sapere dove andare.
mi piace osservare le persone che sanno dove andare.
in realtà non lo sanno, ma pensano di saperlo. il che non fa alcuna differenza.
una volta decisi di andare a bologna. persi il treno. ma volevo andare lo stesso. ero senza macchina. decisi di andare in moto.
era autunno, faceva freddo.
mi dissi io ci provo, se ho troppo freddo torno indietro.
partii verso le otto di sera.
il freddo si fece sentire presto. freddo e vento.
ci misi tre ore ad arrivare. il traguardo non arrivava mai.
dovetti fermarmi tre volte per scaldarmi nelle aree di servizio. parcheggiavo la moto ed entravo intirizzito negli autogrill, dove tante persone non avevano freddo, e ridevano e parlavano e compravano cose. e mi sembravano degli esseri superiori, loro che avevano la macchina, e potevano affrontare l’autostrada chiusi nell’abitacolo riscaldato. e io ero lì, con le mani che premevano la tazza di tè caldo, e i brividi, che pensavo che di lì e poco sarei ripartito, e mi mancavano ancora 150, 80, 70, 50 chilometri di freddo. e mentre guidavo cantavo nel casco, o urlavo, o straparlavo, o cercavo di non pensare a niente, o pensavo che all’arrivo sarei stato accolto da un abbraccio e da un bagno bollente, mentre il freddo mi schiacciava e mi spegneva. la notte stetti bene, fu una notte di febbri e perdite di coscienza.
il giorno dopo, alle sette del mattino, ripartii. mi ero fatto prestare una sciarpa e un paio di calzoni supplementari, ma non bastarono. dopo pochi chilometri fu di nuovo il freddo. feci tutto il viaggio di ritorno incollato ai camion, per sfruttare l’effetto scia e ripararmi. andavo a 80 all’ora. la sera avevo la febbre alta. di quell’esperienza mi ricordo di me stesso, che guardavo tutte quelle persone calde e mi sentivo minorato. anche io avevo la macchina, ma quel giorno no.
anche io avevo avuto, ma avevo perduto.
martedì 8 marzo 2011
la destinazione
scoreggiato da pim alle ore 16:42
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