buongiorno.
sono un po' imbarazzato. è la prima volta. beh, in realtà no. è la seconda. ma la prima conta poco: avrò avuto 12 anni, i miei genitori mi portarono da una sua collega. perché ero inquieto. mi mangiavo le unghie. la sua collega mi disse di giocare con una palla di gomma.
senta, è meglio che glielo dica subito: la verità è che non ho fiducia. lo so, non è bello sentirselo dire. a 25 anni pensavo di essere un sensibilone e invece ero completamente ignaro del male che potevo fare e che avrei fatto agli altri anche solo con le parole. oggi capisco un po' di più. e capisco che quando mi dicono che non si fidano dell'avvocato io ci rimango male. di solito sono io dall'altra parte della scrivania. il che fa tutta la differenza.
non ho fiducia. devo sapere a chi sto parlando. magari Lei è uno che la sera torna a casa e guarda ballarò. magari fa questo lavoro per comprarsi la macchina nuova. magari ha dei gusti che trovo orribili. magari è stupido. è uno che si è laureato tirando a campare, o, peggio, studiando con profitto. ha preso la laurea, ha fatto il suo tirocinio, e bene o male ha iniziato a fare questo mestiere. ha imparato quelle quattro balle, ha letto quei quattro libri, ha messo insieme un po' di pratica, e via. proprio come noi avvocati.
invece io voglio uno che sia più intelligente di me, più sveglio di me, più bravo di me, più buono di me. altrimenti perché sono qui? anche lo stupido ti può dare buoni consigli, dicono. forse è vero. come quei personaggi dei libri che hanno sempre la frase del nonno o della nonna da tirare fuori, la saggezza contadina, la virtù del piccolo uomo. quando ti tirano fuori la frase del nonno che "diceva sempre", non c'è più niente da dire. sì, forse. i miei nonni erano quasi analfabeti. erano uomini di una bontà infinita, e io fui sempre felice di vederli. ogni volta che c'era una festa con i nonni mi si gonfiava il cuore, anche da grandicello. però di frasi celebri non ne hanno tramandate, purtroppo.
io lo so che a Lei non gliene frega niente, questo è il punto.
dice: è giusto così, mica si deve compenetrare dei tuoi problemi. è un tecnico, ti aiuta. ti fa domande mirate e capisce, e tu di conseguenza. pensa se un medico dovesse soffrire per ogni malato che vede. non potrebbe fare il medico. giusto. quelli infatti sentono le canzoni mentre ti aprono la pancia. e mentre stai morendo, solo, in un fottuto letto d'ospedale, discutono del turno o decidono dove andare a cena.
guardi, lo sa di cosa ho paura? ho paura di sentirmi dire che ho avuto carenze affettive. lo vuole sapere subito? non le ho avute. ho avuto un'infanzia felice. ho paura che Lei prima o poi mi dica che devo avere più stima di me stesso. la prego, non me lo dica mai. e più di tutto, ho paura che Lei sia completamente incapace di risolvere qualsiasi problema. e adesso che gliel'ho detto, è ancora peggio.
magari invece sono tutti così, i suoi clienti. magari sono un cliente tipo. sarebbe bello. almeno ci sarebbe sui libri la strategia giusta. "in questo caso, è opportuno trattare il paziente con cordiale fermezza, farlo sentire a suo agio ma nel contempo reagire alle sue provocazioni". magari è normale che il cliente insulti il terapista. a pensarci bene, l'uomo segue comportamenti-tipo in ogni sua manifestazione. sarebbe ben strano che non lo facesse anche in questo caso. mi conforti, mi dica che sono il più qualunque possibile.
e poi devo sapere chi è Lei. che cosa vota, e perché; che libri legge. se legge. se è cattolico, se è ateo. devo sapere tutto di Lei. se Lei è uno che crede alla resurrezione dei corpi, già andiamo male. la mia fiducia se la deve conquistare. ma non perché non voglia parlare di me con Lei, no no. l'altro giorno ho parlato di cose intimissime a uno che avevo visto una sola volta prima. se vuole Le racconto tutto. è che non voglio essere deluso. voglio essere aiutato, ecco perché sono qui. sono arrivato fin qui per questo. capisce?
e con questo, credo che sia finito il tempo a mia disposizione, giusto?
martedì 30 settembre 2008
buongiorno
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sarà colpa del telegiornale
ieri sera ero sull'aereo diretto a milano.
volo alitalia.
non so perché, non appena le assistenti di volo hanno iniziato a servire le bevande, mi è venuto in mente che a un certo punto si sarebbero messe a fare un pompino a tutti i passeggeri (maschi).
davvero, non so perché.
scoreggiato da pim alle ore 23:42 0 commenti
giovedì 25 settembre 2008
donne
per me le donne sono tutte belle.
comunque, se proprio devo dire, preferisco le donne con le tette grosse, le cosce grosse e il culo grosso.
scoreggiato da pim alle ore 01:43 4 commenti
star 80
rivisto stasera, dopo tanti anni. è un film che ho sempre amato, non so perché.
in verità, a pensarci, ci sono tante circostanze che me lo fanno amare.
