sabato 26 luglio 2008

ammiro il coraggio dei pesci

venerdì 25 luglio 2008

le dimensioni

le dimensioni della mia testa di cazzo sono apocalittiche.

mercoledì 23 luglio 2008

michel onfray

pare che l'autore del trattato di ateologia piaccia.
interviste, giornali, recensioni, foto, insospettabili ammiratori.

io non lo so ancora.
leggiucchiato quello che ho trovato, ho paura che vi siano troppi punti di contatto tra la filosofia di onfray e quella di garnier.

ancora sul tennis

il tennis sono due sport.
uno si gioca sulla terra battuta. l'altro su qualsiasi altra superficie.
i giocatori sono sempre più o meno gli stessi, ma di solito, a parte borg, chi vince qua non vince là.
una volta c'era l'erba un po' dappertutto. adesso c'è solo al torneo di newport.
la differenza fondamentale è che sul campo in terra la pallina rimbalza alta un metro, sull'erba dieci centimetri.
wimbledon, per cento anni il più famoso torneo sull'erba, oggi è un torneo che si gioca su campi in terra battuta con un sottilissimo strato di erbetta sopra. la circostanza è conseguenza del fatto che i giocatori di tennis non sanno più giocare a rete, luogo nel quale il rimbalzo della palla è un dato insignificante, visto che la palla non viene fatta rimbalzare.

il più importante torneo sulla terra battuta è il roland garros, ovvero gli internazionali di francia
(per capirci, gli internazionali di francia stanno agli internazionali d'italia come il tour de france sta al giro d'italia. il primo e il terzo sono tornei seri, il secondo e il quarto delle patetiche e irritanti pagliacciate)

negli ultimi venticinque anni questo torneo è stato vinto quasi esclusivamente da specialisti della terra: guillermo vilas, mats wilander (3 volte), michael chang, gustavo kuerten (3 volte), jim courier (2 volte), andres gomez, sergi bruguera (2 volte), gaston gaudio, ivan lendl (3 volte), juan carlos ferrero, carlos moya, thomas muster, adriano panatta.
nessuno di questi giocatori ha mai vinto il torneo di wimbledon.

nello stesso periodo wimbledon è stato vinto quasi esclusivamente da specialisti dell'erba: john mcenroe (3 volte), boris becker (3 volte), stefan edberg (2 volte), pete sampras (7 volte), michael stich, pat cash, roger federer (5 volte), richard krajicek.
nessuno di questi giocatori ha mai vinto il roland garros.

questo magnifico dato, che rendeva così pura e cristallina la differenza tra i due sport e coloro che li praticano, è stato rovinato, quest'anno, dalla vittoria di nadal nell'uno e nell'altro torneo (lo so, anche borg, ma era un'altra cosa, era un altro sport, era un altro mondo, lasciamo perdere).

questo fatto non mi darà mai pace.

adesso c'è il torneo di toronto.

tra i commentatori di sky c'è l'orrido massimo marianella, il quale ha due difettuccci: ha una pessima voce e non capisce niente di tennis. però c'è anche laura golarsa, bravissima, che capisce tutto e che ha detto, il primo giorno di commento del primo torneo in preparazione degli us open, che wimbledon non è più un campo veloce. cosa che non ho sentito dire dal buon tommasi, ancora eccitato probabilmente dalle prodezze dello spagnolo sul terriccio londinese.
io non ce l'ho con nadal, come non ce l'ho con i blogger che scrivono libri.
però sarebbe meglio che nadal restasse sulla sua terra.

sabato 19 luglio 2008

bologna, dicembre 1988

invitato, andai qualche giorno a casa di riccardo.
mi ricordo il viaggio in treno. mi ero portato il trimarchi (istituzioni di diritto privato, 1987) per cercare di studiare. figurarsi.
arrivai in tarda mattinata. naturalmente faceva freddo. alla stazione presi un autobus. le indicazioni erano abbastanza precise. arrivai.

arrivavo io e uno dei coinquilini del bona se ne stava andando per il fine settimana. avrei preso il suo posto. come regalo mi lasciò il sacco nel letto. era un po' tamarro, poco simile agli altri due. sparì presto.
l'altro inquilino era daniele giglioli. come riccardo era già un intellettuale di un altro pianeta a 18 anni.
non mi stupisco affatto che sia uscito con questo. anzi. mi sa che lo compro.

