bisogna leggerli, i blog.
come le lettere ai giornali, e gli sms che scorrono sulle reti private.
le palpitazioni di pippo, la tristezza di agnese, la frustrazione di marika.
bisogna ascoltare le conversazioni di tutti.
tutti sentono il bisogno di esprimersi. per la maggior parte delle persone è un mezzo per denunciare insoddisfazione. non so cosa accade ma so che accade e mi struggo. e, come il povero cane, in un mondo troppo complicato, abbaio, guaisco, latro. faccio un po' di casino, magari mi passa, magari la smettono, magari quelle dannate voci si placano. altro non posso.
(colgo l'occasione per dire, qui e ora, fuori argomento, che si scrive un po', con l'apostrofo, e non un pò, con l'accento. l'accento non c'entra niente, cazzo. l'apostrofo. l'apòstrofo. un poco-un po'. apòcope. perché sbagliano tutti? perché? perché? perché? perché?)
altri si indagano sulle cause, sul senso ultimo.
naturalmente giungono alla conclusione che nulla ha senso.
ci si domanda il perché di tanta diffusa infelicità (infelicità è la parola?)
secondo alcuni è la mancanza di fede in dio. l'ultimo portabandiera di tale originale pensiero è lo scrittore cormac mc carthy, il cui talento mi pare di non semplice individuazione.
secondo altri, dobbiamo cercare l'illuminazione.
ecco, questi sono interessanti più dei primi.
a questo proposito, vorrei dire due parole intorno a un autore che ha suscitato in me immediata simpatia e curiosità.
si tratta di eckhart tolle.
ne parlerò nel prossimo post. per l'intanto, devo dire una cosa: nessun fenomeno naturale mi mette ansia come l'alba.
martedì 2 settembre 2008
alba tragica
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
L'insoddisfazione e l'incompletezza fanno parte della natura umana. Tutto sono la ragione del progresso: il non accontentarsi. Certo si possono cercare placebo nella religione o nella filosofia o negli stati di alterazione, ma forse la cosa migliore è l'accettazione di questi stati in quanto naturali.
Probabilmente nelle Barbados dove vivono di quello che pescano e di quello che trovano sugli alberi, dove passano le giornate a fumare e ad ascoltare musica, sono più tranquilli e felici di noi.
... ma se ci fossimo limitati a vivere così, dove questo è possibile, probabilmente saremmo molto pochi o già estinti.
non sono mai stato in nessuno di quei numerosi luoghi in cui l'uomo vive ancora secondo natura. anche a me piace immaginare che lì l'uomo viva più felice.
credo, tra l'altro, che questa immagine appartenga a tutti.
non c'è dubbio che la tensione progressista, l'afflato tecnocratico, si accompagnino inscindibilmente allo smarrimento, al malessere diffuso, al vagheggiare del luminoso passato.
la domanda è se "vivere secondo natura" vuole dire qualcosa oppure no.
Posta un commento