mercoledì 24 agosto 2011

teorema di dominicus

al mondo ci sono persone semplici e persone complesse.
le persone semplici amano persone semplici o persone complesse. le persone complesse sanno amare solo persone complesse. che sono rare.

7 commenti:

W.B. ha detto...

Correzione al teorema di Dominicus: le persone complesse non sono in grado di amare nessuno.

Anonimo ha detto...

Cerchiamo dunque di rimanere semplici nella disposizione d'animo, senza privarci della bellezza della complessità, che è anche un'inclinazione e una missione scritta nelle qualità individuali.

Anche in questo caso si tratta di un problema di metodo...

Paolo

Anonimo ha detto...

In aggiunta a quanto sopra e rammentando l'insegnamento di Doppiovubi a cercare di essere sempre chiaro e paradigmatico: credo che il film "Il postino" contenga un piccolo e valido esempio di come un rapporto tra persone dotate di diversi talenti, età ed esperienze possa essere proficuo, paritetico e realmente d'amore, senza sciupare nulla delle differenze.

Paolo

pim ha detto...

signori, qui non si sta parlando (sono io che lo decido) di amore fra gli uomini, ma di amore tra uomo e donna, o tra uomo e uomo o tra donna e donna, purchè ci sia di mezzo il sesso, ovvero si sta parlando di relazioni amorose, per dirla alla susanna.

orbene, nel campo che ho testè delimitato, è possibile che abbia ragione WB.

il che non esclude l'argomento, valido, di P., al quale aggiungo quanto segue: nel campo delle relazioni umane (in senso ampio), non esiste uomo, a mio parere, che non possa insegnare qualcosa a un altro uomo, ciò che è, se permettete, un fatto meraviglioso.
non solo: è possibilissimo che molti uomini, semplici o complessi, si scambino e diano e ricevano e coltivino e imparino amore gli uni dagli altri, a prescindere da qualsiasi differenza tra essi.

il postino mi piacque, l'unica volta che lo vidi. l'operazione era destinata al successo, dato il protagonista, e col supporto di una storia solida. trovai abbastanza squallido il finale, con i poliziottoni fascisti che picchiano il povero terrunciello ignorante dal cuore toro. un finale da film italiano, alla soldini, con le ruspe dell'ultradestra che spazzano via i valorosi campi rom.

a casa mia scrivo quello che voglio io.

Anonimo ha detto...

Apprendo la restrizione, e mi dolgo per essere involontariamente uscito dal tema caro a Pim sulla sua pagina personale.

D'altra parte, trattandosi di relazione uomo-donna, diventano giustificabili anche le affermazioni di Dominicus, oltre che quelle di Doppiovubi.

E non mi pare il caso di ridurre il tema all'edulcorazione fumettistica. Il rapporto uomo-donna è per sua natura non lieve; è anzi un mettersi in gioco nello scontro o, come direbbe la Genesi, un "neghed" (E. De Luca lo traduce con la valida espressione "avanti e contro").

Poiché è in grado di muovere complessivamente la persona sulla strada della propria realizzazione, in questo discorso la sessualità è determinante, anche in funzione del tema della complessità/semplicità.

Non è un caso che coloro che tendono a ridurre il rapporto a elementi parziali, e non solo in tema di sessualità, compiono un atto da persone complesse e non si mettono nella condizione di amare.

L'essere semplici, in questo caso, è l'azione verso la controparte dell'altro sesso nel limite di quegli aspetti che si conoscono di sé in grado di fare del bene. Pura onestà. E in quel limite, - per cui occorre tener conto delle proprie debolezze, attitudini all'alterità, inclinazioni ai disordini, responsabilità verso le conseguenze dei propri legami - fare tutto. Insomma, si tratta di semplicità d'animo di fronte a un rapporto che è complesso per ciò che implica, volenti o nolenti.

A dire il vero, questa semplicità è molto difficile da esprimere, perché necessita anzitutto di amore per se stessi, per il valore dei gesti, coscienza della propria povertà. E inoltre capacità di perdonare e farsi perdonare. Chi lo fa, tuttavia, guadagna a volte molto di più con uno sguardo che con tanti altri gesti utili solo ad arricchire il proprio ego.

