una famiglia di contadini miserabili. la madre muore. padre e cinque figli decidono di trasportare la bara su un carretto fino a un paese un po' distante e seppellirla là, ove, dicono, lei avrebbe voluto.
è il secondo libro che leggo di faulkner. bellissimo.
la grandezza non sta nella tecnica narrativa, comunque straordinaria (ancora di più se consideriamo anche il come, il dove e il quando).
sta nella terra, nelle assi della bara, nel sole, nel calore, nel fiume, nel cavallo.
sta nel sudore di cash con la gamba spezzata, nell'odio di mamma per i bambini, nel piede nudo della ragazza, nel pesce pieno di terra, nel mulo che affoga.
sta nel mondo senza speranza, mondo di destini obbligati, di esseri umani impotenti, inutili, penosi. sta nel pensiero piccolo, nella gioia del niente, nella volontà stolta.
faulkner, come ogni artista, crea personaggi troppo belli per essere veri.
ma come la terra è terra e il fiume fiume, la mediocrità della verità emerge in tutta la sua forza.
a scriverla così, sembra la recensione di un romanzo verista.
non è così. c'è qualcosa in più.
c'è la bellezza.
lunedì 18 febbraio 2008
mentre morivo
scoreggiato da pim alle ore 00:05
Etichette: letteratura
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