scrivo questo post stanco delle sue lamentazioni per uscire alla luce.
sappiamo che il cibo, e ancor più le bevande che lo accompagnano e vi fanno da contorno, rappresentano un fatto culturale.
al di là della necessità di riempirsi la pancia, nei secoli cambiano abitudini, gusti, preparazioni, ingredienti.
il caffè nasce come bevanda della borghesia. nel diciassettesimo secolo i commercianti cominciano, grazie alle colonie, a importare spezie dai paesi d’oltremare, e scoprono il caffè.
il caffè è la bevanda delle transazioni commerciali.
i commercianti concludono i loro affari davanti a una tazza calda della "loro" bevanda in un locale che proprio dalla bevanda trarrà il suo nome comune.
la stessa borghesia che riprova oggi l’uso dell’oppio a fine pasto è la stessa che impose tre secoli fa la sua droga.
ora, io non bevo il caffè. non lo bevo non tanto perché non mi piace quanto perché mi fa stare male, malissimo.
quello che però vorrei fare capire è che chi beve il caffè compie un gesto rituale che non ha nulla a che vedere con il gusto, il sapore, l’eccitazione, la digestione, la carica energetica.
compie un gesto culturale, borghese, socialmente apprezzato in quanto condiviso, e appartenente a tutta una serie di gesti socialmente necessari.
ciò non vuol dire che il caffè non vada bevuto o che non sia buono, o che uno non ne possa bere quanti ne vuole.
l’importante, quando si beve il caffè, è che si riconosca, per quanto piacevole sia il risultato, di compiere un gesto indotto e quindi non del tutto volontario. un gesto sociale. tra qualche tempo sparirà e arriverà (o tornerà) qualcos’altro.
alla vostra.
mercoledì 7 novembre 2007
il caffè
scoreggiato da pim alle ore 16:32
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6 commenti:
Probabile. Eppure tu che non bevi caffè non puoi rimanere deluso da un pessimo caffè a fine pasto, né puoi sentirne la necessità dopo una libagione abbondante o insoddisfacente.
Né chi non ha mai fumato può sentire la mancanza della conseguente sigaretta: rito sociale anch'esso direi.
mi inviti a nozze.
certo, anche il fumo lo è. anche in misura maggiore. in più il fumo è non solo rito ma gesto, nel senso teatrale del termine.
io, pur avendo smesso di fumare, continuo a bere il caffè anche dopo pranzo (il terzo della giornata) perchè mi da la carica per continuare a stare sveglia fino a sera(davvero come una droga!)Ma da qualche tempo nel pomeriggio quando è inverno e comincia a fare freddo apprezzo anche una tazza di tè. Ne ho comprato uno verde, aromatizzato al melograno, è buonissimo. E poi adoro il tè matcha freddo servito con latte e panna.Insomma per me queste bevande rappresentano un momento di socialità quando al risveglio si prepara la tazzulella per tutta la famiglia, o di gradita solitudine quando al pomerigggio da sola mi sorseggio un buon tè non industriale....
anche io apprezzo il tè. mentre continuo a non capire questa cosa del caffè che fa stare svegli. mah.
Stupendo questo post! Per me che studio sociologia è davvero un trionfo sapere che qualcuno comprenda con cotanta semplicità la diffusione e l'affermazione dei processi culturali.
Vale la pena citare "Che cos’è la sociologia della cultura" di De Biasi, e "La realtà come costruzione sociale" di Berger e Luckmann.
sig., se non ci fossi tu a darmi un po' di fiducia... :)
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