sabato 21 novembre 2015

le canzoni salvano la vita


dimmi che anche tu abbracci l'armadio
che anche tu appoggi la faccia sullo stipite della porta
che anche tu non riesci a dormire
dimmi che anche tu invochi
dimmi che anche tu cadi per terra e ti fai male
dimmi che anche tu continui a sperare, nonostante tutto. che a un certo punto non ci credevi più, poi hai cominciato a crederci ancora e quando hai cominciato ti hanno accoltellato.
dimmi che lo sai che sei un sacco di merda e che le tue parole e le tue azioni non salveranno nessuno.

sinfonia otto. primo movimento. furtwängler.

lunedì 2 marzo 2015

ho incontrato federico

è successo qualche mese fa, prima di natale. avevo preso appuntamento con Giovannangelo per scambiarci gli auguri. un'occasione per vederci.
quando sei con Giovannangelo può succedere di tutto, egli è, sebbene suo malgrado, un essere demiurgico, è capace di modificare la realtà. è come se avesse dei superpoteri che non so decifrare. quello che so è che quando c'è lui le persone e le cose smettono di funzionare e si mettono a dire e fare cose strane. è vero. è una specie di disturbatore involontario di segnale. un jammer del reale. è per quello che mi piace, Giovannangelo, è un baco del sistema. me ne ha combinate di tutti i colori, ma gli voglio bene e per un certo periodo ho desiderato di adottarlo, anche se è solo di pochi anni più giovane di me. secondo me tutti i maschi adulti a una certa età dovrebbero adottare un giovane uomo, o anche più di uno, come si usava nei tempi che furono.
insomma, dopo i saluti e gli abbracci di rito siamo andati a mangiare un panino nel bar di fronte allo studio.
ci accomodiamo nella zona soppalcata. mentre chiacchieriamo amabilmente intorno alla sua ultima ossessione, il celeberrimo passo di Gai Inst, 4,21  - Giovannangelo sostiene che il vindex non agiva pro se ma alieno nomine in qualità di mero garante, mentre tutta la dottrina romanistica da sempre dice il contrario - mentre mi dice che secondo lui il solebat in realtà è la corruzione di volebat, fa la sua apparizione nel locale Federico.

di lui ho scritto un panegirico qualche anno fa. all'epoca era conosciuto solo dai pochi, mentre adesso è una superstar della televisione (e non solo, come dirò più avanti). lo sto studiando da tempo: ha molta stima di sé e di quello che fa. eclettico, di cultura superiore alla media, sa fare buon uso della parola, ama certamente le cose belle (che per lui includono bei vestiti, buon vino, bei mobili). ogni tanto incappa in deplorevoli strafalcioni (per esempio storpiare Diana Rigg in Diana Ray- reato di lesa maestà - oppure chiamare Tony Curtis con il nome di Schultz invece che Schwartz), ma chi è senza peccato.

entra Federico e io immediatamente urlo: "eccolo, il numero uno, il numero uno!". Giovannangelo mi guarda con comprensibile stupore. Federico, giù di sotto, resta immobile. ordina qualcosa al bar. io mi interrogo sul da farsi, non capita tutti i giorni di incontrare uno dei propri idoli viventi. urlare una seconda volta è inopportuno: con tutta evidenza il mio idolo, che non può non avermi udito, non vuole essere tormentato. scendere e affrontarlo da fan, con guance imporporate, bava e l'immancabile balbuzie, potrebbe peggiorare la miserabile figura che ho già fatto.
risolvo di restare a chiacchierare del vindex con G. ma qualcosa devo fare. non posso lasciare le cose così. devo entrare in contatto con lui. lascio che sia l'istinto a guidarmi. invito G. a ritenere chiuso il pranzo, dal momento che i panini e le birre sono stati terminati, e scendiamo verso il bancone, dove F. sta bevendo qualcosa.
appena gli passo accanto noto che i suoi scarponcini hanno le stringhe slacciate e gli dico: "guardi che ha le scarpe slacciate". lui mi risponde: "sì, è intenzionale".
mentre pago le consumazioni, Federico - e qui sta tutto il mistero dell'episodio - contravviene alle sue intenzioni e appoggia, prima uno e poi l'altro, i suoi scarponcini sul primo gradino della scalinata e si allaccia le stringhe.
non sono soddisfatto. mi siedo con G. a un tavolino fuori del bar per fumare una sigaretta. so che Federico deve uscire prima o poi. infatti dopo pochi minuti esce. dico a G. che dobbiamo seguirlo. naturalmente G. non sa chi sia, e le mie risposte alle sue interrogazioni sul punto sono confuse e sbrindellate.
Federico entra nello stabile in cui si trova il mio studio. vuoi vedere che viene da me? no. si infila nel teatro che sta accanto, dove, scoprirò di lì a poco, terrà un one man show sulle olimpiadi del 1936.
da me invece viene G., e già che ci siamo ci fumiamo un'altra sigaretta.