è l'ultimo film di bob fosse, che è un mio idolo.
il film racconta la vita di dorothy stratten, giovane e ingenua cameriera di vancouver e poi coniglietta di playboy, uccisa dal marito pazzo e pappone, paul snider, interpretato da eric roberts, bravissimo e veramente inquietante.
dorothy stratten era all'epoca l'amante di peter bogdanovich, che è un mio idolo pure lui.
dorothy stratten morì poco dopo aver terminato le riprese di "e tutti risero", di bogdanovich, altro film da me amato.
la Bellezza viene barbaramente uccisa. accanto, c'è la vita vera di un regista che fa il suo ultimo film, un film su una ragazza che nella vita vera aveva fatto il suo ultimo film, e accanto un altro regista che s'innamora, nel film e nella vita vera, della sua attrice.
l'amore viene cancellato da un proiettile di fucile sparato in faccia. la morte ricorre.
l'abisso, tuttavia, non c'entra.
qualcuno, a buon diritto, storcerà il naso, ma tutto questo mi ricorda il sogno di coleridge.
la sua prima manifestazione fu la ragazza, la seconda il film. chi li avesse paragonati avrebbe visto che erano essenzialmente uguali.
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Etichette: cinema
lunedì 22 settembre 2008
douglas l'imprendibile
non riesco a capacitarmi.
per me, o veltroni ha un ufficio stampa che stephen king se lo sogna di notte, o in america va talmente di moda il made in italy che allora domani mi prendo il cpe e vado a insegnare storia del diritto romano in wyoming.
l'avevo visto, veltroni, al tg3, sorridente a new york, con ingrid betancourt, ma non avevo capito.
insomma, mi era sembrata la solita notizia, no? oggi il ministro tizio ha inaugurato il nuovo padiglione alla presenza del bla bla.
sì. magari.
il fatto è questo: valter veltroni ha scritto un libro un paio di anni fa. ieri è andato in america a presentarlo.
ebbene, il traduttore del libro è douglas r. hofstadter. no, dico: douglas r. hofstadter.
per chi non sapesse di cosa sto parlando, la metto così:
è come se albert einstein avesse tradotto un libro di achille occhetto.
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domenica 21 settembre 2008
potrei stendermi
potrei stendermi su un prato e con le braccia larghe tenere la bocca aperta. così potrei fare entrare ogni cosa, anche le idee.
potrei ascoltare te, tutti, il mio adorato sangue. tu tum, tu tum.
a bocca spalancata e orecchie tese forse troverei.
ma ormai non è solo, non è più la verità.
è che non voglio, non debbo poter dire qualsiasi cosa.
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robert frost
autore che non è ancora entrato tra i miei top 200 poesia
la prima è famosa, la terza è bella, la seconda è in omaggio a due film, e la traduzione è un mio tentativo.
La strada non presa
ingiallito, e spiacente di non poterle fare
entrambe uno restando, a lungo mi fermai
una di esse finché potevo scrutando
là dove in mezzo agli arbusti svoltava.
Poi presi l’altra, così com'era,
che aveva forse i titoli migliori,
perché era erbosa e non portava segni;
benché, in fondo, il passar della gente
le avesse invero segnate più o meno lo stesso,
perché nessuna in quella mattina mostrava
sui fili d'erba l'impronta nera d’un passo.
Oh, quell’altra lasciavo a un altro giorno!
Pure, sapendo bene che strada porta a strada,
dubitavo se mai sarei tornato.
lo dovrò dire questo con un sospiro
in qualche posto fra molto molto tempo:
Divergevano due strade in un bosco, ed io...
io presi la meno battuta,
e di qui tutta la differenza è venuta.
Fermandosi nei boschi una sera di neve
Di chi siano questi boschi credo di sapere.
Ma la sua casa è nel villaggio; così
Egli non vedrà che mi fermo qui
A guardare il suo bosco riempirsi di neve.
