alla fine del bellissimo "baci rubati" un uomo, fino a quel momento misterioso, si avvicina alla protagonista femminile e le dice: "scelga me, io sono definitivo".
chissà se anche nel resto del mondo la parola "precariato" ha un significato intriso di disvalore come da noi.
in italia piace fare abuso di semantica.
precario è male. stabile è bene. perché?
io, ben felice di non essere cresciuto nel circolo gramsci sotto casa, lo so.
perché è un mondo di schiavi e di automi.
le persone non pensano, ripetono.
tutto è ripetizione, e mimesi.
non solo il lessico, il gesto. è il pensiero.
e non è solo il suv, la scarpa, la battuta di zelig. è anche il bio-tutto, l’eco-tutto, il natura-tutto.
disprezziamo l’uomo sullo yacht, ma l’anarchico, l’incendiatore mascherato di cassonetti, il graffitaro sono figure altrettanto patetiche. simulacri di libertà.
la repressione dell’individuo è già stata realizzata compiutamente.
ieri su sky trasmettevano la vita agra, tratto dal romanzo omonimo di bianciardi. il film, come sempre, non è all’altezza del romanzo. il protagonista a un certo punto si duole di aver firmato tre anni di cambiali per comprarsi la casa.
tre anni.
da noi ormai i trent’anni sono la normalità.
in giappone, mi diceva un amico, è normale stipulare mutui su tre generazioni.
il rapporto di lavoro a tempo indeterminato è la certezza della schiavitù. la busta paga è la porta per il paradiso. ci consente l’accesso rapido al credito, al consumo, alla morte.
da noi è normale pensare di indebitarsi per trent’anni per comprare un tetto senza il quale moriamo di freddo.
ecco, non dovrebbe essere normale.
lunedì 5 novembre 2007
la vita agra
scoreggiato da pim alle ore 12:51
Etichette: letteratura
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4 commenti:
E' un punto di vista che mi piace.
L'altro punto di vista, che pure mi piace, è che senza un lavoro stabile moriamo di fame.
senza un lavoro, forse, moriamo di fame. e anche qui, ci sarebbe da dire (sul se e sul perché). in ogni caso la stabilità non deve per forza essere garantita a priori.
l'unica possibilità di essere liberi è essere indipendenti.
Vivere soli, essere in grado di procurarsi il necessario, essere capaci di rinunciare a ciò che non lo è o che non si è in grado di ottenere.
Più in generale siamo schiavi del vivere
hai ragione, come sempre.
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