la dentona la chiamiamo così perché ha i denti grossi e sporgenti. è brutta anche nel resto, e pure senza tette. è alta e sgraziata, e non molto simpatica, almeno col pubblico. però a U. le dentone piacciono. secondo me c'è questa commistione paura - desiderio di evirazione. è nota la mitologia della mandibola.
la vecchia deve il suo soprannome all'età. in realtà non è poi tanto vecchia, cioè avrà un sessant'anni, ma è molto più vecchia dei suoi colleghi. per quello è la vecchia. più o meno, forse per anzianità nel grado, comanda lei l'ufficio. è gentile, come può essere gentile una signora di sessant'anni che fa lo stesso lavoro da 40 chiusa in un ufficio.
la moglie di A.P. (che è un nostro amico e quindi ne scriviamo solo le iniziali) in realtà non lo è. le somiglia molto però. almeno secondo me, perché U. non l'ha mai vista, la vera moglie. è una che porta a casa lo stipendio senza grandi slanci, il classico impiegato comunale, placidamente intorpidito dalla burocrazia, un sonnambulo del cartellino. l'ironia le fa discretamente difetto.
l'aquilotto dovrebbe avere un altro soprannome perché ha sì un naso un po' a becco, ma non così tanto. è una figura a metà: un po' vicaria della vecchia (anche se dovrebbe essere solo la terza, in ordine gerarchico, ma si vede che è ambiziosa), un po' fuggevole. le piace far rispettare il silenzio all'interno della biblioteca. ciò tuttavia non basta a far destare curiosità antropologiche.
e infine borrellino, che di borrellino ha i baffi, la magrezza e basta. è abbastanza simpatico, ogni tanto si prova a sorridere. è diligente e ordinato. non ha ancora sentito che U. quando lo saluta lo chiama borrellino.
martedì 24 aprile 2012
la dentona, la vecchia, la moglie di A.P., l'aquilotto e borrellino
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domenica 22 aprile 2012
the hours
un capolavoro.
è chiaro che le persone sono libri, e i libri, persone. ci può toccare un personaggio oscuro, un brutto film, ma è quello che è. il destino avrà per noi almeno una buona battuta, una bella uscita di scena, una caduta rovinosa, una torta in faccia.
bello è essere libri. guardare in faccia la vita, conoscerla, amarla per quello che è, e alla fine, metterla da parte.
restano i momenti. e la felicità è il momento prima.
"To look life in the face. Always to look life in the face and to know it for what it is. At last to know it. To love it for what it is, and then, to put it away. Always the years between us. Always the years. Always the love. Always the hours."
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mercoledì 18 aprile 2012
povero nanni
ho visto il film habemus papam.
penoso il soggetto e il suo sviluppo
inesistente la regia (ma questo lo sapevamo)
ridicola la sceneggiatura (c'è, a peggiorare le cose, la mano di francesco piccolo)
peggio del solito la recitazione di moretti e della buy
pessima la fotografia
piccoli è bravo. ma piccoli è piccoli.
muore il papa. si riunisce il conclave. il nuovo papa, al momento di palesarsi sul balcone, ha una crisi e lascia suorine e papaboys in palpitante attesa. la procedura non si perfeziona. viene consultato un medico, che esclude malattie del corpo. viene chiamato il principe degli psicanalisti. dopo una prima seduta col paziente al cospetto dei cardinali, il papa con un guizzo (e una citazione di moretti che si cita addosso) si dilegua. vaga per roma in abiti borghesi. prende il bus. il cappuccino. consulta la exmoglie del principe, che gli somministra la sua diagnosi preferita (deficit da accudimento). nel frattempo i cardinali nascondono la fuga del papa e il principe è loro ostaggio, non potendo avere rapporti con l'esterno. il principe organizza un torneo di pallavolo tra cardinali, per macroaree di provenienza. i cardinali si divertono, le tuniche svolazzanti. il papa viene beccato mentre assiste a una rappresentazione di cechov, i cardinali penetrano in massa nel teatro e se lo portano via. a quel punto è costretto a rivestirsi da papa e presentarsi al balcone. alla folla commossa che lo vuole finalmente acclamare confessa di non sentirsi in grado di ricoprire il ruolo, e con queste parole si congeda. fine del film.
