mercoledì 29 agosto 2012

il direttore scrive

per me il post precedente, quello con i teletubbies, era bellissimo. epperò non è piaciuto a nessuno.
io non capisco.

venerdì 24 agosto 2012

uscire dalla crisi

Il presidente della Francia, François Hollande, nella foto,


ha dichiarato che serve uno sforzo per mantenere gli impegni.

Con lui si è schierata subito la cancelliera tedesca Angela Merkel, che vediamo nella foto,


la quale ha invitato la Grecia ad andare avanti con le riforme.

In Italia, è intervenuto sul delicato tema della crisi il presidente del consiglio Mario Monti (foto sotto)


appena rientrato dalla breve vacanza in Isvizzera. Monti ha dichiarato che ormai si intravvede la fine della discesa.

Il presidente dell'Italia, il napoletano G. Napolitano (v. foto),


ha espresso soddisfazione per il lavoro sin qui compiuto dal governo e si è detto "estremamente fiducioso per il futuro". Con l'occasione, Napolitano ha passato in rivista alcuni corpi scelti dell'esercito, tra i quali militano atleti olimpici, ringraziandoli per il "prezioso contributo fornito al Paese".


serie A 2012-2013

per me, e mi assumo tutta la responsabilità di quello che dico, il milan quest'anno si salva.

giovedì 23 agosto 2012

23 agosto

quello che non succede
è incontrare chi comprende l'imbarazzo.
quello che non giunge
è l'abbraccio che non hai chiesto.

il molteplice non interessa
la complessità annoia
ormai dirigo ogni mio gesto, ogni mia parola, ogni mia molecola disponibile verso un'erezione, una penetrazione, un'eiaculazione.



giovedì 16 agosto 2012

alla ricerca degli engram


quando avevo 14 anni ne dimostravo 10. non ci credeva nessuno che avevo l'età che avevo. pensavano li prendessi in giro. dovevo tirare fuori i documenti. i miei genitori, dopo aver fatto la parte dei tranquillizzatori, cominciarono a temere e mi portarono ad un centro per la crescita. la diagnosi fu che avevo le ossa di uno di 12. è così anche adesso. non ci crede nessuno, a vedermi, che ho 44 anni. 45, tra un mese. ne dimostro 30. la verità è che avevo 14 anni solo per l'anagrafe. per tutto il resto, 10 era giusto. forse anche 8.

una volta fui rimandato in latino. a settembre mi presentai allo scritto ma come al solito ero completamente sfasato e mi sedetti a fare la versione insieme a quelli di quarta ginnasio, mentre ero in prima liceo. in effetti non riconoscevo nessuno dei miei compagni. se ne accorse una prof che mi disse guarda che la tua classe è dall'altro lato della scuola.

mi piaceva una mia compagna di classe. una volta ero in giro con lei e una sua amica, che è mia amica ancora oggi, e non so come ci venne l'idea di comprare un frisbee e andare a giocarci al parco sempione. dopo pochi minuti, nel tentativo di raggiungere il frisbee, andai a finire con la faccia contro un albero.

una volta ero a sciare con la scuola e finii con la faccia contro un albero, ma non per nostalgia di quell'altro.

quando ero in quarta ginnasio feci la conoscenza di san firmino. nei mesi successivi fui il bersaglio di alcuni ragazzi di qualche anno più grandi, in particolare di un tizio che aveva addirittura la barba (che a me non cresce neppure oggi). un giorno questi sfondò con calcio e connessa capriola (un bel gesto, bisogna dire) la porta della classe e urlò, rivolto alla prof di lettere: "vogliamo lui". e la prof mi disse: "vai pure, vai". è successo veramente.

quando andai ai "tre giorni", le visite per l'attitudine al servizio militare, tutti si stupirono della mia idoneità. ricordo che invece io ero orgoglioso di avercela fatta. un sentimento comprensibile, ma non per questo meno orribile.

quando le mie compagne di classe del liceo stesero la classifica dei maschi, seppi da un amico, con una discrezione che tutto sommato apprezzai, di essermi piazzato all'ultimo posto.

all'università, le prime settimane del primo anno le aule erano gremite. un giorno ero seduto con alcune mie amiche, già compagne di classe al liceo, e poco prima che iniziasse la lezione mi arrivò un bigliettino da una sconosciuta, qualche fila più in alto, che diceva "mmm come sei bello, mi piacerebbe baciarti, toccarti...". l'aula 208 quel giorno conteneva circa 300 persone. ma quella (so che non eri sola) scelse di umiliare proprio me. non riuscivo a credere a tanta disgrazia. all'epoca, tra l'altro, ero disperatamente vergine.

