sabato 22 dicembre 2007

festa, ahò, finalmente.

le feste sono state create per rendere infelice l'uomo.
credo che non vi sia dubbio su questo.

se simuliamo il creatore, simuliamo le sue beffe. se è un prodotto culturale, si tratta dell'ennesima caduta.

il giorno della settimana in cui si soffre di più è la domenica. la domenica è il giorno in cui per forza facciamo i conti con noi stessi, con la nostra vita. e quindi, fatalmente, stiamo peggio. la domenica in televisione ci sono le ragazze bone, la gente che balla e che si diverte. la maggior parte di noi non balla e non festeggia. la maggior parte di noi la domenica è triste. compie dei riti, anche la domenica, proprio come gli altri giorni della settimana, per sottrarsi allo specchio. chi va in chiesa, chi va al cimitero, chi va a trovare papà e mamma, chi va al parco coi figli. molti non possono uscire. anziani, malati. è per loro che fanno le trasmissioni della domenica. se uno è al parco coi figli non guarda la televisione. l'anziano, solo, malato, non ha alternative. e quindi, teoricamente, è contento di vedere maurizio costanzo.

il natale, ovviamente, è la festa peggiore di tutte.
a natale stanno bene in pochi. i fortunati. tutti gli altri soffrono. chi ha perso una persona cara se la ricorda di più, chi sta male sta peggio. chi è solo si sente perduto. già la gente sta male, e i mezzi di comunicazione non fanno altro che proporre sorrisi, brindisi, allegria. così stanno tutti peggio. tralascio, troppo noto, di dire della morte del dono, simbolo di comunione.

sì, a natale ci si fanno gli auguri, e alcuni sono sinceri. a natale qualcuno si ricorda di essere stato un essere umano. è meglio di niente.
però poi si torna a casa, e quel saluto scompare nel silenzio.

leoni

stamattina ho visto un documentario. forse il più bello che abbia mai visto in vita mia. sulla raiuno alle 11, più o meno. prodotto dalla bbc per la serie planet earth. nonostante abbia visto in vita mia centinaia di documentari sugli animali, questo mi ha emozionato tantissimo. e ho anche imparato qualcosa. un documentario girato in modo magistrale, preciso, fluido, certamente faticosissimo. e anche ben scritto. chissà se lo ridanno, ché mi son perso l'inizio.

ieri sera invece, sciambola.

mi stavo deprimendo in negletta solitudine quando è arrivata la telefonata del mio amico dominicus, il quale mi ha chiesto se lo accompagnavo al cinema. gli ho detto sì e quindi siamo andati a vedere leoni per agnelli.
il titolo, che certamente è tra i più brutti di sempre, è molto più bello del film.
il film è orrendo. pieno di luoghi comuni, scritto coi piedi (da certo signor carnahan, che è anche co-produttore), recitato da cani, girato in economia, privo di senso dall'inizio alla fine.
non dico balle.
c'è il senatore spregiudicato (tom cruise) tutto guerra e bandiera, il professore liberal in jeans e velluto (e splendida dentiera, robert redford al suo minimo) che fa lezioni democratiche e cerca di "salvare" uno studente, l'esercito americano col colonnello che dice "fuck" quando gli dicono che hanno perso due uomini, lo studente (antipaticissimo) che vuole/non vuole cambiare il mondo, il negro e l'ispanico, universitari nati negli slums, che muoiono da eroi. dal completo disastro si salva meryl streep, in due sole occasioni: quando torce leggermente una caviglia durante l'intervista (che è un terzo del film ed è di una noia mortale), unico gesto perfetto, e quando s'incazza col direttore del telegiornale. voto: zero.

