domenica 30 settembre 2007

dear dwight

mi accingo a un'impresa difficile.
il lettore non tarderà a comprendere che il post è la spiegazione del post, nel nobile solco della teoria riduzionistica.
il film "rita, rita, rita" (il titolo originale, educating rita, deve essere sembrato poco incisivo ai nostri beneamati distributori) racconta la storia di una parrucchiera ignorante che alle soglie dei trenta vuole elevarsi culturalmente e si iscrive all'università.
tra varie traversie, rita cercherà il suo equilibrio, ma si sentirà un po' nel mezzo. non più parrucchiera, non mai intellettuale.

la sorte di molti somiglia a quella di rita.
la massificazione della cultura porta verso il basso, secondo i noti principii, e sta bene.
l'accesso universale all'istruzione superiore, internet, la velocità di diffusione delle informazioni attraverso i media sono tutte cose buone.
ma io ho una paura.
confesso che, per esempio, faccio un po' fatica a rapportarmi con la signora diciassettenne separata con un figlio che vive qui sotto e che sta tutto il giorno a sbraitare in dialetto siciliano con la vicina. faccio fatica allo stesso modo a prendere in mano per esempio un testo universitario di filosofia del linguaggio.
ma sì, ho letto lepsky, chomsky, saussure, benveniste, barthes, eco e compagnia cantando ma non li ho letti come avrebbero dovuto essere letti.
nemmeno mommsen ha avuto l'attenzione che si meritava. perchè se ne meritava tanta.

credo di trovarmi nella medesima situazione, ritiana, di altri.
ciò che temo è non avere più punti di riferimento alti. è la perdita della cultura.
la preparazione dei professori, a tutti i livelli, è andata gravemente e progressivamente riducendosi.
quando penso all'amico che ho perso, penso anche a quello che hanno perso tutti.
una persona colta, nel senso più ampio possibile, è un bene per l'umanità.
è sacrosanto che ogni parrucchiera abbia il diritto di prendersi una laurea e imparare il greco e studiare shakespeare. non vedo perchè questo debba portare come conseguenza necessaria l'abbattimento della cultura media.

i musei sono sempre pieni. le mostre di pittura vedono code esagerate dappertutto. il festival della letteratura di mantova, il salone del libro di torino fanno il tutto esaurito. si stampano sempre più libri.
e però?
però i laureati in lettere sbagliano a scrivere in italiano e omero in greco non lo sa leggere nessuno.
tutti, assolutamente tutti sanno recitare "Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi" ma poi si fermano lì. nemmeno il secondo verso.
prima si fanno indigestioni di quadri e poi si cagano commenti sui pittori.
insomma, non è più né masscult, né midcult.
è noncult.

6 commenti:

lobotomica ha detto...

Quello che avevo da dire su questo post te l'ho detto per telefono, però domani torni e magari ne riparliamo.

Solo un piccolo ulteriore commento. Rita, non più parrucchiera, non mai intellettuale, sembra il simbolo della piccola borghesia: non più proletariato, non mai borghesia medio-alta. Rita, come la piccola borghesia, non ha un'identità ben definita perché ha in qualche modo «tradito» la sua classe sociale di nascita ma si è fermata nel mezzo del cammino verso l'aspirazione medio borghese.

Ma forse (e questa è solo un'ipotesi) la piccolo borghese Rita nel frattempo ha imparato la lezione, e per non essere infelice tutta la vita ha ridimensionato le sue aspirazioni. Forse non desidera più essere un'intellettuale e si accontenta.

O forse l'anima proletaria che è in lei si ribella e le fa scegliere con tutte le forze di non essere un'intellettuale, perché quelli che prima si fanno indigestioni di quadri e poi si cagano commenti sui pittori la fanno cagare. Ma questo sarebbe un colpo di genio.

(continua...)

FB ha detto...

secondo me non dovremmo mai avere aspirazioni ma ammirazioni. l'ammirazione, come l'invidia, è un sentimento positivo e nobile. se ho come riferimento qualcosa o qualcuno a cui paragonarmi per migliorarmi, ben venga.
ma una lettura colta non può essere capita se non è aiutata da una profondità di conoscenza che solo alcuni studi possono formare. se mi mettessi a leggere i filosofi greci, dovrei sudare sette camicie per cogliere la superficie del significato, mentre per uno studente del classico sono una cazzata.
perciò cosa ci resta? la nostra umanità. l'appiattimento della cultura è dietro l'angolo, ma lo è ancora di più lo schiacciamento del libero arbitrio e dei valori di convivenza.

pim ha detto...

ti trovo un po' deragliante ultimamente, diegone.

Anonimo ha detto...

forse hai ragione, devo smetterla.

Anonimo ha detto...

sì, la smetto pure io.

Anonimo ha detto...

e se fosse solo una banale questione di tempo e errate priorità?
un mio prof della scuola di spescialità ci diceva:" Studiate ora,scegliete ed aprofondite adesso un particolare interesse perchè poi i turni,la famiglia e la stanchezza vi impediranno di studiare..." Nel mio caso anche il cavallo. Consorte di AM