mercoledì 30 aprile 2008

il maschio dominante

passi per il plutocrate, l'imprenditore, il calciatore, l'onorevole, il primario, il capo villaggio, il dj e persino l'avvocato.
ma che l'autista dell'autobus fosse riconosciuto quale maschio dominante è stata una scoperta sconvolgente.
sulla questione ontologica che tanto mi sta a cuore non ho scritto che quattro cosette.
oggi aggiungo soltanto che è stato obiettivamente rilevato (e vi è augusto suffragio documentale) che portare una divisa per quanto sdrucita e avere la responsabilità della conduzione di un automezzo che abbia a bordo un numero di passeggeri fa sì che vi siano molte donne disposte a riconoscerti come il lupo (relativamente) alfa.

l'augusto suffragio è reperibile nel link che ho indicato qui a fianco sotto la dicitura www.leggo.it .
basta inserire la città e il gioco è fatto.
emozioni a non finire.

martedì 29 aprile 2008

safety car

delle variopinte emozioni dell'uomo sono fonte anche i fatti che non dovrebbero accadere. si tratta, per lo più, di avvenimenti d'importanza relativa. avvenimenti che però, ed è il motivo dell'amarezza, rivelano l'esistenza di un disegno distratto, beffardo, un po' arbitrario, ovvero ciò che nessuno vorrebbe.
la morte di una persona cara, per quanto dolorosa, non rientra tra questi eventi; mentre vi rientra, per esempio, la rovinosa caduta del giovane campione.
la morte di ayrton senna vi rientra, non la morte di gilles villeneuve.
perché, mi si dirà.
perché villeneuve era un pilota coraggioso, forte, eroico. era il giovane venuto dal nulla, timido, affamato, arcaico. era l'eccesso, la bellezza oltre il limite. la morte era il suo destino.
senna no. senna era la formula uno. era impossibile che morisse, il suo destino era invecchiare e restare, essere intervistato ottantenne tra i trofei. era l'unico dio tra i piloti, intoccabile, inafferrabile. e gli dei non muoiono.

il giorno in cui morì ayrton senna persi, rendendomene conto anni dopo, ogni interesse per la formula uno. la saga di schumacher e il suo protagonista non hanno mai fatto davvero vibrare i lombi di nessuno, al di fuori, forse, di qualche triste modenese.
ad aggiungere noia ad un evento sportivo già abbastanza soporifero, da qualche anno a questa parte, per motivi di sicurezza, i capi della fia hanno introdotto la safety car.

un'invenzione del demonio.

la gente guarda il gran premio di formula uno per un solo motivo: sperando che alla prima curva, dieci secondi dopo la partenza, si verifichi un incidente colossale, auto in mille pezzi, sangue.
che è lo stesso motivo per cui la gente vuole vedere il tie break del quinto, o il massimo che crolla al tappeto con gli occhi completamente tumefatti. che poi è lo stesso motivo per cui si formano le file di curiosi ad ogni sinistro stradale, ovviamente.

il motore è il sangue. come sempre.
esorcismo della morte? anche.

gli esempi si potrebbero moltiplicare.
il bello della corrida, anzi il suo unico scopo, è il sangue. la certezza dell'uccisione violenta del toro insieme con l'ipotesi di una bella cornata nella pancia del torero.
così nei giochi più antichi, nelle arene la cui polvere si mischiava sempre e comunque ai liquidi organici degli atleti. più vicini a noi, gli orridi programmi di tivù realtà, con le immagini dei videoamatori o della polizia.

la vicinanza della morte, lo spettacolo della morte è la sensazione più eccitante del mondo, spesso insostenibile. lo è al punto che per renderla fruibile calmierando il dolore l'uomo organizza una rappresentazione in cui la morte è solo possibile. la possibilità ci eccita abbastanza da rendere gradevole la visione.

e dunque, tutto ciò che rende il possibile meno probabile, rende lo spettacolo meno interessante.
figuriamoci che bello vedere venti giri di automobili da corsa in coda a 80 km/h dietro una mercedes lampeggiante.

quindi io vi dico: viva le lamiere contorte e l'olio sulla pista.

martedì 22 aprile 2008

sunto del fine settimana

no so tu, ma io mi sono divertito.