lunedì 17 dicembre 2007

insisto sulla conversazione

stanotte, fatto non raro, ho fatto fatica a dormire.
su raisat cinema c’erano tre film del giovane polanski: repulsione, cul de sac, il coltello nell’acqua. il primo è bellissimo, il terzo è bello, il secondo dev’essere bello ma me lo sono perso, preso com’ero in piena notte dalla risistemazione dei canali sul secondo decoder. peccato, perché c’era françoise dorléac.
prima delle ore 4, quando sono tornato a letto, ho avuto la fortuna di vedere un filmone: lettera da una sconosciuta, di ophuls, 1948. e alle 23 mi sono rivisto per l’ennesima volta la conversazione.
ecco, il mio amico AM (ché così si firma) ritiene che il film "le vite degli altri" sia "un film tedesco". credo di interpretare correttamente traducendo "tedesco" in "crucco". ovvero film rigido, scabro, secco.
giusto. ma non solo. resto della mia idea.
idea che, dopo aver rivisto la conversazione, che il destino buono mi ha fatto di nuovo apprezzare, non posso che confermare.
un film perfetto.

venerdì 14 dicembre 2007

cose che ho fatto questa settimana sul lavoro

ho parlato al telefono con un avvocato che difende uno dei più importanti ospedali d'italia e ho fatto molta fatica a farmi capire. per un po' ho pensato che fosse un gran volpone. poi, no.

ho conosciuto un assessore della lega del comune di vigevano

mi sono fatto offrire un pranzo da una signora

ho trattato un po' male una coppia di soci al sindacato del quale ho l'onore di essere presidente provinciale. i soci se ne sono andati sbattendo la porta e urlando insulti. il marito si chiama come un frutto.

ho presenziato a un'udienza civile fissata alle ore14

ho presenziato a un'assemblea condominiale

mi sono agitato pensando di aver toppato una causa. il mio praticante mi ha calmato inventando una soluzione geniale. ho chiesto un rinvio in udienza d'accordo col collega. il giudice mi ha fatto capire che sarebbe meglio che non proseguissi. insomma, il praticante è geniale, ma la causa è stata toppata. però sono meno agitato.

martedì 11 dicembre 2007

arriva l'uomo nero

quando ero piccolo mia nonna, quando lo riteneva opportuno, agitava lo spauracchio dell'"uomo nero". penso che all'epoca interpretavo bene le parole della nonna non pensando ad un uomo nero di pelle quanto ad un uomo vestito di nero.

oggi in tutti i centri commerciali, grandi magazzeni, fast food e negozi di prestigio invece c'è l'uomo nero nel senso della pelle. l'uomo della sicurezza: invariabilmente nero, e vestito di nero (io trovo la parola negro per nulla spregiativa, e sul punto posso addure infiniti argomenti, ma mi hanno fatto notare che siccome loro la trovano tale, non va usata).
evidentemente la pelle nera fa più paura all'uomo bianco.

resto tuttavia perplesso. chissà come si sentirebbe l'uomo medio di fronte al chirurgo nero, o al giudice nero. forse un poco a disagio. l'uomo nero che fa la guardia invece è rassicurante. come il cane nero.

sento una punta di razzismo in questa tendenza a piazzare il bravo negro che fa la faccia cattiva all'ingresso.


se fossi gesù cristo, che bianco e biondo non era, mi arrabbierei.

domenica 9 dicembre 2007

fuoco a volontà

tutto sommato gli zero commenti hanno di buono che uno può scrivere davvero quello che gli pare.

ebbene, il simpatico daniele fabbri, alias daniele luttazzi, è riuscito nella difficile impresa di farsi buttare fuori anche da la 7. la decisione della rete mi sembra un po' una cosa alla bernabei, ma tant'è.

il punto è che il nostro, a prescindere dalle battutacce che gli sono costate il posto, si è rivelato (nel caso qualcuno avesse avuto ancora dubbi) per il nanetto che è. finché stava tra de fornari e de antoni era simpatico, quando s'è messo a fare il letterman ha fatto pena, quando s'è messo a fare il maestro di pensiero non l'ha cagato nessuno. allora ha provato con il turpiloquio, e tanti saluti.
ricapitolando: biagi s'è finalmente tolto dai piedi; luttazzi s'è fatto cacciare, santoro ha mostrato di che pasta è fatto (frolla, direi). forse che l'editto bulgaro fu un raro esempio di lungimiranza?