Troverà strano il mio cavallino
Fermarsi senza una cascina vicino
Tra i boschi e il lago ghiacciato
La sera più buia dell'anno.
Dà una scrollata al suo sonaglio
Per domandare se c’è uno sbaglio:
Il solo altro suono è il fruscio
Di vento lieve e soffice fiocco.
I boschi sono belli, scuri e profondi.
Ma ho promesse da mantenere,
E miglia da percorrere prima di dormire,
E miglia da percorrere prima di dormire.
Conoscenza della notte
Ho fatto nella pioggia la strada avanti e indietro.
Ho oltrepassato l’ultima luce della città.
Sono andato a frugare nel vicolo più tetro.
Ho incontrato la guardia nel suo giro
Ed ho abbassato gli occhi, per non spiegare.
Ho trattenuto il passo e il mio respiro
Quando da molto lontano un grido strozzato
Giungeva oltre le case da un’altra strada,
Ma non per richiamarmi o dirmi un commiato;
E ancora più lontano, a un’incredibile altezza,
Nel cielo un orologio illuminato
Proclamava che il tempo non era né giusto, né errato.
Io sono uno che ben conosce la notte.
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venerdì 19 settembre 2008
la zona morta
david cronenberg è un genio, e non ci sono dubbi.
qualche giorno fa ho rivisto uno dei suoi capolavori: la zona morta.
un film di una delicatezza incredibile.
cronenberg soffre del fatto di essere obbligato a farsi capire da un po' di gente, non solo da due o tre spettatori. nei suoi primi lavori lo sforzo non riesce. poi, a partire da il demone sotto la pelle, meglio.
il protagonista riceve da un incidente il dono della chiaroveggenza ma perde la donna amata. i suoi poteri salveranno il mondo ma non la sua vita.
zoppo, morti i genitori, lasciato il dottore, vive da solo, con poco, in un paesino gelato. dà lezioni private di letteratura a qualche bambino.
presto conosce l'impossibilità di cancellare il dolore, lui che è incapace di fare del male. e presto conosce la solitudine della diversità, la difficoltà di comunicare, anche con chi si ama.
il destino è, di nuovo, il sacrificio.
ma la salvezza per chi resta è apparente.
non moriranno il freddo e il buio nel cuore degli uomini.
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martedì 16 settembre 2008
anna achmatova
La porta è socchiusa (Da Sera)
La porta è socchiusa,
dolce respiro dei tigli...
Sul tavolo, dimenticati,
un frustino ed un guanto.
Giallo cerchio del lume...
Tendo l’orecchio ai fruscii.
Perché sei andato via?
Non comprendo...
Luminoso e lieto
domani sarà il mattino.
Questa vita è stupenda,
sii dunque saggio, cuore.
Tu sei prostrato, batti
più sordo, più a rilento...
Sai, ho letto
che le anime sono immortali.
1911
C’è nell’intimità degli uomini un confine
(Da Stormo Bianco)
C’è nell’intimità degli uomini un confine
che né l’amore, né la passione possono osare:
le labbra si fondono nel terribile silenzio
e il cuore si spezza per amore.
Anche l’amicizia qui è impotente, e gli anni
pieni di felicità alta infiammata,
quando l’anima è libera e distratta
dal lento languore della voluttà.
Pazzo è colui che vi si appresta,
raggiungerlo è morire d’angoscia...
Ora puoi capire perché non batte
il mio cuore sotto la tua mano.
1915
Non ho chiuso le tendine (Da Piantaggine)
Non ho chiuso le tendine,
guarda dritto nella stanza.
Perché non puoi fuggire
oggi sono così allegra.
Dimmi pure svergognata,
scagliami i tuoi sarcasmi:
sono stata la tua insonnia,
la tua angoscia sono stata.
1916
Ah, tu pensavi che anch’io fossi una
(Da Anno Domini)
Ah, tu pensavi che anch’io fossi una
che si possa dimenticare
e che si butti, pregando e piangendo,
sotto gli zoccoli di un baio.
O prenda a chiedere alle maghe
radichette nell’acqua incantata,
e ti invii il regalo terribile
di un fazzoletto odoroso e fatale.
Sii maledetto. Non sfiorerò con gemiti
o sguardi l’anima dannata,
ma ti giuro sul paradiso,
sull’icona miracolosa
e sull’ebbrezza delle nostre notti ardenti:
mai più tornerò da te.
1921
A molti (Da Anno Domini)
Io sono la vostra voce, il calore del vostro fiato,
il riflesso del vostro volto,
i vani palpiti di vane ali...
fa lo stesso, sino alla fine io sto con voi.
