Alla fine sono andato a Lenzerheide, su suggerimento di una gentile impiegata del centro svizzero di piazza cavour. Bello, meta di turismo all swiss, molto costoso come quasi ovunque lassù. Ho ritrovato il silenzio su un alpeggio semisconosciuto, tra animali quasi di fantasia, e ho perduto il fiato in cima al Rothorn. E' il terzo anno consecutivo: due giorni di svizzera. Mi sono svegliato all'alba, nell'odore del fieno. Un vecchio portava un recipiente per il latte che avrebbe munto e poi trasferito sul banco della nostra colazione. Sono sceso sul terrazzo, vergognandomi del pretesto di una sigaretta, per dire a me stesso parole senza senso, tra belati, nitriti e muggiti. Ho giocato a pallone con un ruvido bimbo tedesco senza un dente. Ho sollevato, con un medico, una signora novantunenne caduta durante una passeggiata in discesa. Ho conosciuto la proprietaria di un albergo, già nota esercente in articoli sportivi in St. Moritz, che a causa (pare) di un caffé si era fatta la cacca nei calzoni (bianchi). Ho visitato la chiesa di Zillis, il cui soffitto, comunque la si pensi, merita di essere ricordato. Ho preso un frappé alla vaniglia in un albergo che è anche un centro di osservazione dei capricorni, cioè degli stambecchi. Ho guardato gli occhi e la bocca di mio figlio di fronte alla sua prima funivia, e a bordo del suo primo canotto a remi. Ho preso contatto con il romancio. Le persone sono molto gentili, ma mangiano alle sei di sera.
martedì 14 agosto 2012
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