mercoledì 30 gennaio 2008

inaspettati

pippo baudo a sanremo, naturalmente, ci stava

ci poteva stare anche l'incarico a franco marini, e le elezioni, e il nuovo che avanza

ma che tornassero di moda i fuseaux, questo proprio non me l'aspettavo.

martedì 29 gennaio 2008

avanti!

a un certo punto, il mondo ha ritenuto giusto togliere la forza all’individuo e consegnarla alla collettività.
nel nostro mondo, a differenza di come accade tra gli animali, non sono i forti a comandare. non è più la forza a determinare le regole e le gerarchie. è la norma, sul cui terreno è stata trasferita la gestione degli istinti.
l’individuo frustrato, forzato, ha due scelte per sfogare questa repressione: l’ascesi o l’ossessione.

l’economia collettivista non è lontana dall’etica del cristianesimo. entrambe postulano l’uomo piegato a qualcosa di più alto. traguardi lontani ma un giorno raggiungibili. progetti.

l’abbattimento dell’uomo attraverso un consorzio costruito sulle pari opportunità crea inevitabili frizioni.
per evitare troppi danni (peraltro anch’essi inevitabili, come stragi, stupri, delitti in serie) la società crea un mondo parallelo, un mondo di idee: l’uomo nuovo, il suv.
per chi non si adegua a questo simulacro, resta la via di Dio. un'altra invenzione.

il rapporto di forza è la cifra del mondo animale. il mondo degli umani l’ha voluto sopprimere.
giusto, ho sempre pensato.

nelle società che chiamiamo primitive non esiste la famiglia. non c’è il problema dell’aborto perché i bimbi sono della comunità, che li accoglie nel suo seno e li cresce. quando si diventa grandi, se si è abbastanza forti da ammazzare il leone a mani nude, si sopravvive, altrimenti, no. comanda colui che ammazza più leoni, che ha più coraggio e più salute. la sera si mangia tutti insieme.

qui è diverso. qui non riteniamo giusto che un difetto fisico precluda grandi traguardi.
e i nostri figli vivono chiusi dentro case e sognano di acquistare qualcosa.

venerdì 25 gennaio 2008

ninna-o

ogni tanto invece della storiella canticchio all'ometto la ninna nanna che fa ninna-o ninna-o questo bimbo a chi lo do. testo all'impronta.
l'altra sera ha creato questa: "glielo do alla signora colombo che gli fa il piede pelato"

jo-wilfried

ho visto un brandello di partita stamattina.
la partita in cui tsonga ha preso a pallate quel buffone di nadal.

domani mattina devo essere da qualche parte alle 11 e quindi vedrò solo un pezzettino di federer-djokovic. sarà grande tennis di sicuro, mannaggia alle riunioni.

ma non importa. perché sabato notte farò comunque il tifo per jo-wilfried. il modo in cui ha dominato lo pseudo-tennista spagnolo mi ha entusiasmato.

forza.

giovedì 24 gennaio 2008

rita c'est moi

ecco, io quello che a vent'anni gira con la sciarpa al collo e nietzsche in tasca lo odio.
il biondo fluente che si mette in disparte a leggere il poeta turco e fa il tormentato o il misterioso, è il tipo di individuo che ho sempre faticato a sorreggere.

io a quindici anni trovai che grand hotel excelsior era un grande film. a venti mi diedi arie da critico cinematografico perché avevo visto lola montes, un chien andalou, mabuse e una retrospettiva su hawks.

la verità è che di cinema non capisco niente. zero.
non solo, mi ritengo incapace di fornire un contributo di minima qualità intorno a qualsiasi argomento. le scienze mi sono pressoché integralmente ignote. la letteratura mi è sfuggita. la storia non ne parliamo. la filosofia la solita grande occasione mancata. il diritto, unica disciplina che bene o male avevo imparato a comprendere e penetrare, è ormai ridotto a uno stanco corpuscolo di nozioni disparate e inorganiche.

più leggo, meno capisco.
aveva ragione pasolini, che cercava la purezza degli analfabeti.
ormai sono in mezzo, come la mia amica rita. né qui, né là. ignorante per sempre.

ciò nondimeno, o meglio ciò premesso, visto che non ho vent'anni ma quaranta, ho preso in mano il filosofo tedesco e ne cito un passo (genealogia della morale, 1887)