Ecco perché amate così cúpidi
me, nel mio peccato e nel mio male,
perché affidaste a me ciecamente
il migliore dei vostri figli;
perché nemmeno chiedeste di lui,
mai, e la mia casa vuota per sempre
velaste di fumose lodi.
E dicono: non ci si può fondere più strettamente,
non si può amare più perdutamente...
Come vuole l’ombra staccarsi dal corpo,
come vuole la carne separarsi dall’anima,
così io adesso voglio essere scordata.
1922
Il miele selvatico sa di libertà (Da Il giunco)
Il miele selvatico sa di libertà,
la polvere del raggio di sole,
la bocca verginale di viola,
e l’oro di nulla.
La reseda sa d’acqua,
e l’amore di mela,
ma noi abbiamo appreso per sempre
che il sangue sa solo di sangue...
Invano il procuratore romano,
tra gridi sinistri della plebe,
lavò davanti al popolo le mani,
e invano la regina di Scozia
tergeva da rossi schizzi
le palme affusolate, nell’afosa
oscurità del palazzo reale...
1933
Ultimo brindisi (Da Il giunco)
Bevo a una casa distrutta,
alla mia vita sciagurata,
a solitudini vissute in due
e bevo anche a te:
all’inganno di labbra che tradirono,
al morto gelo dei tuoi occhi,
ad un mondo crudele e rozzo,
ad un Dio che non ci ha salvato.
1934
E quel cuore più non risponderà
A N.P.
E quel cuore più non riponderà
Alla mia voce, esultante e afflitto.
Tutto è finito... E il mio canto risuona
Nella notte vuota, ove più tu non sei.
1956
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come l'ombra
ogni tanto sky trasmette dei film.
ho appena finito di vedere "come l'ombra", di marina spada.
un bel film. poco parlato. attentamente girato.
film italiano atipico, ovvero privo di attori cani, sceneggiatura a tinte forti, pretese letterarie e manierismi inutili.
più bello del più bel film di antonioni, cui la regista apertamente si ispira, ma da cui coraggiosamente, seppure involontariamente (ma dev'essere semplice questione di talento) si allontana, con mano leggera, sia quando lascia sospese le cose, sia quando filma milano.
milano è la mia città, è la città che amo di più al mondo e mi piace vederla nei film.
la simpaticissima e originalissima cosa che si dice di tutte le città, ovvero "bella, se non ci fossero i... (suoi abitanti)", è falsa per tutte le città, e invece vera per milano.
napoli non è napoli senza i suoi abitanti. i napoletani "fanno" la città.
pensiamo ugualmente a una new york vuota, o londra, o barcellona, o tokyo. immagini da the day after. perfino roma, la città più bella del mondo, è bella con le sue persone.
ecco, milano è il contrario. la gente rovina il panorama.
perché la gente di milano odia milano, e la città lo sa, lo sente e lo esprime. si vede subito. i milanesi ci abitano per forza, e appena possono scappano via.
invece di milano sono stupendi gli incroci, le strade, i semafori, le case, i marciapiedi, i mezzi pubblici, i fabbricati belli e brutti. milano vuota è uno spettacolo. sembra finalmente respirare, riprendere vita, libera da tutte quelle persone che la occupano con ottusa violenza, torme di barbari da ufficio o da aperitivo.
marina spada ama milano. la accarezza, la sfiora, la filma con misurato understatement. antonioni la sottometteva alla storia, alle sue interminabili seghe. una violenza anche quella. la spada la fa vivere, senza navigli, senza piazza del duomo, senza carrellate e senza per questo tentare strade ardimentose. semplicemente la capacità di entrare nella città.
sì, a proposito, mi devono spiegare perché l'artista debba essere "originale".
siccome nel 1940 ancora nessuno aveva inventato il "lancio di latta di vernice contro il muro", il primo che l'ha fatto è un genio?
uno può anche veramente emozionarsi per il piatto di cannelloni spiaccicati sulla tela, ma non è detto che sia arte (sempre che non sia tutto arte, del che è legittimo e aperto dibattito).
a me per esempio emoziona moltissimo il gesto tecnico/atletico nello sport.
e alura?
scoreggiato da pim alle ore 02:08 9 commenti
Etichette: cinema
lunedì 15 settembre 2008
ancora su DFW
sarà che mi sono sentito inadeguato, fatto non nuovo.
avrei voluto scrivere un bel post, ma non ce l'ho fatta.
non mi resta che la cronaca del tentativo. tipo i cascami del legno, sempre buoni.