nanni moretti è toccato dalla grazia. qualsiasi cosa faccia è un evento. ogni suo film scatena discussioni, dibattiti, forum, speciali radiotelevisivi. quando esce un suo film l'italia non riesce a parlare d'altro. è lui la cultura italiana. ogni sua parola ha, a un dipresso, il crisma dell'evangelo. ogni sua parola è un concentrato di pensieri sublimi, mordaci, impertinenti, solenni. una parola che ne contiene cento, mille. nanni è l'eletto del cinema italiano. nemmeno antonioni ebbe questa sorte. ci prova ozpetek a imitarlo, e infatti consegue ottimi risultati, con il suo cinema di merda.
come si muove nanni, come parla nanni, come nuota nanni, come canta nanni, come ride nanni, come castiga nanni, come allude nanni, come conosce la storia del partito nanni, come s'indigna nanni, come calcia il pallone nanni. nessuno come lui.
ma il cinema di nanni è un cinema che più povero non si può. povero di mezzi, anche quando i mezzi ci sono. povero di tecnica, irrimediabilmente avviluppato nella nannitudine, sempre più clone di se stesso, sempre più al limite tra la farsa e lo sbadiglione. i personaggi principali sono un abbozzo, lasciato alla simpatia del pubblico (il papa è in crisi ma la sceneggiatura questa crisi la trascura completamente; lo psicanalista, ateo, si burla dei cardinali come il buffone di corte col sovrano (in realtà il vero "papa" è lui, è lui che dà ordini, è lui che impone le sue regole ai poveri prelati senza guida, talmente spersi da accettarle di buon grado; ed è il papa anche per lo spettatore - diafana la figura dell'eletto, carnosissima la sua); la exmoglie è una specie di fatina buona dell'ovest, idiota e insulsa); patetiche le caricature (l'attore cechoviano, i cardinali australiani).
nanni non sa fare il regista. non sa fare niente. non sa scrivere, non sa recitare, non sa emozionare, non sa mostrare. sa(peva) fare ridere. ma una volta finito il serbatoio delle nannate (la nutella, le scarpe, le regole, il partito, l'onestà intellettuale, il rigore morale, l'asse roma-milano) può solo mettere in moto la sua squadra di cialtroni sperando di darla a bere.
il bello è che ogni volta ci riesce.
scoreggiato da pim alle ore 19:12 5 commenti
Etichette: cinema
sabato 14 aprile 2012
piccolo e moderno
essere soli. sentirsi soli. avere voglia di star soli.
il cinema è finito. la letteratura è finita. la musica è finita. l'arte è finita. raccontarsi davanti a un computer.
questa cosa la voglio scrivere da tempo: l'unico libro che nessuno dovrebbe leggere mai è il diario del proprio padre.
il moderno è il piccolo. la ricerca del consenso. far ridere richiamando le normali disavventure del quotidiano, in cui ognuno si imbatte e si ritrova. il pensiero dell'uomo comune davanti a una situazione comune. captare la sensibilità dei tutti. tutti si soffiano il naso, vanno al supermercato, guardano la tv, si puliscono il sedere, conoscono il traffico, pestano la cacca, partecipano a cerimonie. tutti si riconoscono. far piangere raccontando i dolori di una ragazzina, le angosce di una donna separata, il lacerante dramma dell'abbandono, dello stupro, del sentirsi diversi, sbagliati, rifiutati, la lunga, dolorosa marcia verso l'accettazione di sè, e un bel mattino poter scostare le tende e vedere finalmente il sole, e fare colazione con la brioche, la meritata, fragrante brioche, dopo tanto patire, e prendersi cura di se stessi, accarezzarsi i piedi, prima così difficili da digerire, come quelle cicatrici, nel corpo e nell'anima. si percorre, si percorre il cammino, con fatica, per vedere la fine del tunnel, ritrovare l'amore, ritrovare la madre, ritrovare i figli, ritrovare la casa in cui si è cresciuti, imparare dagli altri, ascoltare, superare, costruire, cadere in basso e poi rialzarsi, crescere una famiglia portando in grembo il gravoso segreto, amare recando il pesante fardello, espiare, distruggere per trovare il senso pieno, lasciarsi andare, non giudicare più, imbattersi, credere nel destino, nei suoi lazzi e nelle nostre possibilità, ribaltare, conservare, accettare, scoprire, riscoprire. tornare bambini, recuperare lo stupore infantile, l'emozione della prima volta. le storie parallele. il vecchio racconta. il caso racconta. il mostro racconta.
