle.
in casa ragni e i più vari insetti, fuori animali misteriosi che compiono invisibili manovre tra il fogliame tutto uguale.

d'inverno mi riscaldo un pochino con una stufa a gas, di quelle con la bombola dietro la griglia. l'accendo appena entro in casa, poi mi spoglio, accendo la televisione in bianco e nero, metto sulla raiuno, che si vede abbastanza bene. accendo la candela, spengo la luce. prima di addormentarmi spengo la stufa, poi la tv, poi la candela, che lascia un buon aroma nella stanza. d'inverno è bello perché non ci sono gli insetti, e sotto il piumone alla fine si sta abbastanza bene.

d'estate fa molto caldo. per cercare di dormire a volte metto il materasso fuori dalla porta, per terra. il materasso è vecchio e scoppiato, quindi non credo di fargli un gran torto. il problema d'estate è che ci sono delle specie di zanzare microscopiche e silenziosissime che mi tormentano per tutta la notte. sia d'estate che d'inverno, in ogni caso, il coprimaterasso che mi viene consegnato è inidoneo, nel senso che non resta mai dove lo metto e quindi mi sveglio sempre, tutte le mattine, con il corpo direttamente a contatto col materasso e con la fauna impercettibile e perniciosa che lo abita.

c'è l'aria pulita. e quasi sempre il cielo è sgombro, così prima di dormire riesco a stare qualche minuto sul ballatoio che sta sopra il giardino a guardare le stelle.
mi appoggio alla ringhiera, dico cose a voce alta tanto non mi sente nessuno, ed è bellissima questa certezza, poi riacquisto un po' di pace e sto anche io zitto.
così partecipo alla natura. sto in ascolto e guardo il cielo.
e finalmente, solo, lì, in mezzo alla campagna, sotto le stelle, sotto le stesse stelle che furono di tanti prima di me, finalmente capisco.


giovedì 22 maggio 2008

giù le mani dal valoroso popolo rom

noto con piacere che la moda del momento, sui blog, è la difesa dei rom.

benissimo.

mercoledì 21 maggio 2008

excerpta

tanto per dare un'idea, neh.

1) sulla solitudine dell'uomo moderno

a) lei a lui
Al ragazzo che appena salga sul 12 inzi a guardarmi: poi io guardo te...io mi chiamo Daria.

A te in macchina che mi hai salutato in via Vitruvio mentre guidavo il tram il 15 maggio alle 11 circa: grazie del tuo sorriso, sei molto carino. La tranviera.

Al ragazzo del corriere euroline che mercoledi 7 maggio ha fatto una consegna in via Cenisio: devo aspettare un'altra consegna per rivederti?

Per il ragazzo che vedo la mattina in p.za Napoli: io scendo dal 14 mentre tu sali, sei bellissimo e vorrei tanto conoscerti.

Da biondina a ragazzo con lo skateboard: venerdi 9 intorno alle 13 eri sulla 61, sei sceso in p.za Risorgimento. Spero di rivederti.

Al tipo k lavora alla Treesse d via Torino: sn la tipa k ha preso un cappellino e d cui nn sapevi il prezzo, ma tu nn eri incluso nel prezzo?

Al ragazzo con gli occhi azzurri che è salito a Lambrate alle 8.30: sei davvero interessante! Avevi i mocassini e i bermuda blu, mi sei piaciuto subito.

b) lui a lei
A Nicoletta della Combipel di via Cuneo: quando ti vedo passare il mio cuore batte forte, sei bella, vorrei parlarti.

Alla ragazza svedese che sabato suonava il violino in via Sarpi 6: il tuo fascino mi ha colpito e vorrei rivederti! Scrivimi a ***** il cameriere che ti ha salutato alla fine.

Per la bionda (straniera?) che giovedì 15 maggio pranzava al bar Madonnina verso le 13.30: mi hai sorriso mentre stavo andando via. Vorrei tanto conoscerti.

Alla ragazza mora della reception Mattel: ti guardo sempre quando scendi alle 15, mi fai impazzire! Incontriamoci.

Alla ragazza con capelli lisci, giacca e pantaloni neri: maglia fuxia. Scesa dal tram 9 in 5 giornate alle 13.20 circa di lunedì 5. Mi piacerebbe conoscerti.

Alla dolce coda bionda che ogni giorno m'acconpagna da Duomo a Repubblica alle 18.12: vorrei non scendessi mai. E non so come dirtelo, Massi.