la sera andammo a mangiare la pizza. c'era bona, daniele, la meri che era la ragazza di bona, e luigi, un loro amico che studiava lettere pure lui. tutti simpatici. a tavola fecero una sorta di gara di ossimori. dopo cena restammo a parlare fino a tardissimo a casa. mi ricordo che daniele disse di amare masaccio e van gogh. bona discusse di neoplatonismo. la giornata successiva fu tormentata da una sorta di scioglilingua, appena inventato, buono per i bolognesi: "sesso e saussure".
andai a seguire due lezioni all'università: una di linguistica e una di semiotica, tenuta dal noto professore. la prima fu bellissima, la seconda noiosissima.

mi ricordo di quei giorni, e di altri. luigi e daniele li ho rivisti al matrimonio di riccardo. dal matrimonio tornai con una bomboniera che conservo con cura, scelta personalmente: il pugacev di esenin.

la cosa più terribile degli amici che non ci sono più è che non ci sono più.

i magistrati, gli avvocati, le parti /2

i magistrati sono ignoranti di un'ignoranza deprimente.
un'ignoranza irrimediabile, integrale, disumana.
molti di loro poi sono dei mentecatti, il che, a ben vedere, è strano.
ho girato molti meccanici, medici, gommisti, operai edili, ragionieri, elettricisti e nessuno di loro era un pazzo. gli ingegneri, per esempio, sono un po' strani ma è perfettamente comprensibile, dal momento che tutti loro hanno studiato cose come analisi I, analisi II e meccanica razionale. è normale che dopo aver superato con profitto l'esame di meccanica razionale uno poi faccia fatica ad allacciarsi le scarpe o non sappia compilare un assegno. stessa cosa, si capisce, per colui che otto ore al giorno per 5 anni si occupa di trovare la parola mancante nel frammento di alcmane; stessa cosa, posso arrivare a dire, anche per colui che si è sciroppato la critica della ragion pratica, la critica della ragion pura e la critica del giudizio.
meno comprensibile se il soggetto in questione ha semplicemente superato un concorso, certo difficile, nel quale tuttavia era richiesto di conoscere la differenza tra risoluzione, recesso e rescissione, ovvero tra i diversi modi di estinzione dell'obbligazione non satisfattivi.
eppure, tant'è.
uno supera un concorso pubblico e dopo 6 mesi il destino di migliaia di persone è nelle sue mani.
a quel punto si aprono due strade: il terrore della spaventosa responsabilità; la totale indifferenza. nel 99% dei casi il giovane magistrato prende la seconda. il perché ciò accada mi è assolutamente incomprensibile.

gli avvocati sono, per la maggior parte, dei tragici automi.
gli avvocati sono come le bionde con la minigonna.
m spiego. ogni giorno vedo, senza alcuno sforzo, almeno una trentina di donne perfettamente uguali. uguali nel vestito, nel gesto, nel linguaggio. ascoltano la stessa musica, leggono lo stesso giornale, pensano la stessa cosa, dicono le stesse cose, hanno gli stessi desideri, le stesse idee, vivono la stessa vita. l'uomo è riuscito a realizzare il mondo degli ultracorpi. i film di fantascienza degli anni '50 pensavano che i marziani fossero tutti uguali. tutti coi loro vestitini, sincronizzati nel pensiero, nella parola e nel movimento. dall'astronave aliena non potevano uscire che milioni di alieni identici. siamo noi, così. non i marziani.
ebbene, gli avvocati, anche loro, appunto.
gli avvocati si ripetono gli uni agli altri le stesse frasi. c'è la frase da dire a inizio telefonata, quella quando il gioco si fa duro, quella al collega antipatico fuori udienza. sono centinaia di sintagmi, di luoghi comuni, di citazioni tralatizie, di esercizi di mimesi.
ogni circostanza, una frase.
gli avvocati sono come i primi robot. quelli che erano addestrati a pochi semplici comandi: vai, fermo, alza il piede, fai il saluto.
la cosa bella è che a loro piace da morire. come alle bionde dal parrucchiere che guardano il servizio fotografico su vanity fair.

le parti sono detestate dai magistrati e dagli avvocati e siccome lo sono si comprano vanity fair e iscrivono i figli a giurisprudenza, se sono intelligenti; se sono stupidi, li mandano da maria de filippi.

martedì 15 luglio 2008

aggiornamenti

visto che non ci andavo mai, ho eliminato alcuni link.
ho lasciato: breviario dal caos, perché chi legge e apprezza albert caraco ha la mia stima; rosalux perché mi piace, il dottor d perché è un grande scrittore; chinaski per lo stesso motivo; il peggiore perché è obbligatorio; leggo perché è fondamentale per capire; giovani tromboni perché è l'unico grande blogger.