perchè non sarò mai un regista. perché trovo insostenibile l'obbligo di dover arredare una scena. scegliere i libri che occupano lo scaffale, il colore del divano, la lampada, le pareti. un lavoro terribile. e non lo puoi fare fare a un altro, anche se non sei von sternberg.
la letteratura moderna sta in qualsiasi riga di 140 battute.
cosa puoi mettere sul pentagramma dopo monteverdi, corelli, vivaldi, bach, beethoven? e dopo i beatles?
una volta che c'è stato giotto, e velasquez, e van gogh, cosa puoi dipingere? niente. scagli la latta per terra. e qualche stronzo ti dice pure bravo. e dopo che hai fatto questo? monti delle impalcature di cartapesta e ci inchiodi foto di mucche colorate. e di nuovo qualcuno ti dice bravo. e poi.
puoi scrivere qualcosa dopo omero, dopo dante, dopo shakespeare, dopo dostoevskij, dopo borges? puoi scrivere infinite jest, ma poi, per forza, ti uccidi.
puoi fare un film dopo quarto potere, dopo orizzonti di gloria, dopo il testamento del dottor cordelier? puoi fare harry ti presento sally, la sottile linea rossa e pulp fiction, la cui sceneggiatura è la vetta degli ultimi 20 anni, così come bianca è il miglior film italiano degli ultimi trenta. voglio che tutti vedano i miei capezzoli. che cataloghino i miei nei. voglio che si parli del packaging della coca-cola. voglio scrivere una sceneggiatura in cui i protagonisti discutono se sia meglio la lattina da 33 cl nella forma snella o in quella tradizionale, voglio che ci si interroghi sulla scomparsa delle bottigliette di vetro, e sul perchè qualcuno ha deciso che la dose giusta per una buona bevuta dissetante deve consistere in 33 cl di liquido, e non 40, o 30. e da lì, al pacchetto di sigarette. perchè 20? perchè quasi tutti i fumatori fumano 20 sigarette al giorno? se il pacchetto fosse da 18, quante ne fumerebbero? voglio che si discuta sul fatto che simon le bon e tony hadley sono stati, seppur incarnando un tipo diverso di mascolinità, due sex symbol degli anni '80. che qualcuno introduca il concetto di john taylor, di steve norman e dei fratelli kemp. e di lì si scateni una baruffa intorno alle immense differenze che corrono tra i boyzone, i five, i new kids on the block, i backstreet boys, gli n'sync e i take that, senza risparmiare qualche pepata citazione.
voglio che si parli del fatto che gli attori dei film porno sono di bassa statura, così risaltano le forme. voglio intervistare rocco siffredi e chiedegli rocco, quando vieni in faccia a una delle tue attrici, cosa provi? cos'è, per te, l'eiaculazione? cosa rappresenta? è un simbolo di qualcosa? la donna della situazione, quando sta per ricevere il tuo succo, secondo te, in che situazione psicologica è? speranzosa? spaventata? insicura? come ti piace venire? in bocca, sugli occhi, sui capelli, sul naso, sulle tette? se l'attrice non vuole ingoiare, tu la forzi? cerchi di convincerla? quali strategie usi? è vero che alle tue partner riesci a far fare tutto ciò che vuoi? esistono donne frigide o solo maschi incapaci? pensi, facendo il tuo lavoro, di conoscere le donne? non credi di avere una visione quanto meno parziale della femminilità? pensi che avere il cazzo grosso e sapere che le donne lo sanno ti configuri come una sorta di oggetto curioso, da scoprire? pensi che quando una donna apparentemente distaccata ti sta intervistando o semplicemente sta scambiando due parole con te in realtà sta pensando al tuo uccello e sotto sotto vorrebbe provarlo? parlando onestamente, quando concedi un'intervista a una donna e fai le tue battute allusive e vedi che lei magari non risponde ma capisce, questo fatto conferma la tua considerazione di te stesso come uomo e come maschio? pensi di riuscire, a prescindere dalle dimensioni del tuo pene, a sedurre una donna che non verrebbe mai a letto con un pornoattore? dopo tanti anni, sei ancora convinto che le donne, tutte le donne, vogliano solo essere prese a schiaffi? pensi che la pornografia sia peggiorata col tempo?