2) sulle virtù dei conducenti di mezzi pubblici

Al tranviere della linea 14 che lunedi 12 maggio alle 8.45 ha fatto scendere tutti i passeggeri al Monumentale: quando ti ho visto mi è passata l'arrabbiatura. Spero di rivederti!

Alla tranviera del 27 che passava in via Cusani alle ore 10 del 19/5: capelli chiari, sei stupenda ti ho incrociato e mi hai folgorato solo averti visto per due secondi, posso conoscerti? Un taxista.

All'affascinante brizzolato delle nord: qualsiasi cosa succedera' anche tu sarai per sempre nel mio cuore, ormai fai parte di me. Mora

Al conducente della linea 15 di sabato 10 maggio alle ore 11,50: sei come una stellina che brilla nel cielo,ti sogno anche di notte.

Al conducente della linea 202 di venerdi 25 aprile: sei molto bello, hai un sorriso affascinante.

Al tramviere più bello della L.14 rasato: con occhiali Ray Ban. Tutti i giorni prendo il tuo tram e non ho mai il coraggio di avvicinarmi. Vorrei solo sapere perché sei così triste e sempre arrabbiato? Risp sul Leggo. Sarò ben lieta e felice di conoscerti e se vuoi consolarti. Erika82. Tua fan.

A Filippo il bellissimo makkinista di RC ke lavora in staz Centrale: ci siamo conosciuti il 22.04 e da allora non faccio ke pensarti. Ti prego fatti vivo.


c) ancora sul maschio dominante

Alle due guardie giurate di piazza Schiavone: siete fantastiche. Vorrei conoscervi meglio, una ammiratrice.

Al controllore che sta nella cabina in Cadorna: sono la rossa con la quale ci siamo scambiati un sorriso...se vuoi conoscermi! By Lalla.

Per il graduato di piazza Lodi che mercoledi mi ha dato delle informazioni: che fisico, che classe, mi hai colpita, mi piaci sei figo viva l'atm.

lunedì 19 maggio 2008

tutto ok

il cliente che doveva pagare non ha pagato
l’inter ha vinto lo scudetto
il milan è fuori dalla champions
ha vinto valentino rossi
ha vinto nadal su federer
ho litigato

domenica 18 maggio 2008

È possibile che sia Dostoevskij sia Tolstoj abbiano detto più volte nella vita le parole “cazzo” o “culo” pur non avendo mai scritto né la prima né la seconda in nessuno dei loro libri.

È possibile che vi siano persone che anche se sole in casa non scoreggino e non ruttino a bocca aperta.

Lui non aveva segreti nei cassetti. Quale sorpresa per coloro che si trovarono, più o meno volentieri, a frugare nelle sue cose e scoprirono che non c’era niente di diverso da quello che avevano visto o sentito negli anni. Non c’erano lettere mai spedite, pensieri nascosti, poesie. E non c’erano riviste strane né documenti compromettenti nel computer. Il bagno era abbastanza pulito.

La stragrande maggioranza degli esseri umani prova il frequente desiderio di commettere un reato, preferibilmente di sangue.

Gli uomini, in ascensore con una donna, sognano di abbassarsi i pantaloni davanti alla donna oppure di strozzarla, oppure entrambe le cose, non sempre nel medesimo ordine.

Era riuscito a vivere nella verità. Ad essere trasparente. Il dubbio lo colse nel finale, quando si rammentò di quei nonni borghesi, che cenavano in giacca e cravatta, con la camicia dal colletto duro e le scarpe scomode, e fuori casa non si toglievano il cappello nemmeno quando faceva molto caldo. Quei nonni, nemmeno loro avevano segreti. Erano rigidi di morale e d’aspetto, solenni nella circostanza, consapevoli del ruolo. E si rammentò di personaggi letterari, uomini noiosi e banali dalla vita uniforme e priva di prospettiva, uomini con occhiali di tartaruga, moglie bovina e impiego avvilente. Lo colse il dubbio, ed era nelle cose, ma fu presto fugato. E la memoria, che siamo noi, lo premierà per sempre.

giovedì 15 maggio 2008

ieri

ieri justine henin si è ritirata. non sentiremo la sua mancanza.
anzi, senza di lei stiamo molto meglio. grazie. grazie di cuore. stai pure dove sei.

ieri ricorreva anche il sessantennale della nascita dello stato di Israele.
personalmente non conosco che pochi ebrei: un'avvocatessa che non mi saluta; un cliente che non mi paga e che truffa il prossimo; un altro che mi ha tirato sotto con la macchina.

