lunedì 2 gennaio 2012

mosca

stava su una piastrella, rivolta pancia all'aria. morta.
cosa poteva mai trovare per vivere in uno studio legale? poco. ha volato tanto, ogni tanto si è riposata. ce l'ha messa tutta, probabilmente. chissà che idea di mondo aveva. un mondo che per quei giorni, ore, anni, è stato sterile, non ha fornito nulla. ha volato in giro per quel mondo che per lei si era fatto più piccino, più chiuso, più difficile. avrebbe potuto andarle meglio, una finestra socchiusa sarebbe bastata. a un certo punto ha smesso di cercare. si è attaccata al muro. ha capito. era così che doveva andare. poi è caduta senza accorgersene, e in un dato momento, sconosciuto, le ali hanno smesso di vibrare, gli occhi di guardare, le zampette di grattare. come le mie, un giorno, le tue.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non è tutto così scontato, Pim. E' vero che la mosca chiusa nella sua trappola assomiglia metaforicamente a tanti uomini contemporanei, ma perché dovrebbe somigliare a te, che hai compreso la possibilità di un'uscita? Perché a te, che in fondo sai che il problema è concentrarsi sull'entusiasmo di continuare a cercare e riconoscere la finestra aperta? Perché a te che addirittura non hai bisogno di finestre per liberarti e vivere, e che sai esistere una strada di piccoli segni che aprono a poco a poco le prigioni interiori? A te che sai superare l'asfissia nella poesia, le meschinità nella giustizia, i dolori dei grandi negli occhi dei più piccoli? A te che sai attendere per gustare, a te che intuisci l'ironia nelle cose per demolire il sarcasmo nelle persone?

Mi piace pensare tuttavia che tu abbia ragione, e che la questione più autentica sia ancora più a monte e riguardi proprio la mosca. Secondo me, se ci pensi bene, lei ha trovato ciò che cercava, e chissà quale imperscrutabile sensazione animale le ha ottenuto un obbiettivo così grande rispetto a quello di molte sue consimili, spinte solo a realizzare la sopravvivenza. Sì, Pim, la mosca è morta per te.

Paolo