domenica 18 agosto 2013

il formidabile rafa

il brutto esiste, lo sappiamo e lo vediamo tutti i giorni.

ma nello sport si vede meno. o si dovrebbe veder meno, ove esistesse una dimensione del dover essere. 
di solito uno che corre piano non vince una gara di corsa, e mi perdoni Zenone.
così come uno che non sa guidare non vince il mondiale di formula uno. 
anche nelle olimpiadi degli handicappati vince l'handicappato più bravo.

invece succede che uno che non sa giocare a tennis si candida a diventare il più grande tennista di tutti i tempi.

sto parlando del grande rafael nadal, rafa per gli amici, già numero uno del mondo.

il quale, con ogni evidenza, non sa giocare a tennis. basta guardarlo.
basta guardare come impugna la racchetta e si capisce subito tutto. 

il tennis e nadal sono due entità distinte e separatissime. non hanno nulla a che vedere l'uno con l'altro.

è un buzzurro, nadal, un orrendo buzzurro, e il tennis non lo merita.
gli sfugge completamente il senso profondo del gioco, ovvero l'ineffabile bellezza dell'incontro tra un'incordatura e una pallina, due oggetti che sono fatti per stare insieme, lasciarsi e tornare insieme, come due veri amanti. e il tennis è esattamente e squisitamente il privilegio di concedere a questi due amanti la possibilità di accarezzarsi, toccarsi, baciarsi.

il tennis non ha niente a che vedere con la forza fisica, con la violenza. ha a che vedere con la delicatezza, con la sensibilità, con la grazia. è uno sport mentale, non fisico. è una partita a scacchi mentre si fa l'amore. ovvero, fare l'amore scambiandosi a turno tenerezze attraverso una pallina.
il tennis, come la scherma, è uno sport per gentiluomini, non per taglialegna.
è la capacità di far godere la palla, non di umiliarla, e di godere insieme con la palla.
come in molti altri sport, la bravura di un giocatore di tennis sta nel far godere chi guarda così come chi gioca, e di far provare allo spettatore lo stesso brivido. quello che deve succedere, perché il tennis penetri profondamente nelle corde di chi guarda, è sentire, in quelle stesse corde, il tocco delle corde del piatto come fossero le dita di una mano. percepire la stessa onda. la racchetta è decisamente una metafora. metafora sublime, perché sostituire una mano con un'incordatura e un bacio con una palla rende non facile l'esercizio del trasferimento delle emozioni. ci vuole una certa classe.

per nadal invece il tennis è lo stupro della pallina, è il primato del muscolo e della rabbia, come un match a braccio di ferro. nadal è il silvester stallone del tennis. infatti fa le stesse facce che possiamo ammirare in quel capolavoro che è Over the top, film che sono certo egli amerà moltissimo.
nadal è il trionfo della palestra sulla tecnica. egli è l'assassino del tennis.
anche Borg, che fu il primo, si allenava moltissimo, ma vinse 5 Wimbledon seguendo il servizio a rete, cosa che nadal non ha mai fatto in tutta la sua vita. 

egli è concentratissimo dal primo all'ultimo punto. per lui non fa differenza rispondere sul 40-0 o servire sullo 0-40. non sorride mai, e non è mai sportivo. l'ultimo titolo al Roland Garros l'ha rubato grazie a un fallo di campo di Djokovic, drogato dall'eccessivo agonismo di quell'altro. mi ricordo un match a Wimbledon di tanti anni fa  in cui Vijay Amritraj, splendido tennista, fu scavalcato a rete dal pallonetto del suo avversario al termine di uno scambio delizioso e durissimo, e mentre la palla lo sorvolava disse, sorridendo: "it's yours". ecco, questo è il tennis.

io nadal non ce la faccio a guardarlo nemmeno un minuto. dopo pochi secondi mi viene da vomitare e cambio canale.
odio la sua faccia, le sue smorfie, i suoi vestiti, la sua grinta, il suo corpo, il suo disgustoso sudare.
odio il suo diritto e il suo rovescio (egli, ovviamente, non conosce l'esistenza della volée).
odio come si muove, come corre, come saltella, come si sistema le brache, odio vederlo al cambio di campo, e figuriamoci se ho mai resistito a vederlo innalzare uno qualsiasi dei suoi innumerevoli trofei.

lo odio talmente tanto che non riesco nemmeno a gioire di vederlo perdere, tanto mi è disgustosa la sua immagine. perfino quando perse la semifinale contro Tsonga all'Australian Open del 2008 non riuscii a sopportarlo che per un'oretta. anche se era bello vederlo arrancare a 4 metri dalla palla, dovetti infatti cambiare canale. lo stesso fui costretto a fare in occasione delle finali che perse contro Federer a Wimbledon, e così durante la finale dello US Open del 2011.

nadal è uno che se invece della racchetta gli dessero in mano una padella, sarebbe uguale. si metterebbe a due metri dalla linea di fondo e tirerebbe splendide padellate a destra e a manca.
eppure, mai si vedrà un violinista professionista brandire l'archetto come fosse una clava, scagliarlo con brutalità sulla tastiera e agire di strapazzo avanti e indietro sulle quattro corde, cercando di amputare lo strumento.

d'altra parte, non è nemmeno tutta colpa sua.
egli esiste perché qualcuno l'ha permesso.
che lo sport, tutto lo sport, si sia evoluto nel segno della forza fisica, è un fatto. tuttavia, alcune discipline possono ancora sfuggire. nella scherma, appunto, non vediamo fiorettisti che menano fendenti a due mani con spadoni medievali urlando "vamos!" a ogni piè sospinto.
se dessero in mano al nostro una racchetta di legno come quelle che si usavano fino a non molto tempo fa, con le quali ho imparato anche io, egli riuscirebbe sì a buttare la palla dall'altra parte, ma, con le sue doti tecniche, troverebbe forse collocazione nel tabellone del torneo sociale presso il centro tennis del sindacato portuali di maiorca.

il compianto DFW scrisse un amorevole libretto sull'emozione di veder giocare Roger Federer, che in effetti è (potremmo dire anche era) un signor giocatore. un giocatore la cui leggerezza sul campo eclissava anche la potenza, che certo non gli mancava. ognuno ha gli eroi del suo tempo. mio padre mi narrava di Rod Laver. per me ci fu sempre e solo John McEnroe, il cui idolo di ragazzino era proprio l'australiano.

domani, o oggi, nadal giocherà la finale del torneo di Cincinnati contro John Isner, un gigante americano col solito servizio-bomba. e allora mi tocca dire forza Isner, che con tutti i suoi difetti, e non son pochi, a nadal può consentire di portare la borsa.

tanto, nel mondo del brutto, lo sappiamo tutti chi vince.

1 commento:

W.B. ha detto...

Attualmente, nel "ranking" mondiale, R.N. è secondo con 8860 punti.
Vorrei ricordare che in inglese la parola "rank", oltre a voler dire (come sostantivo) "rango", "ceto sociale", vuole anche dire (come aggettivo) "putrido", "marcio".
Possiamo dunque affermare che R.N. sia secondo al mondo, nel putridume.