sono fotografie.
la fotografia, con la quale l’uomo riesce finalmente a cogliere, a capire se stesso, è gesto ad un tempo sublime e lugubre.
il cinema è barbaro, a questa stregua, perché si prende gioco di noi e della persistenza retinica.
essere, sappiamo, è stare fuori dal tempo.
ciò che è, è.
ma anche noi, anche noi siamo coloro che siamo.
anche noi.
“l'essere è ingenerato e imperituro, tutto intero, unico, immobile e senza fine”
(Parmenide, Sulla natura, 28, 8)
le forme dell’arte, per esempio.
sembra essere un passo, una progressione, una novità, una scoperta, una invenzione, un concetto, un guizzo.
non è nulla di tutto questo.
non esiste l’idea, non esiste il nuovo.
è una fotografia.
un uomo dipinse una madonna con bambino, un altro una battaglia, un altro ancora una chiesa e un santo. un altro uomo spruzzò vernice a terra, un altro dipinse una scatola di legumi.
non fu “un” uomo a inventare il fuoco, o la ruota, o la macchina a vapore, o il telegrafo.
né alcuno inventò la teoria della relatività.
essa è sempre esistita, come il fuoco, la ruota, la madonna col bambino e la zuppa di legumi. e il resto che saremo costretti a vedere.
dalla prigione dell’esistenza, qui, ora, in ogni tempo e in ogni luogo, sfugge solo ciò che non può essere fotografato.
la divina commedia, la nona sinfonia non appartengono al regno dell’arte, dell’assoluto, del sublime.
non appartengono all’uomo, condannato all’eternità, ma alla memoria.
esse non sono, muoiono.
per questo noi, poveri immortali, le amiamo.
mercoledì 18 novembre 2009
fotografie
scoreggiato da pim alle ore 18:55
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
7 commenti:
Il discorso non regge. Suggestivo, ma non regge.
E' strettamente legato alla nostra natura e alla nostra esperienza della realtà. Parli di fotografia e di ciò che non può essere fotografato. Come se l'immanenza fosse il congelamento di un'istante. Una sequenza di fotografie. Ma questo visone sussiste solo perchè la nostra mente non riesce a concepire un congelamento dell'esitenza sull'asse del tempo. E' come se un punto su una retta cercasse di immaginare l'esistenza della retta stessa come qualcosa di immanente. E se l'esistenza non si congelasse su 4 dimensioni ma su n, non ci porterebbe dal nostro punto di vista alla libertà e all'indeterminazione?
Devo dire che Pim ha completamente ragione.
interessante il fatto che tu voglia ribaltare la realtà. è vero che una fotografia rende immortali dal punto di vista metafisico, ma l'uomo è pur sempre materialmente mortale, mentre l'umanità in senso generico, questa sì, è immortale (almeno per ora). ne consegue una memoria (intendo memoria di una civiltà) immortale, per cui opere immortali.
Sono d'accordo con il corsaro (a parte quando cita il visone, eheh) che scrive di un discorso troppo soggettivo-suggestivo.
l'uomo è immortale, in quanto essente. la canzone o il libro sono estremamente mortali, tanto che, in un libro, qualcuno fantasticò potessero divenire immortali con la memoria. muoiono presto, davanti ai nostri occhi, tanto che ci affrettiamo, giorno per giorno, a salvarli, i nostri poveri parti. sulla roccia, sulla pergamena, sulla carta, su nastro magnetico, su cd, su dvd, su blu ray, su...
patetico esercizio d'immortalità.
Il libro la canzone, sono essenti in quanto essente è la loro creazione. Si potrà perderne memoria allo stesso modo dello sconosciuto abitante delle foreste del paleolitico. Non esiste differenza tra le due cose. Se esiste l'uno esiste anche l'altro. Oppure entrambi non esistono.
Tutti, non importa quanto piccolo, ai loro occhi, hanno il proprio peso.......
Amberly quanto sei saggia ;)
la creazione dell'uomo è immaginaria. al di là della discussione se dal perfetto possa promanare l'imperfetto.
Posta un commento