qualche anno dopo stavo scrivendo la tesi. come al solito ero trafelato. dovevo recuperare un testo nella biblioteca di un altro istituto. arrivai due minuti prima della chiusura. l'impiegata mi disse: "sei fortunato". poi mi guardò meglio e aggiunse: "sei più fortunato che bello". ancora oggi non ho capito perché lo disse.
in relazione ad entrambi gli ultimi due episodi, ho tuttavia sempre trovato un che di sublime nella cattiveria gratuita che mi fu inflitta. il tocco del diavolo, dono inatteso anche per il donante, ustiona e lusinga. Merci, Monsieur Opale.

una volta ero in francia a sciare. io e mio fratello ci trovavamo su un'ovovia con altra gente. a un tratto due ragazze si misero a parlare. erano italiane. pensando di non essere capite, andarono a ruota libera. una disse all'altra che sfiga, io volevo prendere quella dove c'erano quei due fighi, invece ci sono capitati questi due, che sono brutti. per dare a cesare, specifico doverosamente che mio fratello è bello. ma il giudizio era corretto: mezzo bicchiere di liquido rancido e mezzo di liquido buono fanno un bicchiere di liquido rancido.

una volta a una festa cercavo di corteggiare, con la mia simpatia, una ragazza che aveva due bellissimi occhi. dopo qualche minuto mi disse vado a prendere qualcosa da bere, tu resta qui, mi raccomando.

restai.

mercoledì 15 agosto 2012

rotta su vega

sto leggendo virginia woolf. la traduzione è di maura del serra. mi documento in rete: sembra un gigante. scopro, con tristezza infinita, che a un certo punto della sua vita è diventata vegana. io una volta ce l'avevo a morte coi fumatori e adesso fumo con regolarità. adesso divento vegano anche io, che mangio carne tutti i giorni e spesso due volte al giorno. divento vegano anche io e poi voto l'italia dei valori. voto beppe grillo, vado a messa, smetto di bere, smetto di scopare, smetto anche di farmi le seghe, mi metto le ciabatte anche io, le ciabatte infradito e poi giro anche io per milano con quelle, ci vado a fare la spesa con la massima nonchalance. poi metto gli occhiali da sole, anche se piove e anche se è buio. faccio anche io come gli altri: metto le magliette con le frasi spiritose scritte sopra, metto le cose di marca, bevo il caffè la mattina, mi taglio i capelli dal parrucchiere, come fanno tutti, compro la verdura e me la mangio e dico mmm quant'è bbuona la verdura, e come fa bene! come dicono tutti. e poi bevo tanta acqua, due litri al giorno, che fa bene anche quella. smetto di mangiare dolci e fritti e cose grasse, smetto di bere bibite gassate, mi abbronzo. vado a votare e voto l'udc, voto il pd. e poi lo dico, che voto il pd, e poi mi compro la bici e vado in ufficio in bici e mi faccio vedere da tutti, con i miei infradito di marca, gli occhiali famosi, la verdura non ogm e la bici scrausa. esco la sera, vado anche io a teatro a vedere qualche attore italiano, vado ai concerti, vado a ballare, vado al cinema, in un multisala, a vedere un bel kolossal e poi dico carino belli gli effetti speciali, vado nei locali dove la gente incredibilmente mostra di apprezzarmi perchè anche io sono vestito alla moda e ho le cose giuste addosso e allora faccio conversazione e rido e scherzo e mi diverto e passo una bella serata. poi ricevo la visita di uno che mi dice hai visto com'è facile? e dal giorno dopo tutto è ancora più facile e svegliarsi la mattina è un piacere, e le cose che dico tutti le capiscono subito e ho tanta voglia di fare. e vado avanti così per anni, sciolto e disinvolto, visto e piaciuto, salvo le foche, lotto sui binari, pago le tasse, mi impegno nel sociale, viaggio, vado in palestra, twitto, trovo tanti amici, smetto di fumare, smetto di ruttare, smetto di tenere al milan. poi un giorno torna a trovarmi il tizio che venne quella sera e mi dice ti trovo bene e io gli dico sì, mi piace, mi piace tutto questo e lui mi risponde: "si, eh?"

