mercoledì 26 agosto 2009

ho il pallino delle stelle

l'altro giorno mi sono fissato di impartire la prima lezione di astronomia all'ometto.

dunque vedi, quella azzurra è la terra. poi c'è venere, marte...


poi c'è giove, che è più cicciottello.


ecco, il sole invece,


ma guarda arcturus.


e antares.


potremmo proseguire all'infinito. antares, in tutta la sua rotondità, non è che un granello di sabbia (avrei potuto dire: se preferisci, il granello di sabbia della spiaggia è come antares. ma avrei complicato ulteriormente le cose, e poi ci sarebbe mancata solo una acuta disquisizione sulla produzione di bertrand russell).

e questo è tutto, più o meno.

al che, vista la manifesta incapacità del docente, l'ometto si è allontanato in direzione del nintendo ds.

altolà al sudore

ma sì, sam mendes ha ragione, non c'è niente di più bello di un sacchetto spinto qui e là da refoli di vento. ha ragione senza aver capito un cazzo. che è come dire che ha ragione il papa, oppure, se vogliamo fare i fighi, plinio il vecchio, nella famosa citazione di borges.
anche io, l'altro giorno, qui sul terrazzo, con uno dei sacchetti totalmente biodegradabili e compostabili dell'auchan. l'ho legato a una fettuccia e l'ho guardato volteggiare per un sacco di tempo.
tuttavia è sempre questione di facce.
non conta più il come, né il chi.
l'hanno capito i cervelloni, che fanno indossare a tutti 'sti occhiali da sole.
il genio di carpenter: essi vivono. occhiali da sole.
nasconditi.
anche perché volare, non vola nessuno.
a meno che non si abbia il mare dentro.
e poi la scena della frittata in big night, un film meraviglioso.
fottuti dentisti.

mercoledì 5 agosto 2009

di sassi e stelle

ero solo, deliberatamente e stupidamente.
seduto su un muretto basso e stretto, le spalle a un edificio ove si trova un'elegante associazione che aiuta i poveri. pensavo che avrei potuto passare la notte lì, avendone il coraggio. ma il coraggio, io lo so, mi manca sempre.
c'era vento.
quando il cielo è pulito e non devastato dalla luce artificiale, che è ovunque, è bello guardarlo.

l'unica cosa che siamo stati capaci di fare con le stelle è dare loro un nome. ciò che dà la dimensione e la risposta a tutte le cose.
la risposta non c'è, e non ci sarà mai. questo dicono le stelle a noi, dal giorno in cui siamo comparsi, in un modo o in un altro, su questo pianeta.
per questo continuo a guardarle. per avere la certezza di non avere la risposta.
sono rimasto con gli occhi in alto. ho fatto le mie solite congetture senza senso, mi sono commosso, poi mi sono inquietato, poi ho capito cosa dovevo fare.

ho guardato per terra.
per terra.
il pavimento era di mattoncini autobloccanti. questi. tra un mattoncino e l'altro, nella cosiddetta fuga, ho visto un sassolino. ho cercato di estrarlo con la mano ma non ci sono riuscito. sono rimasto a guardarlo per un bel po', una mezzoretta. poi ho cercato di estirparlo con il tacco della scarpa, anche qui senza successo. mi sono fermato un altro po', un'altra mezz'ora. poco lontano dai miei piedi c'era un altro sasso sul pavimento, libero da costrizioni. un sasso qualunque. ho usato lui. in poche mosse ho scalzato il sassolino. era un poco più grande di quanto pensassi. me lo sono rigirato nella mano, osservandolo attentamente. e poi me lo sono messo in tasca.

vorrei conservarlo per sempre.

eccolo qui.