martedì 18 settembre 2007

käthchen di heilbronn

mi sento subissato.
mi sento impotente.
la sensazione che provo, nel momento in cui realizzo che su un argomento di attualità, poniamo beppe grillo, stanno scrivendo migliaia di persone, ognuno sul suo blog, è di disorientamento.
che cosa posso scrivere io, penso, di meglio, di più originale, di qualche interesse per chicchessia, su un argomento di cui nello stesso momento trattano persone che ne sanno molto più di me, che scrivono meglio di me, che fanno ridere o riflettere molto più e molto meglio di me? niente, è la risposta.

le soluzioni sono tre:
o fare il blog alternativo, quello con l’alter ego che pasticcia con la sintassi, parla delle sue calze bucate, del rincaro del tonno, del collega di lavoro, dell’alito cattivo e del mare
o fare il vero blog, cioè il diario. ma c’è il problema della pubblicità, cioè del fatto che ti può (in teoria) leggere chiunque. per cui uno non scrive mai tutta la verità
o fare il blog-contenitore. il cesto della memoria. appunti, speranze, rimembranze, guaiti.

scelgo la busta tre. e mi do alla critica letteraria. si fa per dire.

parentesi
amo molto la timidezza. uno dei più bei film sulla timidezza è tirate sul pianista, di françois truffaut.
heinrich von kleist, drammaturgo stellare, non riusciva a parlare in pubblico e soffriva di una specie di dislessia. si impappinava, biascicava, sputazzava.
oggi vedo continuamente gente sicura di sé davanti alle telecamere, ai riflettori, al pubblico. io mi vergogno come un ladro se attorno a me c’è più di una persona a sentirmi. invece oggi, a parte quelli che uccidono il vicino di casa e poi vanno a mangiare la pizza e concedono interviste con una naturalezza da attori consumati, ecco, a parte questi, che non sono pochi, mi sembra di vedere sempre di più un mondo senza timidi.
mah.

insomma, heinrich von kleist ha scritto alcune delle opere più alte della letteratura di sempre. la marchesa di O.., pentesilea, il principe di homburg, michael kohlhaas, la brocca rotta, käthchen di heilbronn.
la caterinetta di heilbronn. un’opera magnifica.
kleist ha disegnato donne di una bellezza, di un coraggio e di una altezza incredibili. pentesilea, la marchesa di o..., la caterinetta.
käthchen è il personaggio femminile più delicato e commovente che abbia mai incontrato. non conosce l’inganno, l’artifizio, la furbizia. la sua arrendevolezza rompe ogni trama, ogni barriera.

la storia è questa: la ragazza entra nella bottega del padre, vede un cavaliere e immediatamente cade in deliquio. da quel momento la sua vita è legata per sempre a lui.

atto primo, scena prima.
siamo davanti a un tribunale, un tribunale segreto che si chiama Tribunale della Sacra Vehme.
siamo in una caverna.
un fabbro accusa un conte di avergli sedotto la figlia
il conte si difende e respinge le accuse
viene sentita caterina
ecco come entra in scena:

Käthchen (gira lo sguardo sulle assise e, appena visto il conte, piega un ginocchio avanti a lui): Signore mio!

il conte viene assolto.
perché caterina, dal primo momento in cui l’ha visto, segue il conte ovunque egli vada, perché gli si getta ai piedi, dichiarandosi la sua umile serva, devota fino alla morte?
è una storia di sogni, di visioni, di apparizioni.
è una storia di angeli, di figli illegittimi, di assedii, spade, fruste, fiamme, fumi, pozioni velenose, astucci, medagliette e fazzoletti.
e naturalmente è una storia d’amore.

5 commenti:

FB ha detto...

e cosa posso scrivere ora io, che volevo dire qualcosa di Katchen di Heilbronn ma c'è chi ne scrive meglio di me?

Anonimo ha detto...

caro bisbetico che storia quella di Caterina......il conte non ne esce bene però. Circa quello che scrivi sul fatto che altri potrebbero scrivere meglio di te ed in modo più competente From parla del "disagio della complessità" .
sensazione che alcuni suggeriscono per far credere ad altri che certe cose sono troppo "difficili" al fine di mantenere il controllo su questi ultimi.
Consorte di AM

Anonimo ha detto...

errata corrige : Erich Fromm, ovviamente ma per gli amici From....
Consorte AM

pim ha detto...

cara consorte AM, il tuo argomento è callido. per il poco che mi conosco, l'ansia del controllo, anche sugli altri, non mi è del tutto aliena. tuttavia non posso non vedere chi pensa e scrive meglio di me. in ogni caso grazie. e non farmi perdere il tuo prezioso contributo

Anonimo ha detto...

la timidezza, come la intendi tu, potrebbe avere davvero i connotati della morbosità: essere discreti e avere pudore dei propri sentimenti non comporta necessariamente l'essere arrendevoli o non far valere le proprie opinioni in pubblico... magari anche a costo di arrossire, di biascicare le parole o di essere fraintesi (per la miseria, non possiamo avere tutti la magniloquenza di Cicerone!), è un rischio che occorre prendere. Timidi o no.
p.s. mi sembri più un sognatore che un critico letterario, quella è gente tutto sommato noiosa;-)
buona fortuna cmq
Antonella