martedì 14 agosto 2012

i figli di Nabokov

a catania, diciamo immediatamente intorno a catania, sono sorti, negli ultimi dieci anni, i seguenti centri commerciali, uno più grande dell'altro, come vuole la tradizione: le porte di catania, centro sicilia, etnapolis, katanè, le ginestre, i portali.
tutto questo inscritto in un contesto che vedeva già dai dieci anni precedenti l'esistenza del più grande polo commerciale della sicilia, cioè il paese di misterbianco, collegato a catania come sesto san giovanni o corsico lo sono a milano, nel cui territorio si trovavano, come si trovano ancora, centinaia di capannoni deputati alle più svariate attività: abbigliamento, calzature, giocattoli, elettrodomestici, alimentari, arredamento, articoli sportivi, bricolage, ecc.
all'interno di ciascun centro commerciale, come tutti sanno, ci sono sempre gli stessi negozi: le valigerie, le profumerie, i negozi di abbigliamento, il grosso venditore di elettrodomestici e affini, l'ipermercato (auchan ne può contare ben tre - i francesi sono parecchio aggressivi, se aggiungiamo anche decathlon e leroy merlin, pure presenti), il negozio di giochi per xbox ps3 e wii, la ristorazione, e così via. tutto in franchising. ogni tanto qualcuno va male, chiude, e dopo un mese al suo posto apre un altro. come i pesci nell'acquario. finché si desidera l'acquario.
quando vado in questi luoghi, per un motivo o per l'altro, osservo le persone che vi si muovono.
le osservo da tempo, senza grosse pretese antropologiche.

ebbene, succede che sto leggendo le memorie dell'infanzia di nabokov ("Parla, ricordo", Adelphi) ed ecco che, più o meno a pagina 250, sono catturato da un pensiero.
nabokov era figlilo di nobili, ricchissimi. a 9 anni parlava e scriveva correntemente in tre lingue (russo, inglese e francese). nella sua casa, ovunque essa fosse (giacchè la famiglia era solita spostarsi tra le varie residenze), si succedettero governanti e precettori russi, francesi, polacchi, inglesi, scozzesi. ebbe due fratelli e due sorelle. nel 1917 i bolscevichi suggerirono ai nabokov l'esilio e da lì fino alla morte egli visse da emigrato, insegnando e scrivendo.
comodo fare l'intellettuale quando hai a disposizione una vasta biblioteca, carrozze, campi da tennis e insegnanti privati.
invece no. non è così. non c'entra niente la letteratura con la vasta biblioteca e il precettore multilingue.
la letteratura non ha niente a che vedere col censo, con la scuola, con l'obbligo di studiare.
l'unico problema che esiste al mondo è la fame. tutti gli esseri umani devono avere un pezzo di pane e un poco di acqua. in realtà tutti potrebbero serenamente vivere mangiando, in misura diversa a seconda delle condizioni del luogo e del clima, cereali, frutta, verdura, coniglio, pollo e pesce. e bere acqua. comunque, siccome oggi questo non accade, perché c'è ancora gente che muore di fame, il problema da risolvere è questo.
se ne parla, lo so. ma si parla anche, e molto, di una cosa che chiamano accesso alle risorse.
questo non è un problema. accesso alle risorse significa pane e acqua per tutti. acqua e cereali, frutta, verdura, coniglio, pollo e pesce. risorse presenti sulla terra e presenti per tutti. non significa accesso all'istruzione superiore, ai beni di consumo.

quando tutti hanno da mangiare, l'unico povero è il povero di risorse intellettuali.
e questa povertà è incancellabile.
se dai un libro a 100 persone, la maggior parte di esse non lo leggerà, o se lo leggerà, non ne ricaverà alcun nutrimento, alcun beneficio, alcun lampo.
il figlio del pastore avrà comunque il suo lampo, il suo brivido lungo la schiena. in un modo o in un altro (la pagina di un settimanale abbandonato, il regalo di una vecchia zia matta, il quotidiano che avvolge un ceppo), si troverà prima o poi di fronte alla vertigine provocata dall'impudico accoppiamento di un nome con un aggettivo, perdutamente avvinghiato dalla spirale di un verbo, dovrà fare i conti con il profondissimo mistero di un'immagine scaturita dalla bizzarra comitiva di una manciata di vocaboli, un mistero che lo stordirà e lo condannerà per la vita.
per quanto destinato a una vita da pastore, da garzone, ti capiterà prima io poi in mano un brandello di qualcosa di scritto. e quando tuo padre ti costringerà a seguirlo per i monti, all'alba, o in negozio, o per strada, quando ti rimprovererà perchè non hai voglia di seguirlo, e ti frusterà quando scoprirà che hai speso quei due soldi per un libro, tu non potrai fare a meno di prenderti quelle frustate, quelle botte, con la tragica certezza che l'esperienza si ripeterà perché dovrai comprare, rubare, prendere a prestito un altro libro.