prima ho pensato di trascrivere passi del libro (in italiano, nella buona traduzione di nesi, o in inglese). ho pensato, tra le mille pagine di infinite jest, a qualcosa che fosse rappresentativa dello stile, del talento. qualcosa che, nel breve, potesse dare un'idea della bravura dell'autore. alla fine mi ero quasi convinto a copiare tutta la storia di uno dei leggendari film del regista suicida james orin incandenza (morto con la testa infilata nel microonde): "fai ciao ciao al burocrate", la cui trama è una delle poche raccontate per esteso in infinite jest. poi ho rinunciato.
ho cercato tutto il possibile in rete.
poi ho pensato al dolore.
poi ho pensato a dire chi era wallace.
(wallace era un grande scrittore e un uomo dalla sensibilità sconvolgente)
poi ho pensato ai suicidi che hanno sgomentato la mia vita. ho cercato per ore conferma della morte per suicidio di lucio flauto (fatto che mi rattristò tremendamente pur non amando io affatto lucio flauto) senza trovare alcuna conferma.
dice giustamente l'amico vubì che sono da deplorare tutti coloro che innalzano gli striscioni per quelli che lottano tra la vita e la morte, striscioni autoreferenziali, fasulli e puzzoni tipo "forza pessottino" o "non mollare francesco" (nuti).
a maggior ragione deplorerei quelli che scrivono l'epitaffio del defunto rivolgendoglisi supplici o implorandone postumo perdono.
così, ho cancellato altre righe.
alla fine, togli togli, l'unica cosa che mi è toccato pensare è che certamente non leggeremo mai del suicidio di silvia toffanin.
e allora ho piantato lì.
scoreggiato da pim alle ore 00:28 3 commenti
qualcosa, come sempre, mi sfugge
io capisco che in america conti di più l'effetto faccia, bucare il video, il sorriso che conquista.
bene.
quello che non capisco è, realmente, come possa incidere la simpatia del vicepresidente sulla simpatia del presidente.
proprietà transitiva?
scoreggiato da pim alle ore 00:16 0 commenti
domenica 14 settembre 2008
david foster wallace è morto
si è impiccato.
sogno che le sue pagine possano salvare le vite di altri.
scoreggiato da pim alle ore 22:54 1 commenti
sabato 13 settembre 2008
l'età rurale
chi si rivolge scrupolosamente alla droga, all'alcool, al buon pastore, al santone, al libro dei miracoli lo fa, mi sembra evidente, perché non sta (molto) bene.
se uno stesse veramente bene, ovvero se possedesse la tanto desiderata pace interiore, se fosse capace di gestire e superare il dolore, se fosse in grado di vivere con gli altri in armonia e serenità, non avrebbe bisogno delle parole o delle pozioni taumaturgiche del dottor Tizio.
invece, per l'appunto, accade il contrario.
le librerie sono colme di testi su come "guarire", su come "migliorare".
le persone fanno cose cui, giustamente, faticano a dare un senso (il matrimonio, il lavoro, l'aperitivo, il sesso, la messa) e poi, nel buio della loro cameretta, si interrogano in silenzio, magari alzando supplici sguardi al cielo, magari recitando segrete preghiere, magari conferendo al diario il privilegio dei loro più intimi dubbi. i più intraprendenti, o vanesi, si affidano al blog.
l'industria cinematografica produce, da qualche tempo, filmoni campioni d'incassi che rivelano come qualmente la realtà non è quella che noi vediamo, ovvero che è in arrivo la fine del mondo.
l'orrore del vuoto è normalmente placato da aida yespica.
per chi non si accontenta, soccorre il Calmo Dottore.
l'uno, come l'altra, sono il problema, non la soluzione.
l'unica risorsa per l'uomo è il suo prossimo.
non so se mi sono spiegato.
scoreggiato da pim alle ore 01:29 0 commenti
mercoledì 10 settembre 2008
cormac, o del dialogo morra
su suggerimento dell'amico doppiovubi, mi sono posto alla lettura della trilogia della frontiera (bel titolo da cofanetto), cominciando dal pluripremiato "cavalli selvaggi".
per quanto la desertica tecnica narrativa del mc carthy sia anche efficace e prensile (nel senso del lettore), avanzare paragoni con faulkner mi pare leggermente azzardato.
non fosse altro che per il fatto che in un libro di duecento pagine ci sono 170 pagine di dialoghi stile "morra", inesistenti in faulkner.
trovare faulkner in ogni americano che parla di vinti, cavalli, campi, sud e sangue è un po' come invocare i beatles ogni qualvolta compare un gruppo pop inglese che arriva al numero uno della classifica.