"Se si prescinde dall'ideale ascetico, l'uomo, l'animale uomo non ha avuto fino ad oggi alcun senso. La sua esistenza sulla terra é stata vuota di ogni meta; «a che scopo l'uomo?» - fu una domanda senza risposta ...; dietro ogni grande destino umano risuonava, a guisa di ritornello, un ancor più grande «invano!». Questo appunto significava l'ideale ascetico: che qualche cosa mancava, che un'enorme lacuna circondava l'uomo - egli non sapeva giustificare, spiegare affermare se stesso, soffriva del problema del suo significato. Soffriva anche d'altro, era principalmente un animale malaticcio: ma non la sofferenza in se stessa era il suo problema, bensì il fatto che il grido della domanda «a che scopo soffrire?» restasse senza risposta. L'uomo, l'animale più coraggioso e più abituato al dolore, in sé non nega la sofferenza; la vuole, la ricerca persino, posto che gli si indichi un senso di essa, un «perché» del soffrire. L'assurdità della sofferenza, non la sofferenza, é stata la maledizione che fino ad oggi é dilagata su tutta l'umanità - e l'ideale ascetico offrì ad essa un senso. É stato fino a oggi l'unico senso; un qualsiasi senso é meglio che nessun senso ... In esso la sofferenza venne interpretata; l'enorme vuoto parve colmato; si chiuse la porta dinanzi a ogni nichilismo suicida. L'interpretazione - indubbiamente - comportò nuova sofferenza, più profonda, più intima, più venefica, più corrosiva rispetto alla vita: dispose ogni sofferenza sotto la prospettiva della colpa ... Ma ciò nonostante - l'uomo venne in questo modo salvato, ebbe un senso, non fu più, da quel momento in poi, una foglia al vento, un trastullo dell'assurdo, del «senza-senso», ormai poteva volere qualcosa - soprattutto senza che avesse la minima importanza in che direzione, a che scopo, con che mezzo volesse: restava salvata la volontà stessa. Non ci si può assolutamente nascondere che cosa propriamente esprime tutto quel volere, che sulla base dell'ideale ascetico ha preso il suo indirizzo: questo odio contro l'umano, più ancora contro il ferino, più ancora contro il corporeo, questa ripugnanza ai sensi, alla ragione stessa, il timore della felicità e della bellezza, questo desiderio di evadere da tutto ciò che é apparenza, trasmutamento, divenire, morte, desiderio, dal desiderare stesso - tutto ciò significa, si osi rendercene conto, una volontà del nulla, un'avversione alla vita, una rivolta contro i presupposti fondamentalissimi della vita, e tuttavia é e resta una volontà! ... E per ripetere in conclusione quel che già dissi all'inizio: l'uomo preferisce ancora volere il nulla, piuttosto che non volere ..."

scusa

non è per sentirmi meglio, non è per sgravarmi.

a massimiliano dentice, che una volta mi prese in giro perché tenevo gli occhi semichiusi per via delle lenti a contatto cui mi stavo faticosamente abituando e io gli risposi male e lui si ritrasse, insegnandomi il valore della arrendevolezza

a marco filippazzi, che si presentava a casa nostra e ci invitava "a prendere una menta" e a stare con lui, e io e mio fratello lo tenevamo fuori dalla porta a parlare finché non se ne andava e ci lasciava liberi di farci i casi nostri (giocare a pallone in casa), marco che non difesi quando si prese un calcio.

ad anna ferradini, alla quale rubai il posto durante almeno due compiti in classe di matematica

ad annamaria, che un giorno, con tenerezza, mi fece un verso un po' stupido al quale io replicai con serioso sdegno

a meluccia, che caricai di parolacce e insulti perché si mangiò un paio di biscotti al cioccolato che avevo comprato per me; che quasi svenne dal tanto piangere un pomeriggio, sdraiata su un cornicione, sopra una spiaggia in corsica

ad alberto cavina, che vidi stare sempre più male e che non aiutai mai

a mio fratello, al quale diedi volontariamente un calcio in pancia durante una partita di football americano in giardino

a chi faccio soffrire tutti i giorni.

mercoledì 23 gennaio 2008

funziona?

da quando ho scritto che gli aerei non cadono mai, ne cade uno al giorno.

oggi io dico: il professor romano prodi resterà presidente del consiglio fino al termine della legislatura.

lunedì 21 gennaio 2008

infra

il sentire del momento è nel segno della più assoluta ignoranza.

mi sento ignorante come una bestia, irrimediabilmente.

più diffusamente, infra.

venerdì 18 gennaio 2008

camorra

personalmente, sono rimasto allibito.
nel vedere il presidente della repubblica, comunista, che si affretta imbarazzato a scrivere lettera di scuse.
nel leggere sui giornali che si proclamano di sinistra (primo fra tutti l'unità) le indignazioni degli intellettuali per il colpo mortale inferto alla "laicità dello stato".
nel vedere i capi dei partiti di governo, di sinistra, che si stracciano le vesti e corrono in soccorso al papa.
eccetera eccetera.
personalmente, ritengo la chiesa cattolica una istituzione criminale, esattamente come la camorra.
la chiesa si comporta esattamente come la camorra, con la differenza che invece di usare guaglioncelli in motorino usa squallidi individui disadattati con la tonaca, invece della pistola, la preghiera.
la chiesa persegue fini di lucro. la chiesa punta al controllo del territorio e delle masse. la chiesa è la prima nemica della libertà di pensiero, di espressione, di dissenso.
la chiesa ha una precisa idea di uomo (e non è particolarmente interessata alla donna).
la chiesa, come la camorra, ha regole ferree, incontestabili. come la camorra è organizzata gerarchicamente.
come alla camorra, alla chiesa piace la famiglia.
e anche la chiesa, come la camorra, è di aiuto alla famiglia. presta soldi, trova impiego, viene in soccorso, ti è sempre vicina. poi, naturalmente, pretende qualcosa in cambio.
invitare il papa alla inaugurazione dell'anno accademico di una università è esattamente come invitare totò riina.
che ingenuo sono: è ovvio che uno stato che si è piegato alla mafia e alla camorra a maggior ragione si piega alla chiesa.