abbiamo provato a piantare un fiore di arancio e alcune spighe di grano
siamo andati al parco giochi e hai imparato a spingerti da solo sull'altalena
abbiamo fatto le bolle di sapone enormi
abbiamo mangiato un'arancia in campagna, nel silenzio
siamo andati a vedere i treni alla stazione e tu ne hai toccato uno
siamo andati a teatro, per la prima volta, e abbiamo visto pippi calzelunghe
abbiamo fatto un po' di corse, un po' di nascondino, un po' di pallone, un po' di disegni
abbiamo visto shrek
abbiamo lavato il pavimento
abbiamo fatto la doccia con lavata di capelli e per la prima volta non ti sei lamentato
abbiamo mangiato un piattone ciascuno di tortiglioni conditi con ragù star che entrambi abbiamo trovato squisiti
abbiamo fatto le lotte
abbiamo ritrovato la mano di cartapesta che avevamo fatto l'altra volta, e anche le chiavi dell'astra, chiuse nel bagagliaio del modellino di range rover, all'interno della cesta dei giocattoli
abbiamo fotografato un grosso insetto nero
abbiamo bevuto la spremuta di papà.

domenica 20 aprile 2008

la forza del messaggio

ho pensieri banali e mezzi modesti.
e questo è un vecchio discorso.
in poche parole, nessun messaggio ha un valore intrinseco, o un valore a prescindere.

mi spiego: dire "sono contro la sporca guerra" assume un valore diverso se a pronunziare le parole è il mahatma gandhi oppure adolf hitler.
se vogliamo dirla diversamente, la testimonianza ha un valore superiore alla dichiarazione di principio.

ebbene, tutti quanti si indignano quando il moralizzatore di turno (l'ultimo è il capo della polizia turca) viene regolarmente beccato a letto con sei battone.

ora si tratta di capire perché le coscienze collettive non vengano scosse in egual misura quando siamo costretti (perché lo siamo, bene o male) a sopportare gli architetti miliardari servi del denaro, della gloria e ancor più servi del capitalismo (immobiliare) i quali si proclamano a gran voce "comunisti" (e non tiriamo in ballo la solita storia di togliatti, il compagno prezioso che in quanto tale merita una preziosa casa); oppure l'omino vestito di bianco (perché puro come un giglio) con i suoi monili, i suoi ori, i suoi tessuti ricercati, le sue scarpe di capretto che predica per il poco.

il giorno in cui vedrò l'uomo puro come un giglio vivere in una baracca senza luce né gas, senza sete pregiate né forzieri colmi di luigi, forse lo ascolterò con maggiore attenzione.



martedì 15 aprile 2008

e invece ha vinto

quindi, avremo:
in luogo della serietà di Prodi, la simpatia di Berlusconi
in luogo della compostezza esattoriale di Padoa-Schioppa, l'acido autismo di Tremonti
in luogo del ciuffo di Gentiloni, la faccia di Gasparri
in luogo della semplicità contadina di D'Alema, la spumeggiante ironia di Frattini
in luogo delle gambe della Melandri, quelle della Prestigiacomo.

in tutto questo, l'unica cosa che mi ha fatto davvero contento è lo 0,3 che ha preso la lista del direttore del foglio. lui e tutti i suoi cortigiani magniloquenti e ispirati. poveri buffoni, che figura di merda.

giovedì 10 aprile 2008

perde

il diligente conformismo che informa di sé la cosiddetta blogosfera prevede, tra i numerosi obblighi, che si parli male del candidato premier berlusconi.

io, più che parlarne male, vorrei dare testimonianza di luminosa chiaroveggenza e verità.

devo dire che, per quanto mi riguarda, una volta tolto di mezzo il Grande Ritardato, mi va bene chiunque (ho scoperto con un certo sgomento che non c'è programma di partito con il quale non mi trovi d'accordo almeno su un punto).

pertanto nell'ultimo mese ho dribblato con destrezza tutte le trasmissioni televisive con i candidati alle elezioni politiche. fino a stamattina, quando ho visto berlusconi ospite di omnibus la7.

non ho resistito che 10 minuti. però sono bastati per farmi capire.

perderà. incredibilmente, perderà.

se poi, gia che c'è, si toglie dalle palle anche dalla presidenza della Squadra, ci fa cosa gradita.

giovedì 3 aprile 2008

meet the stars

a milano, la sera, anche mentre si torna a casa in vespa, si possono incontrare i vip.

per esempio il famoso giornalista (che chiameremo Facci) che a bordo della sua automobile non ti dà la precedenza in piazza Firenze e poi passa col rosso all'incrocio successivo, senza badare alle tue vereconde istanze di chiarimento.