Paolo

pim ha detto...

la prima volta che mi dichiaro d'accordo con Paolo, Paolo mi deride. ma io ripeto, e vieppiù mi dichiaro, d'accordo con lui, anzi con Te, anche alla luce delle tue ultime riflessioni.
le persone complesse cercano persone complesse e non sono in grado, a mio parere, di avere che rapporti complessi, ciò che non ha nulla a che vedere col conflitto, beninteso.

parlando di metodo, complessità non vuol dire necessariamente riduzionismo o olismo.

non credo, per altro verso, che amare se stessi sia la base per amare l'altro. credo di essere e di dare, o aver dato testimonianza (modesta, sia ben chiaro) di ciò. però desidero tanto che qualcuno mi dimostri il contrario.

come dice woody allen (io e annie) "uno può essere coltissimo e non afferrare la realtà oggettiva", ovvero, in altre parole, una persona complessa può senz'altro compiere, nella tua splendida accezione, gesti "semplici".

il problema non è il mittente, ma il destinatario, se mi passate la metafora postelegrafonica.

uno può "amare" perfettamente, nell'accezione paoliana, e vedere ogni suo gesto codificato.

accade tutti i giorni, a tutti.

vedete, vedi, anche l'amore, o qualsiasi cosa sia, è un problema di linguaggio. se parliamo secondo lo stesso codice, bastano un uno e uno zero.

diversamente, come nella realtà oggettiva, non bastano tutti i numeri del mondo, e tutto il tempo.

Anonimo ha detto...

Pim, mi risulta assai difficile deridere qualcuno, ancor più una stimatissima e sensibile persona. Mi scuso nuovamente se avessi scritto qualcosa di troppo, anche se forse "deridere" non era il termine più adatto a ciò che volevasi esprimere.

Tra i miei molti difetti su cui amo lavorare vi è anche quello, a volte, di non intercettare i punti favoriti nel prosieguo del dialogo. Ci vuole pazienza e un anticipo di simpatia, e Ti ringrazio a tal proposito per la concessione assai generosa.

Sul metodo, il contrario di riduzionismo non è olismo, altrimenti ci limiteremmo ad un atteggiamento solo di tipo conoscitivo ed esperienziale su questioni che hanno a che vedere anche con altri aspetti esistenziali. Invece, penso senza mezzi termini a un problema morale, cioè di umiltà verso la presenza dell'altra persona, che implica anche una disciplina della propria disponibilità.

Nel rapporto tra uomo e donna questa umiltà è per sua natura portata ad uno scontro non in senso conflittuale degenerativo, al contrario perfezionativo. La donna ha una valenza antropologica capace di far emergere la bellezza della nostra peculiare unicità sessuata e viceversa. Ma non è il solo rapporto capace di ciò.

D'altra parte, ciò che dici in merito alla destinazione delle nostre fatiche è reale: se non vengono accolte, se non ci si monda a vicenda nello slancio del dare e dell'accogliere si trovano ferite grandi sulla strada, equivalenti a incomprensioni, valevoli sia per gli affetti, che per le amicizie, promiscue o non.

Tuttavia, si può andare oltre. E' vero che se non si è accolti automaticamente si è codificati, è anche vero però che la ferita può purificare. Il valore dell'amico è tale perché per primo lui lo è (anzi "io lo sono"), tutto sopporta, tutto sostiene, tutto perdona. L'amico non ha aspettative, neanche di graificazione, fa il giusto e sa assumere sulle spalle il dolore del rifiuto, anche temendolo.

Se si riuscisse a non chiudere nella solitudine il proprio grido, se si considerasse che ogni cosa data e non compresa apre porte a slanci diversi, alla pazienza, al fervore per altre intimità, allora nulla sarebbe perduto.

Questo, d'altra parte, si chiama amare se stessi per essere pronti ad amare gli altri. E credo, Pim, tu (come tutti) dia dimostrazione di amore ogni qual volta ti soffermi sulla grandezza di momenti irripetibili, pur riconoscendo le debolezze e le ferite che le circondano, per farne argomento di una tua presenza consapevole e migliore.

Posso dire che mi sono nutrito, in silenzio, di alcuni pensieri presenti in questo blog consumati in questo buono e onesto tentativo, e te ne sono molto grato.

Paolo