se poi la morra è l'ultima frontiera della letteratura, beh, allora...
scoreggiato da pim alle ore 01:54 5 commenti
Etichette: letteratura
la posta di silvia
si sa che il quotidiano "il foglio", come il suo direttore kaneiano, è da tempo specializzato nella difesa dell'indifendibile, non importa di chi, dove o come. non si inscrive in questo triste contesto, ma in uno ancora più triste, la difesa della candidata vicepresidente del partito repubblicano americano.
ma se il foglio sta orgogliosamente diventando la caricatura di un quotidiano, c'è chi riesce a fare peggio.
il settimanale grazia, per esempio, ha conferito a silvia toffanin (allego sintetica ma pregna pagina biografica) un ampio spazio per rispondere alle lettere delle lettrici.
dico silvia toffanin.
scrive marina: torno dopo una settimana di vacanza al mare. eravamo due coppie. l'altra lei si cambiava d'abito almeno quattro volte al giorno: mattina, pomeriggio, aperitivo, sera. aveva collezione infinita di infradito e non faceva che mostrarle. e sì che eravamo in un semplice club med... ti sembra normale?
risponde silvia: suvvia, marina, non c'è da agitarsi tanto. un po' di vanità, un po' di insicurezza, la voglia di essere belle. cosa dire allora di quegli uomini che cambiano l'auto quattro volte al giorno a seconda degli appuntamenti della giornata? almeno i vestiti non inquinano :)
ora.
intorno al merito, delle due l'una: o io, avvocato quarantenne in milano, vivo in un mondo tutto mio, poiché non ho mai conosciuto, né visto o sentito dire di un uomo che cambia l'auto quattro volte al giorno, oppure silvia vive in un mondo tutto suo, nel quale questo accade normalmente, e allora bisognerebbe metterle un grembiale e mandarla a lavorare a calci nel culo.
intorno alla rubrica, delle due l'una: o le risposte della bella silvia le scrive una galoppina qualunque, e allora è colpa del giornale, che non dovrebbe consentirlo, o le scrive silvia personalmente, e allora è colpa del giornale che gliele pubblica.
mi sorge infine la solita domanda: è per forza comunismo o toffanin?
scoreggiato da pim alle ore 00:32 7 commenti
martedì 2 settembre 2008
eckhart tolle, m.d./2
ogni due o tre generazioni salta fuori qualcuno che pensa di fare il furbetto. dal momento che viviamo nell'era della velocità, è possibile sperare che nessuno si accorga del furto.
ma il furto c'è. e grosso, anche.
cominciamo da dove abbiamo lasciato.
il nostro amico ci racconta che fino a trent'anni viveva nel dolore. poi, come ogni eroe che tale si voglia dire, ha la sua brava notte dell'innominato. poi finalmente scorge la luce e la bellezza del creato. la disarmante banalità del fatto è equipaggiata con perle preziose. sublimi il racconto dei due anni trascorsi in pera nei parchi e la rivelazione della propria missione spirituale: si diventa maestri spirituali quando qualche buontempone ci domanda come si fa a trascorrere intere giornate sulle panchine con un sorriso ebete stampato in faccia.
e veniamo al merito.
sinteticamente, quali sono gli insegnamenti fondamentali del maestro Tolle?
- liberarsi dalla mente (voi non siete la vostra mente. voi siete il vostro corpo)
- dissolvere il corpo di dolore (identificazione dell'ego con il dolore)
- sapere che nulla esiste al di fuori dell'adesso (negatività e sofferenza si radicano e si nutrono mediante il tempo)
- sapere che tutti i problemi sono illusioni della mente (essere presenti. sentire la presenza e la pienezza dell'Essere)
- realizzare la consapevolezza pura (io sono qui. io sono adesso. entrare nel corpo)
- costruire relazioni illuminate (abbandonarsi e abbandonare la negatività, non temere la morte, imparare la compassione globale)
- accettazione dell'adesso (arrendersi al flusso della vita. trasformare la sofferenza in pace interiore).
mica male, no?
orbene, questo libro è un insulso, patetico, schifoso e sfrontato mélange dei peggiori luoghi comuni prelevati dalle religioni conosciute, condito con la risciacquatura dei temi portanti della controcultura e insaporito da una spolverata di microsemi di psicologia da ebdomadario.