il problema non è nemmeno che non tutti gli umani possono o non possono avere un ipad, un ipod un cellulare o un'auto. il problema è che se cento persone hanno un ipad o possono navigare in internet, uno userà questo strumento per leggere alda merini o francois villon, gli altri 99 lo useranno per chiacchierare, giocare a poker online, scrivere cose inutili come quelle che sto scrivendo io.
una volta i figli dei ricchi andavano a scuola e i figli dei poveri no. così i figli dei ricchi leggevano libri e i figli dei poveri no. adesso i figli dei ricchi e i figli dei poveri vanno tutti a scuola. ma i figli, dei ricchi e dei poveri, non sono diventati migliori per questo motivo rispetto ai loro nonni. i figli di oggi vanno nei centri commerciali, ammassati come bovini senza il nastro trasportatore e la scarica elettrica, senza sapere che cosa fanno perchè lo fanno. tutti costoro hanno un cellulare e un motorino. ma il motorino lo usano per fare avanti e indietro per la strada. il cellulare per scrivere messaggi insulsi ad altre persone insulse. hanno accesso alle risorse ma non sanno cosa farsene. questo è il problema.
qualunque accesso alle risorse non risolve il problema che le risorse non servono a chi non sa riconoscerle, ovvero in altre parole vanno sprecate. questo spreco è un fattore importante, dal punto di vista anche solo squisitamente macroeconomico.
quando l'accesso alle risorse (libri) era limitato, c'è sempre stato quello che tale accesso non avrebbe dovuto avere e invece l'ha trovato per conto suo. così come deve essere.
l'accesso alle risorse ha generato il consumatore, lo zombi.

essi vivono.


svizzera tre

Alla fine sono andato a Lenzerheide, su suggerimento di una gentile impiegata del centro svizzero di piazza cavour. Bello, meta di turismo all swiss, molto costoso come quasi ovunque lassù. Ho ritrovato il silenzio su un alpeggio semisconosciuto, tra animali quasi di fantasia, e ho perduto il fiato in cima al Rothorn. E' il terzo anno consecutivo: due giorni di svizzera. Mi sono svegliato all'alba, nell'odore del fieno. Un vecchio portava un recipiente per il latte che avrebbe munto e poi trasferito sul banco della nostra colazione. Sono sceso sul terrazzo, vergognandomi del pretesto di una sigaretta, per dire a me stesso parole senza senso, tra belati, nitriti e muggiti. Ho giocato a pallone con un ruvido bimbo tedesco senza un dente. Ho sollevato, con un medico, una signora novantunenne caduta durante una passeggiata in discesa. Ho conosciuto la proprietaria di un albergo, già nota esercente in articoli sportivi in St. Moritz, che a causa (pare) di un caffé si era fatta la cacca nei calzoni (bianchi). Ho visitato la chiesa di Zillis, il cui soffitto, comunque la si pensi, merita di essere ricordato. Ho preso un frappé alla vaniglia in un albergo che è anche un centro di osservazione dei capricorni, cioè degli stambecchi. Ho guardato gli occhi e la bocca di mio figlio di fronte alla sua prima funivia, e a bordo del suo primo canotto a remi. Ho preso contatto con il romancio. Le persone sono molto gentili, ma mangiano alle sei di sera.