domenica 13 luglio 2008

amici uligani

dopo un anno di permanenza, due personali considerazioni riassuntive del mondo dei blog.

oggi mi è venuta male la torta. è colpa di quella stronza del mercato sotto casa, che mi odia e mi dà gli ingredienti scadenti. poi ho litigato con la maestra di mio figlio, una povera complessata. mi sono fatta venire l'esaurimento nervoso per cercare qualcosa da mettere per stasera (non potevo fare la solita figura di merda, e poi mi sono dimenticata di ritirare dalla tintoria il mitico vestitino verde su cui avevo vomitato). ovviamente, per la serie non ci facciamo mancare niente, la macchina non partiva e mi son dovuta fare aiutare dal meccanico del palazzo che mi guardava come una povera donnetta sfigata, indugiando peraltro a lungo sulle mie tette. in ufficio sono stata isterica tutto il tempo. a momenti infilzo le forbici nel costato del nuovo arrivato, il francesino (che non è male, quando si spettina - devo ricordarmelo). sarà astinenza da isola dei famosi, o da grande fratello. e che ci posso fa'?

berlusconi, le leggi ad personam, il conflitto d'interessi, i pregiudicati in parlamento, sostenere comunque il partito, le incompatibilità di berlusconi, berlusconi e le mignotte, berlusconi e la corruzione, berlusconi e le sue ville, i processi a berlusconi, le tangenti, retequattro, aboliamo berlusconi, berlusconi deve finire in galera, gli amici mafiosi di berlusconi, le barzellette di berlusconi, le crociere con berlusconi, il mausoleo di berlusconi, la faccia di berlusconi, le orecchie di berlusconi, i capelli di berlusconi, le scarpe con il tacco di berlusconi.

giovedì 10 luglio 2008

mutande

ho letto su più di un giornale che una delle persone più influenti del mondo è angelina jolie.

la notizia è vera.

i destini del mondo non sono retti dalle multinazionali, dagli sceicchi o dai giudei. sono retti da jovanotti, bono, brad pitt e angelina jolie. se il cantante degli u2 dice che insomma è giunta l'ora di azzerare i crediti con i paesi del terzo mondo, george w. schiaccia l'opportuno bottone.

in italia il pensiero è in mano a beppe grillo, sabina guzzanti, marco travaglio, antonio di pietro, fabio fazio, i preti. la televisione trasmette spot pubblicitari di automobili e telefonini, preferibilmente interpretati da attori comici. sulle riviste si legge della perdita d'identità del maschio e le donne sono magre. sulle riviste si legge anche dell'importanza di credere in noi stessi. i magistrati si sentono importanti. i banchieri, anche. i giornalisti, pure. gli avvocati e i medici lo fanno per i soldi. i giudici della corte d'appello, i professori universitari, i ministri sbagliano a parlare e a scrivere in italiano. le maestre sono terrorizzate dai genitori degli alunni. i genitori sono terrorizzati dagli altri genitori. il sogno di ogni famiglia è una casa di proprietà. chi ce l'ha, sogna di andare in vacanza.

il mio sogno?
al telegiornale il leader del partito dice che la produzione agricola è aumentata del 15% nell'ultimo trimestre, oltre le previsioni del piano quinquennale. immagini rassicuranti di trebbiatrici, trattori, altiforni, operai sudati e felici. al magazzino mi dicono che di mutande non ce n'è, almeno per un po'. mi devo arrangiare con quelle che ho.

le pornographe

è un film bellissimo, al di là dell'identificazione del sottoscritto col protagonista.
ho letto alcune recensioni, la cui qualità non mi sento in grado di eguagliare.

un padre vinto, pornografo cadente, sogna alla fine di costruirsi da solo una piccola casa in campagna, sopra un pezzo di terreno donato da un amico. e mentre tutto perde definitivamente di senso, disegna per terra un perimetro, senza alcuna motivazione, come i bambini sulla spiaggia, che spostano le righe qui e là.
sognare di vedere il verde, sempre, dalla finestra. sognare l'amore nella propria vita.
ci si aggrappa, dopo aver posto fine a una relazione con la donna che ci ama, dopo aver visto fallire l'ultimo progetto, anche a un'intervista davanti a una persona che si è costretti a disprezzare - parlando, con orrore, di noi stessi - per provare, ancora una volta, a stare al mondo.

martedì 8 luglio 2008

e per finire un po' di politica

cercando di essere sintetico.

signori, il problema non è berlusconi.

