venerdì 11 febbraio 2011

fask and zen

Ieri sera sono stato a sentire un concerto. di giovani ragazzini rocchettari. sono andato per sentire i FASK (un acronimo). Questi FASK erano il cosiddetto “opening act” della serata, il preludio al piatto forte, che si chiama zen circus. Nei FASK suona il nipote di un mio caro amico, ed è per quello che ci sono andato. dico subito che sono stato contento di averli visti. Suonano bene, sono simpatici. Il cantante, che è il leader carismatico, ha i baffi, e ogni tanto imbraccia una SG. Il bassista, come quasi tutti i bassisti del mondo, fa il suo onesto lavoro nell’ombra. Il chitarrista suona la les paul classic. E’ timido (lo chiamano “orsetto”) ma riesce a tenere il palco con divertente rigidità. Il batterista fa la seconda voce. La musica è troppo moderna per le mie vecchie orecchie. Però mi sono piaciuti. Hanno discrete palle e voglia. E soprattutto non se la menano.

Finiti i FASK, sono arrivati gli zen circus.
questi zen circus sono in tre. chitarra, basso e batteria. sono gente all’apparenza allegra e con le idee chiare. Il bassista sembra anziano, ma forse li porta male. Il batterista è striminzito e minimalista ma pesta. il chitarrista, prima dell’esibizione, ha fatto portare sul palco sei chitarre, tutte di ottima qualità, mi pare quattro elettriche e due acustiche. ben due bravi roadies si sono succeduti quali accordatori per calibrare al meglio l’intonazione degli strumenti. purtroppo il chitarrista, che ha i capelli come i miei, non sa suonare. ma forse è un dettaglio inutile.
gli zen circus si sono fatti precedere (forse per simpatia con il locale che li ospitava – circolo ARCI - sebbene a me sia sembrata una introduzione consolidata) da una breve ma intensa antologia di dichiarazioni di esponenti della maggioranza, da calderoli a, naturalmente, berlusconi.
quindi, dopo un breve estratto dell’inno nazionale, hanno aperto.
Presto mi sono accorto con sgomento che buona parte del (folto) pubblico, la cui età media oscillava intorno ai 20, conosceva i testi delle canzoni. I testi sono in italiano. Dopo tre o quattro pezzi ho abbandonato la sala e sono andato a mangiare dal mcdonald.


nota
mentre uscivo mi sono ricordato di una cosa che vidi tanti anni fa: un’intervista a una ragazzina di liverpool che piangeva perché i beatles non avrebbero più suonato al cavern, perché nel frattempo erano diventati famosi, e là non avrebbero più potuto suonare. e lei era triste e diceva, loro sono nostri, appartengono a noi, ce li portano via, ma loro sono di qui, sono di liverpool, sono del cavern. lei andava al cavern tutte le sere, li aveva visti crescere, li aveva visti suonare besame mucho, sweet little sixteen, some other guy e le prime versioni di I saw her standing there e one after 909.
e allora mi sono reso conto, guarda un po’, che tutti i gruppi hanno i loro fan che li seguono dai primi passi. anche gli zen circus e i Fask. ma non so cosa significhi questa cosa.