il senso dello spazio nella città di oggi. interroghiamo gli architetti. l'uomo e la dimensione urbana. interroghiamo gli avvocati. la verità processuale e la verità sostanziale. la difficile missione dell'uomo di legge. il problema etico. il sacrosanto diritto di sciopero. il rispetto del codice deontologico. la revisione delle tariffe. liberalizzazioni sì, corporativismo no. il sacrosanto diritto di difesa. interroghiamo i magistrati. cosa l'ha spinta a scrivere questo romanzo? il poliziotto protagonista si rifà a qualche persona conosciuta dal vero? e l'avvocato? pensa di scriverne altri? l'esposizione mediatica la spaventa? pensa che sia dovere di un magistrato quello di esporsi e finanche di sovraesporsi quando la necessità lo richiede? pensa di candidarsi alle prossime elezioni?
lei che è prete, cosa ne pensa di questo scandalo della pedofilia? è vero che le chiese sono sempre più vuote? è vero che riscontrate una diminuzione delle vocazioni? sarebbe d'accordo su una riforma che prevedesse l'abolizione della promessa di castità? non sarebbe meglio se anche voi preti cattolici trovaste uno sfogo, all'interno per esempio di un regolare rapporto coniugale, a quello che tutto sommato è un bisogno fisiologico e comunque anche un atto d'amore? non è che stare tutto il tempo senza sfogarsi naturalmente crei alla lunga delle frustrazioni o peggio delle nevrosi che possono sfociare in comportamenti disordinati?
secondo lei, che è psicologo, perchè vince sempre il lato oscuro della forza?
scoreggiato da pim alle ore 03:55 1 commenti
estratti/ 5
se fai del male a un cinese ma non lo fai apposta, il cinese non dice niente e va avanti per la sua strada. questa è la grandezza dei cinesi. (devo ringraziare WB per avermi fatto notare questa cosa fondamentale)
il fiume, come il sangue, vuole scorrere.
ogni assassino, anche il più scalcinato, riceve, fin dal primo giorno al fresco, le sue brave lettere d'amore di donne sconosciute che si votano a lui incondizionatamente. la mia questione ontologica trova risposte tanto inaspettate quanto granitiche.
il "fondo" delle canzoni dei beatles. ticket to ride ha un fondo incredibile.
in che modo posso amare di più mio fratello?
mandando un sms del valore di un euro al bambino africano?
cosa può salvare il genere umano?
i cartoni animati.
il cinema di animazione in 3D è, a far tempo da toy story, la forma d'arte più elevata della cultura occidentale. con l'eccezione dei simpson, che, a mio parere, continuano a rappresentare la vetta.
toy story (I, II, III) è tuttavia una delle sottovette di questa sottoproduzione, produzione di secondo livello, cinema che campiona, che rimastica.
l'era glaciale (I, II, III) è mal disegnato, mal scritto e soprattutto non fa ridere. lo odio al massimo. lo odio quasi come i film con terence hill.
vado avanti.
cars è noioso e il protagonista è pure antipatico, non si salva.
monsters & co (incredibile la traduzione italiana, che ha americanizzato l'originale) è un capolavoro.
gli incredibili è patetico ma a tratti fa ridere. pessimo, come sempre, il doppiaggio di laura morante (quando doppia non le si vedono le tette: non si capisce perchè dobbiamo sentirne la voce)
shrek è un capolavoro. il 2 è molto divertente. il 3 è una mezza schifezza. il 4 è buono.
kung fu panda è un capolavoro. il 2 no.
madagascar uno e due sono così così.
ratatouille è un capolavoro
piovono polpette è divertente
wall-e doveva stare zitto
robots è melanconico
alla ricerca di nemo è bello. tralascio gli altri.
ci sono cose, e persone, che fanno ridere, e altre no.