è purissimo sincretismo da supermercato. spunti di riflessione da bancarella alla fiera del brocantage. roba da radio deejay, da sedicenni sull'autobus, casalinghe insoddisfatte, studiosi della Superficie, ricercatori dello stantìo. religione da fast food e paraculaggine manifesta. misticismo per i meno dotati. lezioni di vita sputazzate dal solito guru fasullo, il solito santone che vive "in pace", sorridente e calmo, condiscendente e placido uomo dal robusto conto in banca.
l'amico Tolle è sapiente nel mescolare buddhismo, cristianesimo, induismo e perfino sufismo. qua e là racconta l'aneddoto zen, il passo del vangelo, la parabola, il proverbio indiano, l'aneddoto tradizionale, l'esercizio yoga, la summa junghiana.
trascendentalismo empirico. immanentismo contingente. il Tutto, l'Essere, la Presenza.
ma non è solo questo.
è la ridigestione, peraltro assai poco ruminata, dei fermenti della rivoluzione culturale che trovò luogo verso la fine degli anni '60 e i primi anni '70 del secolo scorso.
il potere di "adesso". che ridere.
dobbiamo ricordare che il "now" era lo slogan, la bandiera dei movimenti rivoluzionari. la simultaneità, l'istantaneità, la mentalità del now furono la spina dorsale del decennio 1963-1973, gli anni in cui davvero sembrò cambiare il mondo.
l'essere "qui" e "ora" era l'imperativo.
be here now, simbolo della controcultura e del movimento hippie, è il titolo di un celeberrimo libro scritto da Richard Alpert nel 1971. Alpert lo pubblicò con il nome di Ram Dass, come tuttora si fa chiamare, dopo la sua conversione all'induismo. lo slogan parafrasa l'insegnamento vedico secondo il quale soffermarsi sul passato e sul futuro significa essere morti nel presente.
il qui e ora, vivere il presente, affrancarsi dal passato, non temere il dolore e la morte, abbandonarsi alla corrente, staccarsi dall'ego, sentire il corpo.
tutte cose che sono state dette più o meno una quarantina di anni fa. quando era il momento.
adesso, proprio no.
scoreggiato da pim alle ore 23:34 18 commenti
Etichette: letteratura
eckhart tolle, m.d./1
qualche tempo fa ha fatto la sua comparsa in casa mia (non serve dire come o perché) un libro che si chiama "il potere di adesso", scritto appunto dal signor tolle, medico tedesco.
una guida all'illuminazione spirituale. la scoperta "qui" e "ora" del proprio vero Essere. un viaggio spirituale alla ricerca dell'essenza della vita e del benessere dentro di noi
la casa editrice è armenia. la quale ha pubblicato altri intriganti volumi. di seguito un breve elenco dei più significativi:
di Louise L. Hay: guarisci il tuo corpo; ama il tuo corpo; ama te stesso; meditazioni per guarire la tua vita; pensa in positivo; pensieri del cuore; il potere in te; puoi guarire la tua vita; sì, puoi farcela!; il valore delle donne; vivere!; storie vere di gente vera, louise risponde.
di Vera Pfeiffer: la felicità interiore; la trappole del dovere; vivere in positivo; il potere dell'ottimismo; il potere del pensiero positivo; il nuovo pensiero positivo.
di Norman Vincent Peale: volere è potere; il pensiero positivo oggi; puoi se vuoi; il pensiero positivo.
di autori vari: guarisci te stesso; il potere della volontà; vivere nella luce; il sì che guarisce; autostima; la voglia di guarire; puoi avere ciò che vuoi, vivere nella luce, costruisci la tua vita, buddhismo per mamme; supergatto; che cosa viene dopo?; la mia vita con gli spiriti; il piccolo mondo degli angeli; il piccolo mondo dei diavoli; parliamo di sesso; le creature del piccolo popolo; vivere con gli angeli; scopri l'indovino che c'è in te; il potere di guarigione degli animali; visioni di angeli; domani è un altro giorno; roba da gatti; angeli protettori; il mondo delle fate; la luce degli angeli; non farti fregare dal passato!; il fantastico mondo delle creature dell'acqua; il maestro zen ha la coda; il libro degli scongiuri; di che colore sei?; troppo presto vecchi, troppo tardi furbi; come gestire le persone difficili; come mettere in pratica il potere di adesso (e. tolle); buddha in ufficio; un angelo è sempre con te; il gatto giorno per giorno; la chiave della longevità; angeli a 4 zampe; le 10 leggi universali; amore e sesso in ufficio; inquietanti coincidenze; le 10 regole per vedere oltre l'apparenza; la cabala in 10 minuti; il fantastico mondo dei nani; dominare l'artrite; testimoni dell'ignoto; il gigante che è in te; la mente del cane; la via è dentro di te; il miracolo è dentro di te; i nostri angeli salvatori; se hai qualcosa da dire, parla, se no, taci; viaggi fuori dal corpo; il fantastico mondo degli elfi e delle fate; il popolo del bosco; corso pratico di autoipnosi; la salute nelle pietre; le creature della notte; dai, che ce la fai!; un angelo con me; la voce degli angeli; vampiri della mente; spiriti guida; tradire senza tradirsi; credi in te; il piccolo manuale della leadership; il piccolo manuale del successo; buddha per manager; vedere senza occhiali; essere il migliore; rebirthing; brodo caldo per l'anima; un fiocco di neve nella mia mano; dominare il ronzio auricolare; siamo tutti sensitivi; la morte è di vitale importanza.
