ieri sera mi sono cuccato ben due capolavori.
il primo, che avevo visto una volta sola in tenera età, è il mitico radiazioni bx: distruzione uomo (the incredibile shrinking man) diretto da jack arnold nel 1957, da un racconto di richard matheson, che scrisse anche la sceneggiatura del film.
me lo sono rivisto con crescente emozione e sorpresa.
un uomo viene investito da una strana radiazione che lo rimpicciolisce progressivamente. la scienza medica allarga presto le braccia. la moglie afflitta può solo consolarlo. durante i suoi terribili giorni trova per un breve periodo l'affetto di una bella nana, vive in una casa di bambola, sfugge alla fame di un gatto, duella per la vita con un ragno. poi, comprende.
un film che tocca temi eterni, girato con pochissimi mezzi e grandissima intelligenza.
uno splendido film, che oggi saprebbero girare solo con dispendio di luci e magie industriali.
ma la poesia sopravvive alla macchina.
per rendere onore anche al suo primo creatore, reputo non inutile riportare le ultime parole del celebre monologo finale: "Sono così vicini l’infinitesimale e l’infinito. Ma ad un tratto capii che erano due termini di un medesimo concetto. Lo spazio più piccolo e lo spazio più vasto erano nella mia mente i punti di unione di un gigantesco cerchio. Guardai in alto come per cercare di aggrapparmi al cielo: l’Universo, mondi da non finir mai, l’arazzo argenteo di Dio sul cielo notturno. E in quel momento trovai la soluzione all’enigma dell’infinito. Avevo sempre pensato nei limiti della mente umana, avevo ragionato sulla natura. L’esistenza ha principio e fine nel pensiero umano, non nella natura. Sciogliersi, diventare il nulla, le mie paure svanivano, e venivano a sostituirle l’accettazione. La vasta maestà del creato doveva avere un significato, un significato che io dovevo darle. Sì. Più piccolo del più piccolo avevo un significato anch’io. Giunti a Dio non vi è il nulla: io esisto ancora".
prima di questo gioiello avevo visto, con il medesimo godimento di tutte le occasioni precedenti, about a boy, diretto da due fratelli dal talento sprecato, anche questo tratto da un romanzo, dicono celebre.
il soggetto è l'inaspettata amicizia di un uomo di 35 anni, superficiale e benestante per grazia ricevuta, con un ragazzino di 12, gravato da madre hippy depressa.
prima di quello, sempre ieri, avevo visto blade runner: the final cut.
blade runner, in tutte le sue forme, appartiene a pieno diritto alla categoria dei film sopravvalutati.
agli artisti regolarmente piace dire che non guardano mai le loro opere. è una bugia, la cui pietosa causa è tuttavia comprensibile. nessuna opera d'arte resiste allo sguardo del suo autore. il romanzo non può finire. la pubblicazione equivale a una mutilazione. di qui il desiderio delle fiamme, o, nella declinazione deteriore, della revisione. queste versioni final cut/director's cut sono commoventi ma inutili.
ora, nella versione "definitiva" il regista ha tolto del tutto la voce off, presentissima nella prima edizione. mentre lo guardavo ho detto giusto la voce off è davvero pesante, dovrebbero eliminarla sempre. poi ho visto about a boy che mi ha messo subito a tacere, così imparo.
per me i film perfetti sono quelli che riesco a rivedere decine di volte in tutta serenità, senza alzate di sopracciglia o improvvisi sbadigli. di questa nobile classe fa parte about a boy.
il ragazzino (nicholas hoult) è dolcissimo, hugh grant bravissimo, la sceneggiatura molto divertente. tutto è calibrato, tutto è al suo posto.
a me piacerebbe essere amico di un ragazzino. sono convinto che, tra una partita a pes e l'altra, saprebbe insegnarmi tante cose. credo che, come era abitudine antica, giunti intorno ai 40 dovremmo adottare dei giovani virgulti, ovvero farci adottare.
stasera invece c'era fargo, che come tutti mostrano di sapere è un capolavoro.
al suo fianco, in contemporanea, c'era malice - il sospetto. il confronto rivelava la differenza di approccio verso il mezzo meccanico. al servizio della storia nel secondo caso, consustanziale all'opera nel primo.
venerdì 2 gennaio 2009
about a boy
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10 commenti:
E' vero! About a boy è un film che non ci si stanca mai di vedere...
Non è male "About a boy", ma Blade Runner (la prima e unica versione...almeno per me) rimangono su altri piani sopraelevati (e non sopravvalutati), così come Fargo.
Caro Pim, in questa tuo rendez vous cinematografico ti (ri)consiglio una seconda chance ad "American Beauty"
american beauty è un film stronzo.
un film perfettamente girato e ben scritto, accattivante e sornione, che pretende però di farti credere che la cosa più bella del mondo sia il sacchetto dell'esselunga che volteggia tra i refoli.
e siccome il regista è uno che non ci crede per niente, nel sacchetto, mi girano un po' le palle.
la lezione di minimalismo zen dettata dal giovane ambiziosetto hollywoodiano non mi piace, mettiamola così.
quanto a blade runner, è un film che in un certo momento della vita te lo fa venire duro con quelle atmosfere crepuscolari, il profumo di morte, la decadenza del tutto, la pioggia incessante, il conflitto virile sui tetti.
poi, meno.
sarà una questione di età. come per l'hip hop.
Il sacchetto è una metafora caro Pim...o meglio una parte per il tutto (sineddoche se non ricordo male ma potrei anche sbagliare) ed è curioso che sia un comunissimo sacchetto Esselunga a farti aprire gli occhi...gli darei una seconda possibilità.
Quanto a Blade Runner attendo (spero invano) il momento del declino, ma all'hip hop proprio non ho mai dato speranze.
una metafora di che cosa?
Mendes è un subdolo dal momento che può sembrare che il finale sia positivo, liberatorio...ma in realtà c'è una vena di cinismo ed il regista è come se si divertisse a prendere in giro lo spettatore perchè come "parte per il tutto" della bellezza mostra un sacchetto mosso dal vento, emblema del "nulla".
esatto. il regista prende in giro lo spettatore. e secondo me non è una cosa buona.
soprattutto se sei bravo.
Della questione non se ne verrà mai a capo...ma Mendes è bravo (anche troppo).
Non scherziamo, about a boy è gradevole ma deciasamente banale, mentre american beaty è geniale (d'accordo con br1) per averci detto quello che spesso non vogliamo accettare..
Visto ieri sera -Tutto o niente- di Mike Leigh. Anche il minimalismo e il richiamo alle realta' essenziali possono essere celebrati senza essere troppo patinati. American Beauty e' un film ben fatto, ma un po' plasticato lo e' sicuramente...
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