da tempo costringo i miei interlocutori intorno a un problema linguistico: la pronunzia dei nomi e cognomi espressione di una lingua portati da soggetti che parlano un'altra lingua.
ad esempio.
io sostengo che il nome del famoso pm woodcock, che è italiano, si debba pronunciare vùdcoc, come lo si chiamerebbe in inghilterra, paese da cui il nome senza dubbio proviene (uccello di legno).
allo stesso modo, l'allenatore carlos bianchi si pronunzia bianchi e non bianci, e ciò anche se lo stesso signor bianchi pretende che lo si chiami bianci (nel suo paese la parola bianchi non esiste, il bianco si chiama blanco).
ciò in quanto, a mio parere, un nome appartiene alla lingua e non alla persona che lo porta.
la crusca non mi è stata di aiuto. rapide - confesso - ricerche in rete neppure.
resto pertanto della mia idea, ma sarei lieto di contributi.
domenica 26 agosto 2007
bianchi o bianci?
scoreggiato da pim alle ore 20:15
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11 commenti:
Il tuo ragionamento non tiene conto della dinamicità della lingua.
Se mi chiamo Bianchi e mi trasferisco in Argentina, dove gli abitanti hanno difficoltà a pronunciare il mio cognome correttamente e lo tramutano in Bianci, col tempo quella sarà considerata la pronuncia più appropriata, e per i miei figli sarà del tutto naturale riconoscersi in quella pronuncia.
La lingua muta, si trasforma, e questo vale anche per i cognomi e la loro pronuncia.
C'è anche un'altra considerazione da fare: probabilmente questa trasformazione è più frequente nei paesi di lingua affine. Forse Woodcock conserva in Italia la sua pronuncia originaria perché è una parola troppo lontana dalla nostra lingua, mentre Bianchi in Argentina si presta maggiormente alla trasformazione.
Molto dipende dai casi specifici: se, ad esempio, per un argentino è troppo difficile pronunciare «ch» alla maniera italiana, è più probabile che avvenga il cambiamento di pronuncia. Magari nella stessa Argentina un cognome italiano che non contiene fonemi impronunciabili è rimasto identico nel tempo.
Ipotizzo anche che le trasformazioni dei cognomi siano state più usuali in passato, quando minore era la conoscenza delle lingue straniere. Se Woodcock si fosse trasferito in Italia cent'anni fa probabilmente oggi si chiamerebbe Vucocco.
«Ciò in quanto, a mio parere, un nome appartiene alla lingua e non alla persona che lo porta.»
Insomma, tutto questo per dire che a mio modesto parere il cognome non è una questione di «appartenenza» bensì di «uso».
tutto giusto, ma c'è un misunderstanding. gli argentini hanno tutto il diritto di argentinizzare il nome, eccome. il punto è se io ho il diritto di chiamarlo bianchi o sono obbligato a chiamarlo bianci.
Se il cognome assolve la funzione di identificare, devi pronunciarlo nel modo in cui chi lo porta viene identificato nel suo ambiente. Quindi Bianci, non Bianchi.
Quindi d'ora in avanti diremo: "mi compro una be-em-we ex-funf", perché a Monaco la chiamano così.
aldoppio, leggi con più attenzione: qui si parla solo di cognomi.
Giusto, ma come sono disattento! Allora, d'ora in poi, diremo: "ho visto un bel film con tam cruus", perché ad hàlliuud lo chiamano così.
Doppiovubi, ma tutto questo astio da dove nasce?
E poi sei stato disattento, certo: qua si parla di come pronunciare in Italia un cognome di origine italiana che ha subito mutazione della pronuncia all'estero.
Ma che distratto! D’ora in poi, allora, diremo: “negli Intoccabili, che eccellente interpretazione quella di El Kepoouni”, perché a Chicago lo chiamavano così.
Ma può bastare, non disturberò più nessuno, neanche i miei amici, che ti appartengono.
Quello che penso di te, te l'ho scritto in privato. Bye.
preferirei faceste la pace.
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