martedì 24 giugno 2008

the weather man

è un film bellissimo, al di là dell'identificazione del sottoscritto col protagonista.
l'avevo visto per tre quarti almeno tre volte su sky, e ieri sono riuscito a vederlo per intero su canale 5.
non mi accadeva da anni di vedere un film su una rete diciamo terrestre, e in particolare su canale 5. alle tre stanotte ho rivisto anche santa maradona (film che ha fatto gridare al capolavoro alcuni critici), il quale è un poco meglio della gran parte dei film italiani (che sono tantissimi, se uno ci fa caso. in Italia siamo pieni di giovani registi. se uno guarda appuntamento al cinema scopre almeno dieci film italiani in un colpo solo) ma resta il solito filmaccio con attori scadenti (anita caprioli, insopportabile) attori sopravvalutati (il solito accorsi), scritto benino ma col consueto provincialismo, inesistente nel soggetto, deprimente sotto il profilo tecnico, privo di qualsivoglia sostanza nell'insieme.

ma io volevo dire di the weather man.

è scritto, benissimo, da steven conrad (che poi scriverà la ricerca della felicità, film che ho odiato: non si capisce perché uno debba andare a dormire nel cesso della stazione con il figlio di 5 anni nella speranza, un domani, di essere assunto da una finanziaria - e non si capisce perché dovremmo essere felici quando accade), diretto da gore verbinski (quello di the ring).
si svolge d'inverno. è un film che parla di un padre sfortunato, non molto dotato forse, ma diligente e speranzoso. un uomo sofferente, imperfetto, universalmente disistimato. un uomo che si sforza di essere adatto, non ce la fa, e allora compra dei vestiti alla figlia, scrive un pessimo romanzo, picchia l'insegnante del figlio, accetta un lavoro che disprezza e finalmente acquista un arco e si mette una faretra sulle spalle.

grande film.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Approvo.
Gran film.
Un ottima regia supportata da una notevole fotografia: mi sono rimaste impresse le onde semi-ghiacciate (passi il termine) che si muovono.
Sono la prima immagine del film.

In questo momento - poi - mi ricordo della scena del discorso del protagonista al "funerale da vivo" del padre.
Lui inizia a parlare seguendo il suo discorso ben studiato e la corrente va via lasciando tutto al buio.
Quando (dopo un bel pò) torna (cito) "...ecco che tutti si erano dimenticati che stavo parlando".
Davvero non male, ma triste.
Da rivedere.

Anonimo ha detto...

Sottoscrivo anch'io. Tutto.
P.s. Personalmente abuso del punto.

Anonimo ha detto...

abusar del punto non è peccato. è solo sintomo d'ansia. desiderio di prendere aria. ovvero sei esausto. devi fermarti spesso. tutto qui.