lunedì 13 agosto 2012

sarebbe ora dei russi

e allora è fallita anche windjet.
come dice la Paula, l'Italia è lunga.
afferrare la realtà oggettiva è sempre, per i più, l'esercizio più difficile. è abbastanza evidente (dovrebbe esserlo) che in un territorio molto più lungo che largo, il problema è configurare mezzi di trasporto che siano in grado di coprire la distanza, nel miglior modo possibile. parliamo di merci e di persone. le quali, entrambe, si spostano. finchè non si tornerà alla civiltà rurale.
il ponte sullo stretto non si farà mai, attribuendo a mai il valore di almeno 50 anni. lascio perdere ogni discorso intorno all'autostrada.
in sicilia si va con l'aereo. io ci vado con l'aereo, di solito. ma ci sono andato diverse volte e con il treno e con l'auto. diciamo che l'aereo è più comodo e, fino a pochissimo tempo fa, anche più conveniente dal punto di vista del portafoglio.
ebbene, dieci anni fa su catania volava il triplo delle compagnie che volano oggi. questo è un dato. dal 1999 ad oggi in sicilia ho volato con alitalia (la mia preferita), myair, air europe, volare, air sicilia, meridiana, windjet, easyjet (la peggiore compagnia del mondo). oggi sono rimaste alitalia e easyjet (meridiana non conta più). la prima è il baraccone succhiasoldi di stato, che dalla sua ha gli slot (infiniti), la flotta (immensa) e il potere contrattuale (assoluto). l'altra è una compagnia di figli di puttana.
se io fossi un siciliano (ovvero se fossi uno che si deve occupare della cosa pubblica), visto che in sicilia si arriva con l'aereo, cercherei di fare in modo (non so come, ma questo sarebbe il mio primo obiettivo) che in sicilia arrivassero più persone e più merci nel più breve tempo possibile. visto che la siderurgia in italia non interessa più, la manufattura è in declino e il petrolchimico avvelena chi ci sta vicino, visto che forse qualcuno ha capito che le automobili con il marchio fiat non le vuole più nessuno perché fanno cagare, e fanno cagare da sempre solo che se ne sono accorti ora, anzi se n'erano accorti anche prima ma prima c'erano stati gli aiutini di stato, tipo la cassa integrazione fatta pagare all'inps, o gli incentivi, o il bonus rottamazione, insomma tutte quelle belle iniziative che lo stato ha preso per salvare la fiat che faceva macchine di merda e continuava a farle e però non si poteva non aiutarla, povera fiat, anche perchè altrimenti cosa avrebbero detto poi di noi, e i grandi e famosi e indipendenti giornalisti italiani che hanno sempre mangiato nel piatto della fiat dicevano che era infatti giusto salvare la fiat e aiutarla, povera stella, perchè l'importante, per lo stato italiano non è mai stato salvare l'industria, la manufattura e l'agricoltura, anche se erano di prim'ordine, al nord la prima, al centro la seconda e al sud la terza, l'importante era salvare la fiat, era quello che contava e che ha sempre contato, ecco, visto che non c'è più nulla, in italia, non c'è più manufattura, non c'è più industria, non c'è più agricoltura, visto che c'è rimasto il turismo, almeno aiutiamo quello.
aiutiamo i russi a venire in sicilia. gli americani, gli arabi, gli inglesi e i tedeschi. se il fossi il governatore (che bella parola, governatore) della sicilia, mi occuperei di questo, visto che le casse della regione sono un po' vuote e la corte dei conti pare abbia detto che forse c'è un po' di decozione, appena appena, forse perchè la sicilia ha assunto decine di migliaia di persone alle quali dà uno stipendio ma non sa cosa fargli fare, perchè in effetti non c'è più molto da far fare alle persone se decidi di dismettere l'industria, la manufattura e l'agricoltura e l'unica cosa che puoi fargli fare è dargli un posto (con la speranza di un voto) nella pubblica amministrazione, a prescindere dalle mansioni: su quelle poi si vedrà. visto che il ponte sullo stretto non si farà mai perchè non possiamo far perdere il posto di lavoro a quelli che lavorano al porto e, nello stesso tempo, bisogna cercare di non fare perdere l'orientamento ai pesci; visto che l'autostrada è complicata per via delle montagne calabresi, che l'alta velocità per il treno è sempre un problema, andiamo per le vie aeree. un'ora e mezzo di volo e sei in sicilia.
catania è stato, negli ultimi dieci anni, il terzo scalo italiano per voli e passeggeri. dopo milano e roma. eppure adesso atterrano molti meno voli. non è proprio un dato insignificante.
il dato non insignificante tuttavia non interessa. quello di cui parla ogni giorno il 24ore, e con esso tutti i giornali e i telegiornali, è il calo delle vendite nel settore auto.
in particolare, pare che la fiat non venda più come una volta.