mercoledì 2 aprile 2008

quel frocio di tinky winky

qualche mese fa i polacchi hanno bandito dalla televisione i teletubbies perché sono sessualmente ambigui.
nel mirino in particolare tinky winky (a destra nella foto) che dovrebbe essere maschio ma porta una borsetta da femmina.





i polacchi non hanno torto, a ben vedere. gli allegri e colorati pupazzi dovrebbero essere asessuati, ma tinky winky è palesemente gay. la voce italiana è un po' meno garrula di quella da romantica zia inglese dell'originale (la sua esclamazione più virile in inglese è "oh dear!").

e così abbiamo un'altra preoccupazione in più.

martedì 1 aprile 2008

anna dei miracoli

la mia facilità a scoppiare improvvisamente in lacrime è diventata intollerabile.

l'altro giorno stavo illustrando a una persona l'esistenza di uno dei capolavori di arthur penn, di cui al titolo.
ebbene, nel raccontare la famosa scena della fontana, ho trattenuto a stento il pianto.
se poi aggiungo che oggi nel segreto della mia stanzetta stavo per ricaderci solo sfogliando alcune pagine web dedicate al film, posso concludere che mi trovo in una condizione un poco instabile.

sul disordine

tutti gli uomini sono ordinati o disordinati.
la divisione è netta, universale e per nulla arbitraria o gratuita.

l'uomo ordinato può rispondere a due grandi impulsi: l'impulso psicologico, che è la coazione a "mettere in ordine" o a "mettere ordine", e l'impulso razionale, cosmico. quest'ultimo, a differenza del primo, è un impulso alto. l'uomo ordinato perché spinto dall'impulso cosmico spera di riprodurre l'armonia celeste, spera di conferire un contributo a ristabilire la perfezione, minacciata continuamente dagli atti sconsiderati degli altri uomini. il primo e meno nobile impulso risponde invece a un bisogno interiore e meno lucido. ovvero estinguere il disordine interiore mediante la costruzione di un ordine esteriore che sia evidentemente apprezzabile.
l'uomo ordinato del primo tipo è dunque intrinsecamente disordinato e perciò confuso, diviso.

la natura segue il principio entropico. la materia diviene e muta, evolve. l'energia si scambia. il "momento prima" non è più riproponibile dopo. la natura è disordine.
le leggi della fisica classica confermano l'assunto.

la volontà di "mettere in ordine" o di "fare ordine" è, con tutta chiarezza, un atto di violenza verso la natura. così, tenere in ordine la scrivania è una scelta di violenza contro se stessi. l'uomo ordinato è sempre in qualche modo violento. l'uomo ordinato è problematico.

non dobbiamo confondere la ricorrenza di regole matematiche nelle manifestazioni dell'essere (i numeri di fibonacci, la sezione aurea, i frattali) con l'ordine.
l'ordine non è simmetria, armonia. l'armonia della natura, l'equilibrio delle cose è sublime disordine, è disordine allo stato più elevato. è la mescolanza, appunto, la mescolanza perfetta. secoli, millenni di intersezioni, unioni, commistioni.

pensiamo ora a enti e istituzioni che predicano il valore dell'ordine. collegi, chiese, movimenti radicali. il tratto comune è la coazione, la spinta a fare. dal momento che le cose non si mettono in ordine da sole (secondo questa idea di ordine), ci vuole qualcuno che ce le metta.
energia sprecata per fare ordine. vita da salmoni. l'uomo ordinato spende buona parte del suo tempo a fare ciò. nel momento in cui "diviene ordinato" il nostro uomo perde ogni appiglio, diventa appiglio anzi lui stesso. appiglio per norme morali e sociali, convenzioni. il prete, il colonnello, il gendarme, il buon padre di famiglia, il preside, il filosofo tedesco della morale sono necessariamente ordinati.

l'uomo disordinato, come tutti sanno e conoscono, assai di rado smarrisce qualcosa. molto più spesso capita di vedere uomini ordinati girare prima o poi con la girandola sulla testa, o con l'ascia in mano, ancora sanguinante.


nota: leggendo qualche tempo fa il catechismo della chiesa cattolica ho notato con grande interesse che la parola che definisce ogni devianza rispetto al precetto è "disordine". secondo i preti, dunque, l'uomo disordinato è immorale. puntini.