lunedì 22 febbraio 2010

ci sono perché senti il mio corpo accanto al tuo
e ti basta per il sonno

ma io ho paura anche di accarezzarti
e talvolta, mentre dormi, quasi vergogna, imbarazzo di guardarti

al cospetto di dio nessuno ha il coraggio di parlare.

venerdì 12 febbraio 2010

lui

domenica 7 febbraio 2010

eclissi totale del cuore

tutti quelli che massacrano la famiglia, il giorno prima sono andati in ufficio, hanno portato la bimba a scuola, hanno chiacchierato coi colleghi, hanno fatto la spesa, soppesando, valutando se fosse più conveniente l'una o l'altra marca, se preparare il risotto o lo spezzatino.

tutti quelli che massacrano la famiglia l'hanno fatto perchè il giorno prima, e tanti giorni prima di quello, hanno dovuto salutare il portiere, l'edicolante, il vicino di casa, mentre quel giorno hanno capito che non ce l'avrebbero fatta, e che non era giusto far vivere alle persone che amavano lo stesso strazio.

le vite di tutte queste persone, come accade sempre, a volte sono state salvate dal caso. una mano inattesa di una persona inattesa su una spalla, una canzone qualunque, un bel film in televisione.

se passa l'attimo, magari non ne arriva un altro.

c'è una cosa peggiore del non riuscire a comunicare, ed è pensare di essere costretti a farlo.

ma nessuno riesce mai a dire e fare quello che pensa, ed è obbligato per tutta la sua vita a fingere, finché alcuni si abituano e la cosa non fa loro più alcuna impressione, altri vanno nei matti.

tu, perché mi saluti? cosa ti porta a sorridermi? perché credi che sia giusto farlo? perché ti senti in dovere di sorridermi? scommetto che in casa hai libri che parlano di armonia, felicità interiore, percorso spirituale, lezioni di qualcuno che ha trovato la via e te la vuole rivelare. perché li leggi, questi libri? pensi di trovarci la risposta ai tuoi patimenti? scommetto che vai alla mostra di magritte, come tutti. ti metti in coda per vedere i capolavori dell'arte. e la sera fai la parte del papà, o della mamma.
le cose le sai da solo. ma non le vuoi vedere.

il filosofo si interroga sul senso del dolore. domanda

saluti l'edicolante e parli della partita. lui fa la parte del milanista, tu dell'interista, le solite battute, il fuorigioco, la campagna acquisti. saluti il collega e parli del lavoro, le solite lamentele, le frasi fatte, che lavoro di merda, d'altra parte è così, meglio fare l'idraulico, sempre di corsa, eh?, scusa sto scappando, salutami tutti. e al bar dove prendi il caffé? come ti comporti?

l'edicolante ha la moglie che sta male, e il figlio ha problemi a scuola.
il collega odia il suo lavoro, anche se crede di amarlo, si sente inadeguato verso tutto e tutti, pensa che la sua vita sia stata un inganno. avrebbe voluto studiare filosofia e si trova lì non sa perché.

alla fine ti trovi in un gruppo di preghiera, insieme a quelli che, proprio come te, vedono e parlano con la madonna.

mercoledì 3 febbraio 2010




un sogno

mi trovo in un villaggio turistico. c'è, da qualche parte, il mare, verosimilmente a strapiombo.
ho la consapevolezza di dover commettere un omicidio, un incarico che ho ricevuto non so da chi né perché.
la mia vittima è pierre arditi, che conosco solo per nome.

mentre gironzolo per il villaggio, lo vedo.
egli è seduto nella posizione del loto. sta meditando, in silenzio, su un divano, all'interno di un vasto locale luminoso, elegante. apprezzo le vetrate altissime su infissi in legno chiaro.

in qualche modo porto a termine il mandato. nel sogno stesso ho memoria di aver infilato un ago letale nella spalla di arditi.

a un certo punto mi sento seguito.
è lui, il mio ucciso, che mi segue. con calma, silenziosamente, senza fretta. io cammino e lui mi viene dietro come un'ombra. cammino senza meta e senza sosta per il villaggio, e lui dietro.
sento che ha voglia di parlarmi, forse desidera qualche spiegazione.

gliela negherò, tormentato per tutto il sogno, più che dal gesto, dal dubbio se il suo nome si scriva arditi o arditti.

martedì 2 febbraio 2010