giovedì 17 gennaio 2008

bèccati questa

Egregio avvocato,
Lei mi ha detto di avere intenzione di investire sulle risorse umane. Mi duole constatare che il proposito non è affatto seguito dai fatti, almeno nei miei confronti. Lei, infatti, non mi ha mai pagato per tempo e, questo mese, appare evidente che non ha alcuna intenzione di farlo. Che poi, in questo quadro, mi si imputi di non licenziare una memoria in 2 ore mi pare effettivamente troppo. Si trovi un altro disposto a farlo gratis.
Addio.

mercoledì 16 gennaio 2008

fottuto papa

giovedì 10 gennaio 2008

Incespicare (da "satura" - 1971)

Incespicare, incepparsi
è necessario
per destare la lingua
dal suo torpore.
Ma la balbuzie non basta
e se anche fa meno rumore
è guasta pure lei. Così
bisogna rassegnarsi
a un mezzo parlare. Una volta
qualcuno parlò per intero
e fu incomprensibile. Certo
credeva di essere l'ultimo
parlante; invece è accaduto
che tutti ancora parlano
e il mondo
da allora è muto.

martedì 8 gennaio 2008

a federì

per me federica sciarelli s'è rifatta le tette.

ieri sera a chi l'ha visto mi sembrava particolarmente bombosa

ma è poi vero che è la donna di cossiga?

lunedì 7 gennaio 2008

a questo punto

vietare la professione di fede in forma pubblica

mettere in prigione tutti i ministri del culto

requisire il patrimonio delle chiese e prendere possesso dei luoghi di celebrazione degli offici religiosi.

venerdì 4 gennaio 2008

servizio pubblico rettale

grazie al mio valente praticante, che mi ha regalato "il libro del sedere", ho fatto una scoperta sensazionale:

la supposta si introduce dalla parte piatta.

la veridicità dell'assunto ho visto confermata dalla variegata bibliografia disponibile in rete.

tanto mi sentivo in dovere di diffondere.

mercoledì 2 gennaio 2008

per te

come ogni bravo papà, sussurrai al tuo orecchio dieci minuti dopo che eri venuto al mondo
c’ero il giorno in cui hai cominciato a camminare
c’ero il giorno in cui hai fatto la prima cacca sul vasino (ti ci ho messo io)
c’ero il giorno in cui hai pronunciato correttamente la lettera effe (invece della esse - eravamo in mare e saltavamo sulle onde)
c’ero il giorno della tua prima recita scolastica (interpretavi l’operaio delle saline)
aspetto il giorno in cui me lo dirai, che non è niente, che non vale niente.

quando siamo insieme, facciamo tante cose. tanti giochi.
gioco con te e ogni tuo sorriso è la mia vita. e quando ridi forte, e butti la testa indietro, è come se mi dicessi: "papà, respira, vivi!"

l’altra sera, mentre eri in braccio a me, mi sembravi immenso.
ero io in braccio a te, e tu mi guidavi, mi dicevi cosa volevi che facessi, in silenzio, con gesti minimi.
sei così infinitamente grande, tanto grande da stare in braccio a tuo padre e fargli credere di aver bisogno di lui.
che cosa posso insegnarti io, quando sei tu che ogni giorno mi insegni a vivere?
come posso io dirti che cosa devi fare o non fare, come posso essere io un esempio? io, così miserabile di fronte alla tua enormità?
e io mi arrogo pure il diritto di sgridarti e di farti piangere.
ogni giorno di più mi sento indegno di te.

è per esserlo meno che resto
e che ci provo, ci provo, amore mio.

moratoriamo

ogni volta che prendo l'aereo (e mi capita spesso) mi chiedo il motivo per il quale si è costretti a sentire la pappardella sulle dotazioni di sicurezza.
gli aerei non cadono mai, e quando cadono la pappardella che nessuno ha sentito è perfettamente inutile.

ora, l'aereo è di gran lunga il mezzo di trasporto più sicuro al mondo. facendo delle proporzioni a spanne, ogni volta che saliamo in macchina dovremmo sentire, prima di poterci muovere, venti ore di spiegazioni, e un'oretta in treno o in nave.

dunque, visto che si parla di moratorie (a proposito, la petizione di ferrara sull'aborto è "inascoltabile", come disse lennon del primo album da solista di harrison, wonderwall music) la mia proposta è: provvisoria e illimitata soppressione del discorsetto sulla sicurezza negli aerei.