ubriaco d'amore è un capolavoro.
il geometra mereghetti o chi per lui alza il soparacciglio perchè non si capisce come lei si innamori di lui. se le avesse portato fiori e cioccolatini avremmo avuto pretty woman, film tra i più brutti di sempre e con attori cani, per soprammercato. conforta la stupidità del critico. non si tratta di un giallo, monsieur. le vite degli altri è brutto per lo stesso motivo. ubriaco d'amore è invece bello proprio per questo. al cinema ci sono le storie d'amore. e ci sono perchè il film dura 90 minuti.
pare che mereghetti sia sposato con una mia compagna di classe del liceo. pare che abbiano due figli. la rete, sul punto, è nebulosa, reticente. la moglie del mereghetti è la prima ragazza di cui mi sono innamorato. avevo 15 anni. eravamo a una festa e mi capitò questa cosa, in un secondo. ero sul balcone della casa del mio amico D. e dissi a M. mi piace quella lì. lui disse anche a me. dopo poco tempo lui trovò una quattordicenne che gliela dava alla grande e gli faceva anche i pompini in tutti i luoghi possibili. una volta ci raccontò che era venuto otto volte in una sera. poi ho ascoltato anche di numeri superiori, da altri. la mia innamorata non mi corrispose mai. ebbe invece una storia tormentata col mio migliore amico, che un giorno mi telefonò e mi disse ti devo delle scuse. siamo amici ancora oggi.
puoi anche spegnere il telefono, ma non basta. perchè c'è sempre qualcuno che suona il clacson sotto le tue finestre, esattamente nel momento più emozionante. c'è una moto che passa, con la marmitta modificata. un camion. un cane che abbaia.
ma il silenzio esiste. io l'ho sentito, l'ho visto. in cima a un alpeggio, in svizzera, sopra il lago di brienz. il silenzio. non fui capace di affrontarlo, di farmi sopraffare da esso. scappai, come al solito.
ti metti lì con la chitarra ed esegui la tua versione della famosa canzone e la metti su youtube. e dopo un po' trovi i commenti di gente che ti dice bravo, bravissimo. qualsiasi cosa tu faccia, in qualsiasi modo tu la faccia, ci sarà qualcuno che ti farà dei complimenti sinceri. questo fatto in un primo momento mi ha rattristato, poi no.
non è tutto ugualmente importante. e non è tutto uguale.
tanti anni fa chattavo. era una malattia, una dipendenza. non uscivo più di casa e se per caso uscivo a una certa ora dovevo tornare a casa a farmi di internet e icq.
una sera incappai in una sconosciuta. mi parlò del grande, profondo messaggio contenuto nelle canzoni di max pezzali. era seria.
conobbi una pittrice. mai visti quadri più inquietanti in vita mia. donna estremamente stupida.
conobbi un'altra pittrice. donna molto intelligente.
conobbi, ma non incontrai mai, la vice-capo editore di una nota casa. il suo idolo era alessandro baricco.
dopo pochi giorni mi innamorai di una donna. ci scrivemmo per mesi. accettò di incontrarmi. fu la peggiore serata della mia vita. altre volte andò meglio. altre volte non molto. trovai sesso, amore, amicizia e anche niente di niente. e anche tutto il possibile. un po' come guardare nei cestini della spazzatura. magari ci rimedi il pranzo. magari un pezzo di merda.
io non ci credo che è tutto uguale.
il bello esiste, ma non tutti lo vedono.
alla fine, non sono poi tanti quelli che commettono azioni malvagie. la maggior parte delle persone si comporta bene. anzi, tende a comportarsi bene. la cosa meravigliosa è questa, degli esseri umani. la tensione verso il bene.
no in realtà le persone vivono nella morale grigia. non fanno nè bene nè male. non fanno niente. non migliorano. non crescono. comprano. viaggiano comprando. comprano viaggiando. si spostano come automi da un luogo all'altro senza motivo. come formiche, ma senza costrutto. le persone hanno smesso di cercare di dare un senso all'esistenza. comprano libri che spiegano perchè sono depressi. è come se tutti mangiassero solo budini al gusto di merda e poi comprassero libri per capire come mai esiste al mondo il problema dell'alito cattivo, con l'aggravante che leggere il libro sull'alito fa aumentare l'alito cattivo.