non ho alcuna simpatia a prescindere per il popolo ebraico. spesso trovo gli ebrei insopportabilmente arroganti e protervi.
nondimeno, per riassumere la mia posizione intorno al discorso arabo-israeliano:

mercoledì 14 maggio 2008

death proof

grindhouse: death proof è un film bellissimo.
me lo sono visto già 4 volte, un paio delle quali in inglese (come sempre la versione da preferire).
lasciamo perdere ogni discorso sulla tecnica, le citazioni, la sceneggiatura, la colonna sonora, le tarantinate cui siamo abituati. il virtuosismo e la cultura cinematografica dell’autore sono fin troppo noti.
qui il valore aggiunto sono i personaggi femminili.
mai viste delle donne così.
se fossi una donna vorrei essere jungle julia, o zoe, o abernathy, o butterfly, o kim, o anche lee.
spettacolo.

sabato 10 maggio 2008

feeling like...

"quello di paul è una schifezza. quello di ringo è buono ma io non lo comprerei. quello di george è inascoltabile. devo essere sincero, preferisco me stesso".

john lennon, 1970, a proposito degli album da solisti degli altri ex beatles.

opale

stanotte verso le due la raitre trasmette uno dei miei film preferiti: il testamento del mostro, ovvero, nel titolo originale, il testamento del dottor cordelier. la versione di renoir del più celebre racconto di stevenson. il personaggio di monsieur opale (ovvero hyde) è uno dei più sconvolgenti della storia del cinema. un capolavoro senza pari.

intanto radek

mentre il buffone spagnolo ha già fatto le valigie, il grande radek stepanek ha mostrato al mondo che si può giocare a tennis anche sulla terra battuta, magari mandando a casa il numero uno del mondo.
era dal giugno del 1984 che non vedevo giocare serve & volley sul rosso. da quei due set e mezzo di mac in finale al roland garros, una delle partite più belle di sempre.

grande radek. sei il mio idolo.

l'avvocato necessario

"I palazzi di giustizia sono tradizionalmente prerogativa degli uomini, nel senso che le gerarchie che li governano, la cultura che li anima, i valori di cui sono custoditi ed i riti e i tempi che regolano la loro vita interiore sono storicamente frutto del comando maschile. Sorge allora la curiosità di scoprire se la via femminile sarà banalmente quella della omologazione al modello preesistente grazie ad una riconosciuta e talvolta invidiata capacità di fare molto, o se lo specifico <donna> saprà viaggiare verso modi e stili diversi, se non antagonisti, rispetto a quelli consolidati e polverosi." (Fulvio Gianaria e Alberto Mittone, L'avvocato necessario, Einaudi 2007, p. 98)

Ebbene, cerchiamo di rispondere alla domanda, omesso ogni commento sul solito tragico errore di stampa di einaudi (chi lo trova?).

La mia esperienza è ancora una volta nel segno della questione ontologica. Nella professione di avvocato la donna, non poteva essere diversamente, ha portato la propria ontologia.
Lo "specifico donna" di cui sopra dovrebbe essere quell'insieme di peculiarità della porzione femminile del mondo, ovvero ciò che contraddistingue l'universo donna: l'emozionalità, la delicatezza, la sensibilità, e anche il coraggio, lo spirito di sacrificio e di applicazione, il senso di giustizia (anche nella declinazione pratica della scarsa propensione al compromesso), la forza umana e nervosa, la generosità, il senso pratico.

Dobbiamo generalizzare, non v'è dubbio. Ma non per questo ci allontaneremo troppo dalla verità.

Dunque. L'avvocato donna è un personaggio molto pragmatico, cinico, determinato, scabro, intransigente, rigido. Poiché spesso sposa la causa del proprio assistito, diventa eccessivo, impulsivo, fazioso, aggressivo.
L'avvocato donna generalmente è privo di cultura, la cultura non essendo necessaria alla vittoria della causa e quindi alla soddisfazione del cliente.
Il peggiore avversario che si possa trovare sulla propria strada è un avvocato donna che difende una donna in una causa di separazione o divorzio.
Il che sarebbe buona cosa e anche un bel pungolo se la competitività femminile si dispiegasse nel certame dialettico e nel serrato confronto sull'interpretazione della norma, ma purtroppo amaramente si risolve in una questione di principio, ovvero in una guerra tra sessi, al di là delle ragioni, delle regole, della buona creanza.
Sono d'accordo con le post-femministe (alla Camille Paglia, per dirne una), le quali pensano e dicono che il femminismo ha perso, tra tante battaglie sacrosantamente vinte, quella più importante per le stesse donne: la possibilità di diventare amiche, di creare un sodalizio eterno tra se stesse. Di creare una reale alternativa al modello culturale maschile, fatto di forza, violenza, prevaricazione e sostituirlo con il suo contrario.
Anche per la mia professione vale quindi il solito discorso: imitazione di modelli deteriori (maschili) e attuazione di questi modelli in forme ancora peggiori.

