domenica 5 aprile 2009

chi

ti piace essere pressato dagli eventi, spinto dalle circostanze.
ti piace l'ansia buona, la fretta cui non vuoi rinunciare, il sangue che pulsa, la corrente dentro il corpo.

e ti piace riflettere, pensare, analizzare, trovare risposte.
ti piace indagare, osservare.

fai un gran parlare.
ti piace comunicare, sempre e comunque, ascoltare, far entrare i pensieri dentro lo stomaco, il fegato.

ti piace correre, muoverti, andare, uscire, partire, dire, fare, costruire.

finché ti trovi a non sapere più niente, a non capire dove sei, chi sei, chi sono tutti, e sentire tanto freddo.

5 commenti:

Menciu56 ha detto...

Non potevi esprimere meglio quello che anche altri, se può farti piacere saperlo, provano in alcuni momenti di quiete dall'ormai indispensabile affanno quotidiano...

W.B. ha detto...

Caro Menciu56,

mi permetto di chiosare il tuo commento.
L'affanno quotidiano non è affatto 'indispensabile'.
Ti invito a riflettere sull'aggettivo che hai usato e sul motivo per cui l'hai fatto.
Cari saluti.
W.B.

Menciu56 ha detto...

L'aggettivo "indispensabile" sta proprio a significare che "non se ne può più fare a meno". Volevo appunto dire che alcune persone (e io tra queste)non riescono a rinunciare al loro affanno quotidiano, che è diventato una specie di droga. Perché quando cessa l'affanno, subentra una sorta di crisi di astinenza e ci si sente improvvisamente "persi" e come svuotati. Per mia fortuna, il mio personale "affanno" non si interrompe quasi mai...
Cari saluti anche a te.
M.

W.B. ha detto...

Temi dunque di rimanere senza alcun pensiero? L'aspirazione di ogni essere orientato spiritualmente è quella di placare l'ininterrotto flusso di pensieri nella mente, per raggiungere la quiete. Tu (scrivi "per fortuna") hai forse paura dell'assenza di ogni affanno? E' l'Io a sentirsi perso e svuotato, e questo è solo un bene, credo.
Cosa dici?
W.B.

Menciu56 ha detto...

Dico che, probabilmente, il timore più grande è di rimanere soli con se stessi...
Sono però d'accordo con te nel ritenere che la quiete della mente, la pace interiore rappresentano un grande traguardo, cui bisognerebbe tendere sempre, e nonostante tutto (interessante su questo argomento è un libercolo che parla della meditazione nell'azione...). Ma in un mondo dominato dalla frenesia (che è molto contagiosa), il "fermarsi" paradossalmente può essere fonte più di sofferenza che di gioia.