(la parola chiave è "non". per quello ho usato il grassetto)

tu, perché ti comporti così? speri che ti guardi, forse. speri che noti come ti stia particolarmente bene il paio di pantaloni che hai fatto tanta fatica ad acquistare, o l'ardimentosa infilata occhiali da sole-scarpe-borsa.
e tu? speri che ti ammiri. speri che mi renda conto che non ho a che fare con uno stupido ma con un tipo in gamba. uno che prende sul serio quello che fa e soprattutto quello che dice.
potete stare tranquilli. guardo e ammiro.
d'altronde, sono un essere primitivo. tutto quello che faccio lo faccio solo per scopare.

il tennis

il tennis è uno sport mentale.
lo 0-30 è una cosa, il 15-30 tutta un'altra cosa. servire sul 30 pari non è servire sul 15-40 o, figuriamoci, sul 40-15. ogni punto è diverso da un altro punto, ogni game ha una sua storia. la partita non è mai finita. chiunque abbia giocato a tennis queste cose le sa più di quanto non sappia camminare.

il tennis è uno sport di carezze, toccatine, svolazzi, pizzi, merletti. è uno sport di errori imperdonabili con la racchetta molle sotto la rete, di singhiozzi, di patemi, di braccia tremolanti, di cuori di cerbiatto.
non è, come qualcuno sostiene, uno sport per gladiatori.
per quelli a cui piacciono le maniere forti ci stanno la boxe e i suoi derivati, il rugby (sport peraltro meraviglioso), l'hockey su ghiaccio (sport magnifico), il football americano e persino il calcio, con tutti i suoi calcioni.

il tennis non prevede la violenza. è uno sport leggiadro, per gente che ama l'eleganza del gesto, la dimensione del balletto, la cerimonia dello stile, la concessione, al limite, al buffetto.
due persone in abiti bianchi distanti 25 metri che si lanciano una pallina sopra una rete. non si può immaginare niente di meno prosaico. niente di più plastico.

il tennis è uno sport di braccia, non di gambe. è la racchetta quale semplice prolungamento della mano, quale espressione mirabile del tatto.

invece anche nel tennis ha fatto la sua comparsa la forza. complici, è chiaro, gli strumenti. se si giocasse con le racchette di trent'anni fa, diciassette dei primi venti giocatori del mondo farebbero altro nella vita.
così, io devo vedere rafael nadal che vince wimbledon.
nadal è anche un bravo guaglione, un ragazzo simpatico, sportivo, leale e gagliardo. ma non deve giocare a tennis. non c'entra niente (basta osservarlo: come si veste, come si muove, la sua faccia, le sue smorfie, e soprattutto come impugna la racchetta, e come colpisce la palla; per lui quello non è un campo da tennis, è un'arena. per lui, la pallina va picchiata, non accarezzata; schiacciata, non accompagnata dall'altra parte). vederlo giocare a tennis è assistere a uno stupro.
lo stupro della grazia, della bellezza, della poesia, del tocco. la sopraffazione delle meraviglie di questo sport.
ripeto da sempre: anche nello sport più brutale c'è la poesia del gesto. persino nella boxe (vedi gli ultimi secondi di ali-foreman a kinshasa, raccontati benissimo in "quando eravamo re").

di morbidezze lo sport ne offre sempre meno. ed è un peccato, perché non sempre il soffio è meno emozionante del sangue.

giovedì 3 luglio 2008

tristezzissima

chissà quante vite ha salvato la nona di beethoven

mercoledì 2 luglio 2008

della memoria

non c'è molto da fare se non lasciare qualcosa.

un'amica un giorno mi disse la cosa più giusta: leggiamo proust per un solo motivo: perché non siamo proust.

ognuno però può lasciare qualcosa, preferibilmente non ai propri figli. una volta i figli venivano e basta, poi s'è cominciato a farli perché erano forza lavoro, poi perché avessero una bella vita da vivere, poi perché somigliassero a noi. forse bisognerebbe lasciare loro il meno possibile di noi. io ci sto riuscendo, con alterne soddisfazioni. pochi riescono ad andare oltre l'idea di lasciare qualcosa per qualcuno in particolare, anche perché pochi possono farlo.
ma anche quei molti che non possono, possono dare il loro buon contributo.