si baceranno sotto casa di lei. lui aspetterà che lei entri in casa e che si chiuda il portone dietro le sue spalle. passeggeranno sul lungomare e si diranno ti amo. aspetteranno l'alba sulla spiaggia. limoneranno al cinema. faranno l'amore sul letto matrimoniale dei genitori. si sposeranno. avranno dei figli. e poi cominceranno a odiarsi, a non sopportarsi più.
scoreggiato da pim alle ore 03:37 3 commenti
lunedì 9 aprile 2012
una cosa giusta che ho sentito oggi
"lo Stato le case dovrebbe darle ai cittadini, invece gliele porta via".
nota: speravo nel dittatore illuminato, mi sono ritrovato un ambizioso professorino di economia, liberista nel negare giustizia sociale, socialista nell'esazione; anch'egli, e molto presto, turpemente ossessionato dal messianismo.
più di tutto, trovo disgustosa la sua voce.
scoreggiato da pim alle ore 02:50 2 commenti
un sogno
un tale arriva a milano. ad attenderlo c'è la ex moglie. la quale, inaspettatamente, ha anch'essa un sacco di bagagli. i due vengono fatti salire sull'auto di un parente, o amico, che si offre di accompagnarli. il luogo di destinazione è un ristorante che si trova proprio di fronte al cimitero monumentale. si chiama ferri e caffè. lo trovano, ma è quello sbagliato. infatti, a ben leggere c'è scritto ferri e caffè 2. proseguono, e dopo pochi metri trovano quello giusto. curiosamente, anche questo si chiama ferri e caffè 2. il parente o amico arriva con l'auto fino all'ingresso, dove deve fermarsi per via di grossi vasi. si scopre che il locale è pieno, e c'è gente che aspetta, seduta su comodi moderni divani. il parente-amico non ha tempo da perdere e, avendo portato a termine il suo uffizio, si dilegua senza tanti complimenti. il nostro eroe ha una brillante idea: chiama al telefono il cugino della exmoglie, che sta a catania, pensando possa essergli di aiuto. il cugino risponde, ma sembra assonnato. in quel momento il nostro realizza che sono le 23.35, benché il sole sia ancora alto. si scusa con il cugino per averlo disturbato. il cugino lo congeda non senza una sorta di indispettito stupore.
si pone il problema di arrivare a casa. il taxi, la soluzione più rapida, è oneroso. restano i mezzi pubblici. il nostro e la exmoglie, armi e bagagli, giungono alla fermata (piazza cimitero monumentale angolo carlo farini). arriva il tram numero 9. non va bene, ma è sempre qualcosa, prima o poi si cambia, tanto ci avviciniamo, pensa il nostro. il tram rallenta, con le porte già aperte, e il tale sale in tutta fretta, esortando la exmoglie a seguirlo subito, anche perchè il tram pare non volersi fermare. ma la exmoglie si attarda e non riesce a salire. il nostro resta sul tram, occupato da variopinta umanità, pensando che la exmoglie prenda il successivo e si trovino dopo 3 o 4 fermate. invece no. quando il nostro scende, aspetta un bel po' ma non arriva nessuno. arriva, invece, un balordo a bordo di un'auto truccata. il balordo semina il panico tra le vie della città. non è dato capire quali intenzioni abbia. un ciclista straniero dietro di lui legge il numero di targa. il balordo si sporge dal finestrino e fa no con la mano, a voler dire non ci provare. anche il nostro eroe ha letto il numero di targa, ma non ne è sicuro. si ferma accanto a un'altra auto e chiede conferma. a quel punto tutti si rendono conto che il numero di targa rappresenta qualcos'altro. il ciclista infatti ha un pettorale, delle stesse forme della targa, che lo identifica quale partecipante a non si sa quale misteriosa competizione, alla quale misteriosamente partecipava anche il pirata.
si ripone il problema di tornare a casa. ma in quel momento si apprende, come si apprende nei sogni, che la exmoglie ha fatto un'altra strada e vi è giunta sana e salva. smarrito, il nostro eroe cade in un opaco deliquio.
scoreggiato da pim alle ore 02:34 2 commenti