a tenere alto il vessillo della satira resta benigni. l'altra sera si occupava di dante. confesso che faccio una certa fatica a tollerare la lectio magistralis su dante di uno che normalmente cerca di toccare l'uccello a pippo baudo e la bernarda alla carrà. in più, che il dio-amore me lo venga a spiegare benigni, mi fa vomitare.
d'altra parte, un paese che consegna il pensiero politico in mano a celentano, può anche far recitare dante al buffone di corte.

sabato 8 dicembre 2007

le vite degli altri

le vite degli altri non è un bel film.

mi sono fidato dei pareri entusiasti di coloro il cui consiglio stimo e così l'ho comprato in pay per view. è un film che richiede allo spettatore troppa fiducia. il presupposto che lo sorregge è davvero difficile da trovare, atteso che non ve n'è traccia nella sceneggiatura e nella regia.
chiunque lo trovi bello vada a vedersi la conversazione, il primo capolavoro di coppola. film meraviglioso.

intanto, ho appena finito di rivedere il bellissimo ubriaco d'amore, di p.t. anderson, così ho rinfrancato lo spirito.

le vite degli altri. che brutto titolo.
io fino a una certa età ho covato una sorta di rifiuto per le case degli altri, soprattutto per la cucina. odiavo mangiare cibi cucinati da altri che non fossero mia mamma o mia nonna materna.
da grande ho superato il problema, che è rimasto a lavorare sottotraccia in misura innocua.

oggi provo una moderata repulsione per la spesa degli altri. come tutti, osservo con discrezione cosa compra il mio prossimo.
e inevitabilmente non capisco, sono sgomento e leggermente disgustato.

giovedì 6 dicembre 2007

malo benevolentiam

ci sono sentimenti che godono di stima immeritata.
uno, in particolare.

l'amore, o meglio quello che viene chiamato amore, necessita di un ridimensionamento.

sono un po' stufo di vesti stracciate e capelli strappati in nome dell'amore.
non voglio ripetermi, è che l'argomento mi titilla.

il confine con parenti meno nobili è labile.
non c'è dubbio che i mafiosi, gli uccisori e gli illetterati amino, anche fortemente.
soffrono per la perdita dei loro figli, per la salute dei loro cari, come tutti noi.

ebbene, sono per una equa e solidale ridistribuzione del carico affettivo. amiamo un po' di meno i nostri cari e un po' di più tutti gli altri.
ovvero: ama, se vuoi, ma soprattutto comportati bene.

uno slogan davvero efficace.

redazionale anch'io

luca sofri e matteo bordone si permettono di schernire uno dei tanti poveretti pagati dal foglio per dire peste e corna degli atei e parlare bene del papa. il direttore risponde trattandoli come dei puffi.

premesso che da un uomo grasso come ferrara mi aspettavo un poco più di finezza, nel merito mi trovo quasi in imbarazzo nel dover dire che il poveretto in questione dimentica una cosuccia come quindici secoli di barbarie nel nome del signore.

tuttavia, dal momento che siamo alla vigilia dell'immacolata concezione e nei pressi del santo natale, e dal momento che l'unica cosa che ci può salvare è la speranza, ecco, io spero che tra qualche anno torni tra noi un giornale senza preti, mummie, barbe, bibbie, sigari, motociclette.

martedì 4 dicembre 2007

lasciamo decidere a loro

nell'imbarazzo della scelta, ieri, lavando i piatti, ho chiesto a mio figlio di indicarmi la via:

"preferisci veltrone o berluscone?"

"veltrone"

così sia.