lo sgomento prende vieppiù piede.
il sentire del momento è nel senso del supplizio.
e il blog aiuta a stare peggio.
è un po' come i cattivi: c'è sempre uno più cattivo.
c'è sempre un altro libro, un'altra intelligenza. un'altra scoperta.
c'è sempre un passo in più da fare.
e nello stesso tempo la percezione dell'inanità dello sforzo.
tuttavia, non ho il coraggio di andare in groenlandia e stare solo tra i ghiacci, nel silenzio, senza paura. e poi, se è peggio, non invoco, e non sento la Chiamata.
vivo qui e penosamente agogno la vera atarassia.
senza preavviso mi viene in mente che sta circolando nelle sale il terzo remake del capolavoro di don siegel. ogni quindici anni lo rifanno. gli americani sono specializzati nel veicolare surrettiziamente messaggi attraverso l'apparente affermazione del loro contrario. questo perché gli americani non hanno stima dell'opera d'arte. non pensano che le opere abbiano dignità in sé, che sopravvivano al loro autore o, peggio, che gli si possano rivoltare contro. rozzi come sono, incapaci di considerare la creazione come qualcosa di diverso dal creatore, pasticciano sempre. come se l'opera fosse morta, anziché nata. ma sono anche ingenui, e per questo non colpevoli. troppo facile vedere dove si va a parare.
periodicamente ci si salva dalla fine del mondo. dagli alieni, dai virus, dai mostri.
periodicamente si scopre che era tutto un sogno, che era tutto finto.
sempre resta dunque la domanda.
e torniamo a siegel e al perché ci ripropongono gli ultracorpi.
il motivo è chiaro.
alla fine sognamo tutti di smettere di sognare.
venerdì 26 ottobre 2007
don siegel
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