giovedì 7 agosto 2008

breve ma onesto autoritratto

quando bevo, mi verso la roba addosso.
quando mangio, mi sporco dappertutto.
mangio come una bestia. il più delle volte risulto disgustoso a chi ha l'avventura di dividere la mensa con me.
sono un gaffeur di prim'ordine. l'ansia, che visibilmente mi caratterizza, si riflette in ogni mia azione. parlo troppo, e a voce troppo alta.
parlo troppo velocemente, spesso mi mangio le parole o balbetto, a volte sputazzo.
inciampo nel parlare come nel camminare.
sono goffo nel gesto, inelegante nella postura.
spesso ho un'espressione da essere sottosviluppato, il viso prognato, il corpo leggermente ricurvo in avanti.
dall'età di sei anni porto gli occhiali, le cui lenti mi ingrandiscono gli occhi, in un contesto di per sé già non particolarmente delicato.
mi taglio i capelli da solo.
sono sovrappeso.
ho i piedi larghi.

mercoledì 6 agosto 2008

dal genio di chuck jones (e michael maltese)

i miei primi dieci

prima o poi doveva capitare.

1. intrigo internazionale
2. finalmente domenica
3. guerre stellari
4. broadway danny rose
5. la conversazione
6. barry lyndon
7. umberto d.
8. il testamento del mostro
9. la parola ai giurati
10. lo sport preferito dall'uomo

sabato 2 agosto 2008

un pezzo di una vita da sarta

alla fine degli anni '80 aldo biscardi assunse al processo due giovani giornalisti: silvio sarta e gianni cerqueti. il secondo, un romano lezioso, presuntuoso e ambizioso, ha fatto carriera. almeno lui crede così. il primo era vanesio e venne destinato permanentemente al moviolone. il sito ricorda con la giusta accuratezza il sarta: "Silvio Sarta viene riconfermato al Moviolone"; "Silvio Sarta sempre al Moviolone"; "conferma di Silvio Sarta al Moviolone", ma non il cerqueti. chissà perché.

dopo anni trascorsi ad ingoiare bile all'ombra del moviolone, immaginiamo il sarta una mattina d'estate sistemarsi i capelli, salire le scale, penetrare virilmente nell'ufficio di biscardi e pretendere un ruolo più adatto alle sue capacità. l'assenza del sarta dalle successive edizioni del processo ci suggerisce la risposta del biscardi.

qualche tempo fa mi venne fatto di pensare alla sorte di sarta. tutto sommato i suoi coetanei assunti in rai erano giunti ad occupare poltrone di peso.

l'ho rivisto stasera, sul canale 910 di sky (nostradamus), che ogni tanto manda in onda le trasmissioni di una rete privata di teramo, tv sei.

ebbene, il nostro conduceva spigliato una trasmissione da una specie di sala mensa di un ospizio femminile abruzzese. le pareti rivestite di pessimi quadri (forse dopo c'era una televendita), una trentina di sedie di plastica bianche da due lire, vuote per metà, una co-conduttrice bionda ma simpatica, un chitarrista scarso (che mio figlio ha immediatamente indicato come "uguale al nonno"- non si capisce come, visto che mio padre avrà almeno vent'anni di più, capelli decisamente più corti e non ha mai preso in mano una chitarra in vita sua - meraviglie dei bambini).

comunque, la cosa è così: davanti all'illustre platea sarta ha detto che i giornalisti di rai e mediaset non conoscono la "consecutio temporum", ha detto che la cina è un paese di cui non dovremmo essere amici per via del tibet e di altre cose poco nobili, ha raccontato una fiaba medievale, ha intervistato un assessore, ha elogiato il chitarrista e ha concluso intonando, tra due allegre vecchiette, alcune strofe della canzone "vita spericolata" di vasco rossi, col sottofondo stonato del suddetto chitarrista.

con tutto questo, nonostante l'incredibilità del tutto, mi ha fatto piacere rivederlo. alla fine, nonostante lo squallore del contesto e le sue esternazioni senza senso, mi è sembrato più vero lui, silvio sarta, di tanti altri.
e poi mi piace il suo prenome.

maledetto dialetto

son tutti lì a dire quant'è bello il dialetto. ah, la ricchezza del dialetto, guai a perdere il dialetto, dobbiamo riscoprire il dialetto, l'autentica cultura popolare sta nel dialetto, giù le mani dal dialetto, è il dialetto la vera lingua, eccetera eccetera.

bello sentire dire queste cose dagli attori impegnati, dagli scrittori, dai professori e perfino dai cantanti.

ecco, io penso che resteremo il paese del terzo mondo che siamo finché in Italia la lingua correntemente parlata dagli italiani continuerà ad essere lo stramaledetto dialetto.