una volta un mio amico, il professore, mi disse che lui faceva bene praticamente quasi tutto quello che faceva. io una cosa del genere non riuscirei mai a dirla, nemmeno lo so cosa significhi fare bene qualcosa. comunque lui la disse e mi è rimasta ben dentro la memoria. mi ricordo però che quando avevo vent'anni pensavo di sapere fare bene due cose: cantare e guidare. in realtà non sapevo fare bene né l'una né l'altra. adesso che non canto né guido meglio di allora lo so, ma adesso, come sempre.
è strana, la memoria. chissà perché ricordiamo un sacco di stronzate e non le cose che ci piacerebbe ricordare. la memoria fa un po' come vuole lei, almeno per me, che non ho letto niente di neuroscientifico e che scrivo cose da ignorantone ma in modo simpatico, che è sempre una presa per il culo ma è sempre meglio che mettersi il profumo sulle ascelle puzzolenti.
ho conosciuto due poeti nella mia vita. dico personalmente. in realtà sono tre, perché ho conosciuto anche una poetessa, che è stata pure mia cliente, la quale però scrive cose talmente orrende che non la considero nella categoria. la mia categoria poeti non comprende quelli che vanno a capo, ma quelli che scrivono poesie. e quindi restano due.
uno si chiamava Riccardo Bonavita, ed è morto tanti anni fa. si è suicidato. era un mio compagno di classe al liceo, e per fortuna siamo rimasti amici anche dopo. era uno non comune. avrebbe potuto fare tante cose, e invece, dopo un paio di pubblicazioni (l'ultima un volume sulla letteratura italiana dell'ottocento, il Mulino), se n'è andato. i suoi amici comunisti si sono affrettati a scrivere commossi e dolenti saluti. il problema è che il suo essere comunista, il modo in cui pensava che si dovesse essere comunisti - perché, come dice Fortini, la lotta per il comunismo è il comunismo - non ha contribuito a tenerlo al mondo. anzi. quando l'ho conosciuto io andava in barca, votava l'estrema destra, metteva l'henri lloyd (quando lo mettevano solo i velisti). quando andò a studiare a bologna e pensò di essere dalla parte dei giusti diventò un po' più testa di cazzo di prima, ma per me era sempre lui, destra o sinistra, cosa che lui faceva fatica a capire.
l'altro è DOM, e ha scritto tante poesie, alcune delle quali bellissime (un aggettivo che non si dovrebbe mai usare quando si parla di poesia, ma siccome io di poesia non capisco niente posso permettermi l'ottusa arroganza di usarlo, cioè per me la poesia e la prosa sono due cose che non vanno d'accordo, c'entrano poco l'una con l'altra, come il dolce e il salato, anche se ci sono stati grandi poeti che hanno scritto prose sublimi, come Leopardi, ma Leopardi è Leopardi e per il resto io faccio fatica con la poesia e spesso gli autori in prosa che venero, come Borges, quando si mettono a scrivere in versi mi piacciono meno, ma lo so che è un problema mio)
alcune poesie di DOM sono leggibili da questo blog, cliccando su uno dei quattro collegamenti a fianco. ma ne ha scritte molte di più, e lui per me è uno che dovrebbe essere pubblicato, pubblicato da una casa editrice seria. DOM è un poeta, tra tanti che non lo sono.
per fortuna DOM non si è ammazzato. ci ha pensato troppo e troppo ne ha parlato, per avere poi il coraggio di farlo. Riccardo non ne ha parlato con nessuno e, come tutti i suicidi, un bel giorno di punto in bianco l'ha fatto, lasciandoci come dei poveri stronzi a bocca aperta, con i nostri sensi di colpa e soprattutto senza di lui, cazzo di budda.
chissà se è meglio conoscerli, i poeti.
DOM mi ha parlato di un racconto autobiografico, commovente, di Bukowski in cui egli racconta della sua amicizia con John Fante. sto per leggerlo. potrei leggerlo prima di pubblicare il post, così avrei qualcosa di meglio da dire. lo leggerò dopo.
i poeti spesso non sono brave persone, almeno nel senso che normalmente attribuiamo al concetto. sono per i cazzi loro. magari sono dei puzzoni, magari sono egoisti e spietati. chi se ne frega. meglio i poeti di tutti gli altri. chi se ne frega se sparano. chi se ne frega se sono antisemiti, chi se ne frega se odiano o disprezzano. chi se ne frega se lavano il pavimento. chi se ne frega se pagano le tasse. chi se ne frega che cosa fanno.
non sono eroi, i poeti. sono esseri umani sgangherati e afflitti. sono umanacci. eroi sono i padri di famiglia, che crescono i figli e stanno con le mogli, che tornano a casa e non fanno mai cazzate.
io amo gli eroi e i poeti.
amo gli eroi, i poeti e i re.
spero di essere in grado di comprare sempre un panino a chi me lo chiede. spero un giorno un poeta, un eroe o un re chieda la mia mano, il mio collo o la mia schiena perché ne ha bisogno. almeno qualcosa di buono avrò fatto, prima del riposo definitivo.
domenica 11 agosto 2013
poeti
scoreggiato da pim alle ore 02:38
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