ora, siccome è ben vero che una casa editrice può anche pubblicare e autori bravi e autori meno bravi, e capolavori e libri senza pretese, poiché deve raggiungere platee vaste ed eterogenee; siccome è opportuno prima di formulare qualsivoglia giudizio andare a fondo delle cose, io l'ho letto tutto, il potere di adesso. e nel prossimo post mi proverò a parlarne diffusamente.
per l'intanto, al fine di inquadrare il personaggio e rendere il più possibile succulento l'antipasto, do un paio di indizi: il primo di carattere fotografico
il secondo di carattere biografico (secondo le stesse parole dell'Autore, dall'introduzione al libro): "fino al mio trentesimo anno di età ho vissuto in uno stato di ansia quasi continua, intervallato da periodi di depressione suicida. una notte, non molto dopo il mio ventinovesimo compleanno, mi svegliai nelle ore piccole con una sensazione di terrore assoluto... fui colto da una paura intensa e il mio corpo si mise a tremare. udii le parole "non opporre resistenza"...fui svegliato dal cinguettio di un uccello. non avevo mai udito un suono simile...presi in mano alcuni oggetti, una matita, una bottiglia vuota, meravigliandomi della loro bellezza e della vitalità di tutte le cose. per i successivi cinque mesi vissi in uno stato ininterotto di profonda pace e beatitudine. non avevo rapporti umani, né lavoro, né casa, né identità socialmente definita. trascorsi quasi due anni seduto sulle panchine dei parchi in uno stato di gioia intensissima. ma anche le esperienze più belle finiscono. qualcuno cominciò a venire da me a dirmi "voglio quello che hai tu. puoi darmelo e mostrarmi come si fa ad averlo?" e io rispondevo "ce l'hai già". da quella risposta è nato questo libro. prima di rendermene conto avevo ritrovato un'identità esteriore: ero diventato un maestro spirituale".
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alba tragica
bisogna leggerli, i blog.
come le lettere ai giornali, e gli sms che scorrono sulle reti private.
le palpitazioni di pippo, la tristezza di agnese, la frustrazione di marika.
bisogna ascoltare le conversazioni di tutti.
tutti sentono il bisogno di esprimersi. per la maggior parte delle persone è un mezzo per denunciare insoddisfazione. non so cosa accade ma so che accade e mi struggo. e, come il povero cane, in un mondo troppo complicato, abbaio, guaisco, latro. faccio un po' di casino, magari mi passa, magari la smettono, magari quelle dannate voci si placano. altro non posso.
(colgo l'occasione per dire, qui e ora, fuori argomento, che si scrive un po', con l'apostrofo, e non un pò, con l'accento. l'accento non c'entra niente, cazzo. l'apostrofo. l'apòstrofo. un poco-un po'. apòcope. perché sbagliano tutti? perché? perché? perché? perché?)
altri si indagano sulle cause, sul senso ultimo.
naturalmente giungono alla conclusione che nulla ha senso.
ci si domanda il perché di tanta diffusa infelicità (infelicità è la parola?)
secondo alcuni è la mancanza di fede in dio. l'ultimo portabandiera di tale originale pensiero è lo scrittore cormac mc carthy, il cui talento mi pare di non semplice individuazione.
secondo altri, dobbiamo cercare l'illuminazione.
ecco, questi sono interessanti più dei primi.
a questo proposito, vorrei dire due parole intorno a un autore che ha suscitato in me immediata simpatia e curiosità.
si tratta di eckhart tolle.
ne parlerò nel prossimo post. per l'intanto, devo dire una cosa: nessun fenomeno naturale mi mette ansia come l'alba.
scoreggiato da pim alle ore 01:19 3 commenti
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