l'uomo è la sua memoria. senza memoria non c'è uomo.
io sono quello sono stato, quello che mi ha generato e colui che ha generato il mio generante, e così via. io sono la memoria di tutti gli uomini, e loro sono la mia.
la tradizione orale è, prima ancora della posa delle pietre (che ne è la declinazione rozza), l'originaria grande, sublime necessità percepita dall'uomo.
i nastri magnetici sono già scomparsi. presto con loro il cd, il dvd, l'i-pod. la pagine ingialliscono e piano piano si fanno polvere. se ne stamperanno altre, certo, che riprodurranno quelle. continuiamo a "salvare" i nostri documenti su supporti invisibili, destinati a morte certa e vicina. continuiamo a volerli "salvare" cambiando ogni anno il luogo dove stanno per morire.

The glacier knocks in the cupboard,
The desert sighs in the bed,
And the crack in the tea-cup opens
A lane to the land of the dead.

se facciamo fatica a comunicare, come è ben noto, pazienza. proviamoci lo stesso. entriamo in un negozio e diciamo qualcosa. quando siamo alla cassa possiamo dire: "lo sa, auden è un poeta qui là sopravvalutato sottovalutato questo certo fa un po' così, cosà, però alla fine, beh" al che la cassiera si interroga. l'esempio è eccessivo, sebbene la cassiera abbia certamente avuto a che fare con auden più di quanto non creda, un po' come tutti noi con il nuovo testamento.

ma insomma il senso è: lasciamo qualcosa di noi stessi al prossimo sconosciuto. fosse anche cacca, come questo blog.
perfino alle feste, chi ci va, ci va per lasciare un ricordo di sé. così ci può essere un giorno uno che dice ah sì mi ricordo, l'ho visto a una festa, ha fatto questo e quest'altro. ancora oggi la festa partecipa della dimensione rituale.
e allora perché non farlo anche negli altri momenti della giornata? chiamare un amico e dirgli sai ho pensato che...

martedì 1 luglio 2008

fotogrammi

la programmazione cinema di sky è diventata peggiore di quella di tutte le altre reti. c'è un canale (sky cinema max) sul quale non ho mai visto neanche un film; il primo giugno hanno abolito studio universal, che era l'unico buono, e al suo posto ci hanno messo mgm channel (pessimo, finora); da un mese a questa parte su sky cinema hits trasmettono solo film di james bond.
io vado a dormire non prima delle tre del mattino. a volte alle quattro, a volte alle cinque. se riconosco del sadismo nel programmatore che piazza un buon film alle due, non so cosa dire di colui che nemmeno alle tre, quando il 95% dei clienti sky dorme saporitamente, prova a mettere qualcosa di decente. invece tu sei in piedi all'alba e ti trovi "programmato per uccidere" e "svalvolati on the road". mi aggrappo a raisat cinema, prima di mollare definitivamente e cadere tra le braccia del buon prete, dell'onesto carabiniere, del tosto commissario, dell'umano dottore, dell'arzillo nonnetto, della coraggiosa commessa: gli eroi del duopolio terrestre.

premesse queste brevi e utili note, dico che stasera su raisat cinema c'era tutti gli uomini del presidente (nella versione integrale, cioè comprensiva dei tagli dei distributori italiani), appena rivisto e rivisto. quindi l'ho rivisto.
a un certo punto c'è una scena in cui un sacco di persone escono da un ufficio o da un teatro.
non so per quale motivo (che poi è il motivo per cui uno guarda un film più di una volta, ovvero dimenticarsi del film) mi sono soffermato sulle gambe di una donna, una anonima comparsa, che camminava svelta in chissà quale direzione.
in tutto pochi secondi. un semplice e defatigante campo lungo di raccordo tra una scena redford/hoffman e un'altra.
ho guardato la gonna. ho guardato la gonna e le gambe della donna e ho capito che erano finte. che non erano gambe di donna su corpo di donna. e non era nemmeno gonna. era niente. era un corpo-niente. ho pensato chissà quanti fotogrammi esistono, perché realmente esistono, di quella camminata? potrei un giorno recuperare una bobina e far passare la pellicola sotto la luce e vedere quanti sono i fotogrammi della anonima donna che cammina. potrei farlo, e saprei che esistono i fotogrammi prima, dopo e indipendentemente dalla donna, dal suo corpo, dal luogo da cui proviene e da dove andrà.

la cosa meravigliosa del cinema è questa.