Sia chiaro: conosco colleghe provviste non solo di intelletto fine e vasta cultura giuridica, ma anche di squisita umanità e profondo senso della funzione socialmente utile della professione.
Ma la mia esperienza personale, sotto il profilo squisitamente statistico, mi parla di una grande maggioranza di donne avare di emozioni e di cultura e determinate verso l'obiettivo.
Il che, per la professione, non penso sia un contributo di valore.
Mi si dirà è una questione di tempi: prima dobbiamo arrivare, e non possiamo farlo se non secondo le vostre regole; poi cambieremo queste regole.
E va bene, rispondo. Ma ora le donne magistrato e le donne avvocato sono tante quanti gli uomini.

E' ora.

(ma non succederà, vedrete, perché questo nostro mestiere non è compatibile che con il "lato oscuro della donna")

giovedì 8 maggio 2008

la madre di tutte le domande

ma chi è quel mona che sbatte la porta e che chiude urlando?

mercoledì 7 maggio 2008

meno siamo, meglio stiamo

quest'anno, finalmente, c'è un buon motivo per andarci, alla fiera del libro di torino.

jamaal wilkes da tre (su assist di nabokov)

uno dei pochissimi tratti comuni a tutte le puntate dei simpson è il percorso della narrazione.
tra noi umani c'è certamente qualcuno che agognerebbe integrare un profilo alla terrence malick, alla j.d. salinger, alla stanley kubrick, alla vermeer. nel piccolo, un autore di pochi ma profondissimi post.
io, seppur non torrenziale, non sono tra questi.
qualche giorno fa ho visto roberto calasso ospite alla trasmissione di fabio fazio. ciò che dà la dimensione del problema.
in ogni caso, l'ho sentito parlare di simenon. il giorno dopo ho cercato nella mia miserabile biblioteca e ho scovato un romanzo: "l'uomo che guardava passare i treni". presto eccitato dal risguardo di copertina, che definiva il libro "la punta più alta mai raggiunta da Georges Simenon nella sua sterminata produzione narrativa" l'ho preso e l'ho letto. così come l'ho preso e l'ho letto, non l'ho capito, e nemmeno tanto apprezzato.
comunque, adelphi si è assicurata tutta la sterminata produzione. a me di simenon piace il fatto che scrivesse e scopasse in egual misura. circostanza che, oltre alla passione dell'autore per la buona tavola, me lo rende simpatico a prescindere.

nel vedere, spero per la prima e ultima volta, almeno per il suo bene, il direttore editoriale e presidente di adelphi ospite in una trasmissione televisiva, non ho potuto non riandare col pensiero al pamphlet uscito qualche anno or sono contro la casa editrice ad opera di un uomo molto ignorante, bellicoso e orribilmente antisemita che si chiama maurizio blondet.
questi ha scritto un libello che si intitola "gli adelphi della dissoluzione" nel quale si scaglia contro adelphi accusandola di fomentare il degrado dei valori (il libro è gustosissimo: si passa dal complotto masso-giudaico a jodie foster).
ora, è ben nota la critica parruccon-accademica all'irrazionalismo reazionario, al tradizionalismo, al pensiero di sinistra non conformista che sostanzierebbe la linea editoriale della casa. nondimeno, per quanto mi riguarda, adelphi è l'unica casa editrice nei cui libri non ho mai trovato un solo errore di edizione. il che è già una gran cosa.
einaudi, per fare un esempio, da questo punto di vista è una vergogna. adelphi ha ottimi traduttori, ha in catalogo nabokov, guénon, nietzsche, burroughs, weil, puskin, faulkner, borges. sono abbastanza tranquillo.
ogni tanto poi scova qualche autore: richler, ad esempio, trovato al suo ultimo bellissimo libro e poi pubblicato a ritroso.
ecco, grazie a richler e a un suo libriccino ("on snooker", trad. "il mio biliardo") da qualche anno posso amare uno sport (che forse non è sport) nuovo: lo snooker. e quindi godo, come stasera, nel vedere ronnie o' sullivan che per la terza volta in carriera solleva la coppa al crucible.

il tutto mentre su skysport2 continuano le trasmissioni dei playoff nba e quelli della mia generazione sperano di rivedere la mitica finale boston-los angeles, avendo ancora in mente parrish, ainge, mchale e bird da una parte e magic, wilkes e kareem dall'altra.